La ritorsione di Mosca: via 150 diplomatici
Cacciato lo stesso numero di funzionari espulsi dagli altri Paesi. Migliorano le condizioni di Yulia Skripal
La spia
● Sergej Skripal, ex agente dell’intelligence russa poi passato a lavorare per Londra, fu scambiato all’aeroporto di Vienna insieme ad altre spie in una storica operazione del 2010
● Otto anni dopo è stato avvelenato nella cittadina in cui risiede, Salisbury, insieme alla figlia Yulia: i due sono stati trovati semicoscienti su una panchina
● L’avvelenamento con il nervino Novichok, secondo le indagini della polizia britannica, è avvenuto sulla porta di casa LONDRA La reazione di Mosca è arrivata. Simmetrica all’azione degli occidentali. Sessanta diplomatici americani sono stati espulsi dalla Russia, tanti quanti ne erano stati cacciati dagli Stati Uniti. E il consolato americano a San Pietroburgo verrà chiuso, così come era accaduto per quello russo a Seattle. Immediata la risposta dell'amministrazione Trump che ha invitato il Cremlino a «non fare la vittima».
Ma questo è soltanto l’inizio. Perché Mosca ha annunciato che agirà secondo un criterio di reciprocità. E dunque se oltre 20 Paesi fra Nato e Ue avevano espulso circa 150 diplomatici russi, la stessa sorte toccherà ai rappresentanti di quelle nazioni. E poiché l’italia ne aveva cacciati due, c’è ora da aspettarsi che il Cremlino farà altrettanto con due nostri connazionali all’ambasciata a Mosca.
Siamo di fronte alla più massiccia espulsione Estovest dai tempi della Guerra Fredda. E il tutto è la conseguenza del caso Skripal, l’avvelenamento dell’ex spia russa e di sua figlia Yulia avvenuto a Salisbury, in Inghilterra. Un attacco chimico, condotto col nervino, che la Gran Bretagna ha attribuito ai servizi segreti di Mosca, probabilmente su ordine dello stesso Vladimir Putin.
La Russia continua a negare ogni addebito e ieri il suo ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, nell’annunciare le espulsioni, ha accusato la Gran Bretagna di «prendersi gioco della legalità internazionale». Il suo Paese, ha detto, è stato costretto a reagire «ad azioni assolutamente inaccettabili prese contro di noi dietro forti pressioni degli americani e dei britannici col pretesto del cosiddetto caso Skripal».
L’occidente ha mostrato finora un fronte compatto nel manifestare solidarietà alla Gran Bretagna, che aveva risposto all’avvelenamento sul suo territorio cacciando 23 diplomatici russi: un gesto che aveva già provocato la simmetrica rappresaglia del Cremlino. Ma ora bisognerà vedere fino a che punto reggerà questa compattezza, messa alla prova dalla reazione russa. Già in Germania si sono levate voci critiche, in particolare nelle file dei socialdemocratici. E anche in Italia la Lega si era dissociata dalle espulsioni decretate dal governo Gentiloni.
Una buona notizia arriva da Salisbury, dove le condizioni di Yulia Skripal sembrano in netto miglioramento. La donna di 33 anni, che è ancora ricoverata in ospedale assieme al padre 64enne, ha ripreso conoscenza: se riuscisse a ristabilirsi, potrebbe fornire indicazioni preziose agli inve- stigatori. L’ex agente versa invece in condizioni critiche, per quanto stabili: fino al giorno prima si temeva che entrambi avessero subito danni cerebrali permanenti e non potessero riprendersi.
Le autorità britanniche hanno fatto sapere di ritenere che gli Skripal siano stati contaminati col nervino sull’uscio di casa: forti quantità del veleno sono state trovate sulla porta d’ingresso. E questo spiega anche l’avvelenamento dell’agente che per primo era arrivato alla casa dei russi: il poliziotto poi si è ripreso ed è stato dimesso dall’ospedale.