Corriere della Sera

Scoppio al porto di Livorno Morti due operai

Livorno, due le vittime: stavano svuotando un serbatoio. Aperta un’inchiesta, la città in sciopero

- di Marco Gasperetti

Due operai sono morti, nel primo pomeriggio di ieri, al porto industrial­e a Nord di Livorno nell’esplosione di un deposito di acetato di etile che avevano appena svuotato. Le vittime, 52 e 25 anni, sono state scaraventa­te a decine di metri. A causare lo scoppio nel deposito costiero della ditta Neri sarebbe stata una sacca di gas che si è formata dopo lo svuotament­o del carburante. Evacuata l’area.

Un boato e il grande serbatoio, alto quasi venti metri, si è accartocci­ato come la lattina di un’improbabil­e bevanda. Poi si è piegato verso destra e ha urtato altri depositi pieni di carburante. Era vuoto e nella sciagura è stata una fortuna, perché se ci fosse stato un grosso incendio in quel tratto del porto industrial­e di Livorno adibito allo stoccaggio di carburanti e solventi, sarebbe potuta accadere una catastrofe. L’esplosione ha ucciso due operai: un ragazzo livornese di 25 anni, Lorenzo Mazzoni e un padre di quattro figli, Nunzio Viola, 52 anni, originario di Napoli.

È successo poco prima delle 14 di ieri nell’area portuale alla periferia nord della città. L’esplosione è avvenuta nel deposito costiero della ditta Neri. A scoppiare, probabilme­nte per una sacca di gas che si è formata dopo lo svuotament­o del carburante, è stato il serbatoio 62.

I due operai stavano facendo una bonifica del deposito che era stato svuotato da migliaia di litri di acetato di etile (un composto molto infiammabi­le impiegato come solvente), e non hanno avuto scampo: l’esplosione li ha investiti in pieno e scaraventa­ti a diversi metri di distanza.

Le cause della tragedia restano ancora da verificare. Il procurator­e di Livorno, Ettore Squillace Greco, e la sostituta Sabrina Carmazzi, hanno immediatam­ente nominato un perito, il professor Marco Carcassi, che per essere il più presto possibile sul luogo del disastro ha interrotto una lezione all’università di Pisa. L’ipotesi di reato sino a ieri era quella di omicidio colposo plurimo.

Le prime indiscrezi­oni parlano di una probabile sacca di gas che, dopo lo svuotament­o del deposito, non sarebbe stata localizzat­a. Gli operai avrebbero aperto una delle due porte stagne del serbatoio, quella collocata nella parte inferiore, ad altezza d’uomo facendo entrare all’interno ossigeno e nell’operazione avrebbero provocato una scintilla che avrebbe fatto da innesco.

Ma è solo un’ipotesi tutta da verificare, anche perché alla Labromare la sicurezza è da sempre elemento fondamenta­le e gli operai sono dotati di strumenti per verificare la presenza di gas esplosivi.

Nunzio Viola non solo era tra gli operai più esperti, ma era molto attento a non trascurare tutte le misure di sicurezza previste dalla procedura di bonifica.

Alcuni dei serbatoi hanno un tetto che si abbassa quando il carburante si svuota e, secondo gli esperti sono considerat­i i più sicuri perché riescono ad eliminare in parte anche la presenza di gas. Altri, invece, hanno il tetto fisso dove si trova una seconda apertura e in questo caso bisogna avere particolar­e attenzione. Probabilme­nte il serbatoio esploso appartenev­a a quest’ultima categoria.

Per oggi i sindacati hanno proclamato otto ore di sciopero generale e organizzat­o una fiaccolata. «Cinque morti in dieci anni all’interno del porto sono troppi» denuncia la Cgil. Il sindaco Filippo Nogarin, sconvolto, ha proclamato il lutto cittadino nel giorno dei funerali dei due operai.

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Corriere della Sera
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(Lapresse) Abbraccio Subito dopo l’esplosione la zona attorno ai serbatoi è stata evacuata. Scene di disperazio­ne tra conoscenti, amici e colleghi dei due operai
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(Ansa) Serbatoio Il container numero 62 dove è avvenuta l’esplosione

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