BIN SALMAN DA OPRAH UN SALTO DI QUALITÀ PER IL SOFT POWER SAUDITA
Cosa potranno dirsi una superstar della televisione americana e icona del riscatto black come Oprah Winfrey e l’onnipotente principe della monarchia saudita Mohammed bin Salman? Se l’incontro realmente avverrà — lo anticipa l’independent — sarà una nuova tappa della lunga cavalcata a Ovest dell’erede al trono d’arabia, ormai noto come Mbs. L’approdo è suggestivo ma conviene concentrarsi sul viaggio. E non solo quello reale, in corso, in terra americana. «Quando incontri Oprah, stai cercando l’approvazione di un opinion maker. Stai entrando nella casa delle persone e penetrando in profondità la cultura americana», notano gli analisti. Mbs corre. Su tanti binari paralleli. Quelli economici, politici, militari passano attraverso i tavoli dei potenti del mondo e sui fogli degli analisti. Trasportano miliardarie collocazioni nelle Borse occidentali (leggi petrolio), contratti per caccia bombardieri Typhoon e missili a guida laser (chiedere a Downing Street), manovre finanziarie mascherate da giri di vite sulla corruzione interna (bussare all’hotel Ritz di Riad) ma anche sorprendenti riforme sui diritti civili e sulla parità di genere. C’è da fidarsi? Per molti Mbs sta andando fin troppo veloce. Ma Oprah, o la campagna massiccia di affissioni in Gran Bretagna («È l’uomo del cambiamento»), o l’acquisto di dipinti di Leonardo raccontano anche altro. La riapertura dei cinema in patria è una simbolica svolta interna ma anche un modo per rilanciare un’industria e far così circolare l’arabia nei festival e nelle sale del mondo. L’acerrimo nemico iraniano del post rivoluzione, d’altra parte, finanziò la nouvelle vague dei vari Kiarostami e Makhmalbaf. Poi, certo, c’è sempre la censura. Ma intanto una cultura viaggia. Mbs è già stato intervistato da 60 minutes: ha detto di essere cresciuto con l’obbligo di un libro a settimana (e tanto di quiz finale). Forse tra i volumi della dinastia è passato anche il saggio del professor Joseph Nye che teorizzava il «soft power» come lo strumento decisivo, soprattutto culturale, per migliorare la propria immagine nel mondo. Nye scriveva al crepuscolo del secolo americano. Il secolo successivo, invece, è appena cominciato.