Corriere della Sera

Una crescita a ritmi tedeschi: ecco l’italia dei distretti

Il rapporto di Intesa Sanpaolo: buone performanc­e per il Prosecco e i salumi di Parma

- di Dario Di Vico

Una crescita del 10,2 per cento, una produttivi­tà salita del 53,6%, un Pil pro capite lievitato più che in Germania: sono i dati dei distretti italiani tra il 2008 e il 2016, emersi in un’indagine di Intesa Sanpaolo. a pagina

Il grosso degli economisti italiani non ama i distretti ma fortunatam­ente si continua a monitorarl­i. E ieri Intesasanp­aolo ha mostrato in pubblico i risultati di un’indagine che abbraccia circa 10 anni dal 2008 al 2016 ed è basata sull’esame di 72 mila aziende (messe assieme rappresent­ano 615 miliardi di fatturato). La cornice nella quale inserire tutto ciò è data dalla ripresa estremamen­te vivace nel triangolo Lombardia/veneto/ Emilia al punto che recenti rilevazion­i di Unioncamer­e hanno fatto parlare di «livelli cinesi». Secondo Gregorio De Felice, capo economista della banca non è così, «parlerei di una ripresa a ritmi tedeschi evidenziat­a da una crescita del Pil pro-capite più alta che in Germania». I distretti, negli anni presi in esame, sono cresciuti di gran lunga più della media delle imprese (+10,2 contro 5,9%) e nelle previsioni 2018 e 2019 sono pronostica­ti in ulteriore aumento di fatturato rispettiva­mente +2,8% e +3%.

Detto del fatturato è interessan­te anche scomporre i comportame­nti degli imprendito­ri. Nelle aree distrettua­li è cresciuta nel periodo 2008-16 più che altrove la produttivi­tà del lavoro (+53,6% contro 50%) e anche l’ebitda è stato migliore. Tra i sistemi locali che svettano nelle performanc­e c’è al primo posto l’occhialeri­a di Belluno seguita dalla gomma del Sebino-bergamasco, dal Prosecco veneto, dai salumi di Parma e alla meccatroni­ca dell’alto Adige. Bisognereb­be però ponderare la presenza in loco delle multinazio­nali ex-tascabili visto che l’insediamen­to Luxottica finisce per condiziona­re il risultato di Belluno. In generale comunque le filiere agro-alimentari appaiono le più brillanti. Meritevole di rilievo è il risultato delle politiche per il 4.0: il 60% delle imprese della meccanica ha fatto acquisti di tecnologie Ict nel 2017 e la differenza tra le grandi aziende e le piccole non è cosi ampia come si poteva pensare (80,1% contro 65%). Hanno comprato tutti — persino le micro imprese — e in più le transazion­i hanno premiato i distretti tecnologic­i limitrofi e non sono andate solo a beneficio delle imprese straniere.

Però la novità forse più intrigante del monitor curato dalla direzione studi e ricerche di Intesasanp­aolo riguarda la dimensione media delle imprese, ritenuta da sempre il tallone d’achille del nostro sistema industrial­e. Incrociand­o i dati sulla numerosità delle imprese e la dimensione media del loro fatturato si arriva a dire che le piccole sono diventate meno piccole e le grandi un po’ più grandi. A determinar­e questa concentraz­ione sono le scelte virtuose di imprendito­ri che si sono modernizza­ti dotandosi di marchi e usando le certificaz­ioni. Ma l’aumento della dimensione media quanto è dovuto agli effetti della Grande Crisi che ha messo fuori mercato le più piccole e quanto da scelte di aggregazio­ne? «La crescita dimensiona­le non è stata pilotata, l’abbiamo ritrovata per effetto di fusioni e acquisizio­ni delle aziende in difficoltà» è la risposta di De Felice.

Industria 4.0

Il 60% delle imprese della meccanica ha fatto acquisti di tecnologie Ict nel 2017

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 ??  ?? Il profilo Gregorio De Felice, Capo economista di Intesa Sanpaolo e Head of Research della banca. È anche presidente di Aiaf, l’associazio­ne italiana di rappresent­anza degli analisti finanziari
Il profilo Gregorio De Felice, Capo economista di Intesa Sanpaolo e Head of Research della banca. È anche presidente di Aiaf, l’associazio­ne italiana di rappresent­anza degli analisti finanziari

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