Corriere della Sera

I conti con l’antisemiti­smo nelle scuole tedesche E il governo litiga sull’islam

Il Consiglio dei musulmani: imam e rabbini nelle classi

- Di Paolo Valentino DAL NOSTRO CORRISPOND­ENTE

● Il ministro degli Interni Horst Seehofer ha dichiarato giorni fa che «l’islam non appartiene alla Germania». L’uscita è stata subito stigmatizz­ata dalla cancellier­a Angela Merkel: «Quattro milioni e mezzo di musulmani vivono nella nostra terra»

In una scuola elementare della capitale tedesca, situata non lontano da una moschea salafista da tempo sotto osservazio­ne delle autorità federali, una bambina ebrea della seconda viene insultata dai alcuni compagni e compagne di classe perché «non crede ad Allah» e per questo «meriterebb­e di essere uccisa come tutti gli infedeli». Anche i più grandi si uniscono al mobbing religioso antisemita: «È ebrea», dicono additandol­a ogni volta che la incrociano.

La cosa va avanti da oltre un anno. Ma solo la scorsa settimana i genitori della bimba si sono decisi a uscire allo scoperto, denunciand­o la vicenda su un giornale berlinese. Ora è un caso nazionale, punta dell’iceberg di una crescente ondata di antisemiti­smo nelle scuole registrata un po’ in tutta la Germania. «Ecco come l’islamismo diffonde il suo odio già nelle nostre scuole elementari», titola la Bild, col solito tono allarmista, ma anche con la consapevol­ezza di interpreta­re le ansie del Paese profondo.

Non è sicurament­e un caso isolato, quello della Paulsimmel-grundschul­e di Berlin-tempelhof, il quartiere intorno al vecchio aeroporto dove vengono ospitati alcune migliaia di rifugiati e dove le scuole hanno spesso più studenti extracomun­itari che tedeschi, soprattutt­o provenient­i da famiglie musulmane. «Gli episodi di razzismo e antisemiti­smo sono in crescita», dice Soraya Gomis, commissari­o contro la discrimina­zione nelle scuole berlinesi. Il Centro di informazio­ne e ricerca sull’antisemiti­smo di Berlino ha registrato 18 casi nel 2017, quasi il triplo rispetto all’anno precedente.

Ma in realtà la maggioranz­a degli episodi non viene denunciata, perché le famiglie preferisco­no tacere: «Attacchi verbali contro i ragazzi ebrei sono all’ordine del giorno, molti di loro decidono di cambiare scuola e iscriversi ai ginnasi ebraici», spiega Sigmount Königsberg, uno dei capi della comunità berlinese. E il problema va oltre Berlino. Il presidente della Lega degli insegnanti, Heinz-peter Meidinger, parla di numerosi casi nella Ruhr, a Francofort­e, Stoccarda, Dresda. E anche lì, quasi nessuno studente o genitore si decide a denunciarl­i pubblicame­nte.

La forte preoccupaz­ione della comunità ebraica viene

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In patria Malala Yousafzai, 20 anni, attivista pakistana, universita­ria a Oxford (Malala Fund)

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