Retelit, cordate contrapposte Libici e tedeschi contro Mincione
Due cordate si sfidano a colpi di azioni per il controllo di una piccola ma importante società di reti e telecomunicazioni italiana, Retelit, gruppo da 65,4 milioni di fatturato e 11,4 milioni di utile e 334 milioni di capitalizzazione di Borsa, che viene fuori da un turnaround durato tre anni e ora punta a crescere ancora eventualmente anche con acquisizioni. Ma chi condurrà le danze? Il 27 aprile due patti parasociali si confronteranno in assemblea: da un lato alcuni soci storici come i libici del Lybian Post Technology Company (attraverso il veicolo Bousval sca con il 14,37%) insieme con Shareholder Value Management (Svm), società tedesca con 3 miliardi in gestione che qui è advisor della società di gestione Axxion che ha il 9,9%. La cordata ieri ha ufficializzato l’accordo sul 24,3% del capitale e la presentazione della lista di nove consiglieri per il rinnovo del consiglio di amministrazione: è un accordo a sostegno dell’attuale management che quel turnaround ha portato avanti, dal ceo Federico Protto e al presidente Dario Pardi. Sull’altro fronte ci sono gli scalatori, una cordata che pesa per il 19,2% ed capitanata dal veicolo Fiber 4.0 spa controllato al 40% dal finanziere italo-britannico Raffaele Mincione (che contemporaneamente è impegnato anche sul fronte Carige). Mincione ha acquistato nei giorni scorsi l’8,97% da alcuni vecchi soci in uscita come Holger Van Den Heuvel (Selin spa, ora al 2,5% dal 9,6%) e la famiglia Borghi (Hbc spa, ora all’1,34%), che tre anni fa avevano sostenuto il consiglio uscente. Il patto prevede il voto comune in assemblea ed è attesa una lista alternativa per il board entro la scadenza del 2 aprile. Inevitabile una guerra di deleghe: Svm, che rivendica per la sua lista di consiglieri esperienze di m&a perché crede che Retelit deve agire da «polo aggregante», ha già incaricato il proxy advisor Georgeson.