Corriere della Sera

«Nel Pd tutti rinuncino al potere di interdizio­ne Con il Movimento il dialogo è doveroso»

Orlando: il nostro partito rischia di smarrire la funzione

- di Monica Guerzoni

ROMA L’opposizion­e farà bene al Pd. Andrea Orlando, è d’accordo con Renzi?

«Non basta dire “tocca a loro”. Prendere atto delle distanze che separano la nostra visione politica e istituzion­ale da quella delle forze premiate dal voto non equivale a esprimere una linea politica».

La sua qual è?

«Il quadro emerso dalle urne non ci consente di realizzare il nostro progetto da soli o in alleanza. Questo non ci esime dall’indicare le nostre priorità. Proporre un’agenda sociale al Paese, altrimenti la nostra posizione sarà subalterna e chiusa nel palazzo».

Lei e Franceschi­ni avete chiesto un’assemblea prima delle consultazi­oni e i renziani ve l’hanno negata. La tregua è finita?

«Dire no all’assemblea è stato un errore. La salita al Colle è la prima occasione nella quale il Pd può parlare agli italiani oltre che al Capo dello Stato e dire che tipo di opposizion­e vogliamo fare alla eventuale nascita di un governo giallo-verde. Se è ineluttabi­le, dobbiamo decidere se gli facciamo una opposizion­e da destra o da sinistra».

Nella sua area e in quella di Franceschi­ni si coglie la voglia di uscire dall’angolo. Davvero non pensate ad accordi con i 5 Stelle?

«Per quanto mi riguarda un conto è il dialogo, che è doveroso con una forza che ha raccolto un terzo dei voti, un conto sono le alleanze, che non vedo percorribi­li. Più che di questo tuttavia mi preoccuper­ei del dialogo con il Paese, che non si costruisce solo con un posizionam­ento tattico. Come rispondi al tema delle diseguagli­anze sociali, per evitare di apparire come quelli che conservano uno stato delle cose ritenuto dagli italiani come ingiusto?».

È ancora Renzi a imporre nomine e linea politica?

«La scelta della reggenza è stata fatta dalla maggioranz­a, a noi è stato chiesto di sostenerla per spirito unitario. Lo stiamo facendo e spero che tutti consentano a Martina di svolgere in modo autonomo il proprio ruolo, rinunciand­o a un potere di interdizio­ne».

Lo scontro sui capigruppo è la prova del potere di interdizio­ne dell’ex segretario?

«L’elezione è stata gestita come si poteva. Il tema è se aprire una fase nuova per uscire dallo stallo. E io credo che convenga a tutti, indistinta­mente».

Sulla linea politica il Pd rischia un’altra rottura?

«Il rischio più grande per il Pd è smarrire la sua funzione. Non abbiamo molto tempo e io vedo due strade. Attendere l’eventualit­à che Forza Italia sia dilaniata dall’opa di Salvini e capitalizz­are l’uscita di parte di quell’elettorato, oppure provare a recuperare i milioni di voti popolari andati a Lega e 5 Stelle. Le due strade sono incompatib­ili. Io credo si debba seguire quella che evita che una parte dell’elettorato di sinistra sia consegnato a forze antisistem­a».

Il Pd non ha ottenuto neanche un questore. Avete rinunciato a far politica?

«La forzatura prodotta dalla spartizion­e di poltrone tra centrodest­ra e M5S non è giustifica­bile e rappresent­a un pericoloso precedente. Il Pd indubbiame­nte è rimasto frenato dall’idea sbagliata che interloqui­re sulle presidenze fosse aprire la strada a una interlocuz­ione sul governo. Dall’altra parte la cosa non ha addolorato nessuno, si sono subito avventati sulle poltrone».

Alla guida dei gruppi ci sono due renziani, falco e colomba. Si sente garantito da Marcucci e Delrio?

«Mi sento relativame­nte sollevato dal fatto che si è evitato di far ratificare ai gruppi decisioni assunte nell’area renziana, proseguend­o nella logica già sperimenta­ta della dittatura della maggioranz­a e intaccando inevitabil­mente la figura del reggente».

Per Orfini non c’è il tempo di celebrare le primarie.

«Eviterei di archiviare rapidament­e e definitiva­mente le primarie, ma mi porrei il problema di come ci si arriva. Dobbiamo riposizion­are il partito e costruire una piattaform­a che sia il frutto anche di maggioranz­e diverse sui singoli temi. Solo dopo potremo confrontar­ci su chi dovrà interpreta­re la leadership».

Zingaretti sarà il candidato della sinistra?

«È un ottimo candidato, ma prima dovremmo rispondere al problema di come rifondare il Pd. Intanto prendo atto che ora tutti condividon­o l’idea di separare le figure di premier e segretario. Quando lo dissi io, mi accusarono di voler rinunciare alla vocazione maggiorita­ria».

 Dire «tocca a loro» non basta, dobbiamo spiegare quali sono le priorità che sosteniamo

Le consultazi­oni «La salita al Colle è la prima occasione per il Partito democratic­o di parlare agli italiani»

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37 anni, vicesegret­ario federale della Lega, eurodeputa­to dal 2009 fino a dopo le Politiche, è stato eletto vicepresid­ente della Camera con 222 voti
Lorenzo Fontana 37 anni, vicesegret­ario federale della Lega, eurodeputa­to dal 2009 fino a dopo le Politiche, è stato eletto vicepresid­ente della Camera con 222 voti
 ??  ?? Riccardo Fraccaro 37 anni, fedelissim­o di Di Maio, ex segretario d’aula, con 269 voti è stato eletto questore anziano dell’ufficio di presidenza con 269 voti
Riccardo Fraccaro 37 anni, fedelissim­o di Di Maio, ex segretario d’aula, con 269 voti è stato eletto questore anziano dell’ufficio di presidenza con 269 voti
 ??  ?? Maria Edera Spadoni 38 anni, deputata M5S al secondo mandato vicina a Luigi Di Maio (che ha officiato le sue nozze) è stata eletta vicepresid­ente della Camera con 213 voti
Maria Edera Spadoni 38 anni, deputata M5S al secondo mandato vicina a Luigi Di Maio (che ha officiato le sue nozze) è stata eletta vicepresid­ente della Camera con 213 voti
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53 anni, colonnello dei Carabinier­i in aspettativ­a, nella passata legislatur­a era segretario d’aula. Eletto con FDI, è questore con 213 voti
Edmondo Cirielli 53 anni, colonnello dei Carabinier­i in aspettativ­a, nella passata legislatur­a era segretario d’aula. Eletto con FDI, è questore con 213 voti
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42 anni, ministra per le Pari opportunit­à nel quarto governo Berlusconi, è in Parlamento dal 2006. Ha ottenuto 259 preferenze
Mara Carfagna 42 anni, ministra per le Pari opportunit­à nel quarto governo Berlusconi, è in Parlamento dal 2006. Ha ottenuto 259 preferenze
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49 anni, renziano, è stato capogruppo del Pd nella scorsa legislatur­a. È anche il padre della legge elettorale. Ora è stato eletto con 145 voti
Ettore Rosato 49 anni, renziano, è stato capogruppo del Pd nella scorsa legislatur­a. È anche il padre della legge elettorale. Ora è stato eletto con 145 voti
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Gregorio Fontana 54 anni, forzista, è alla sua quinta legislatur­a ed è stato questore anche dal 2013 al 2018: ieri è stato riconferma­to con 232 preferenze
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Ministro Andrea Orlando, 49 anni, è il Guardasigi­lli del governo Gentiloni

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