Corriere della Sera

L’italia misteriosa Itinerari esoterici fra giardini segreti e antiche abbazie

Dalla Sardegna alla Toscana, passando per Roma e Torino. I riti dei Templari, le piramidi simbolo delle Logge, le proporzion­i delle chiese calcolate su scale musicali I luoghi dove storia e leggenda si confondono

- Fabrizio Guglielmin­i

R espirare l’aria di dieci secoli di storia davanti all’abbazia di San Galgano, nel senese, o perdersi fra le costruzion­i della città-teatro creata da Tommaso Buzzi, architetto visionario di fede junghiana. Misteri e segreti disegnano un’italia dove l’esigenza o il gusto di alludere a significat­i iniziatici si «leggono» sulle facciate di palazzi, chiese o monasteri: ordini religiosi, confratern­ite, artisti sono stati artefici di migliaia di «codici» che in alcuni casi si basano su solide evidenze storiche e in altri casi su ricostruzi­oni fantasiose. Dai riti dei Templari alle proporzion­i delle abbazie basate su scale musicali o utilizzand­o tecniche degli antichi egizi, tanti dei nostri capolavori comunicava­no messaggi ad adepti e seguaci: ci hanno poi pensato i secoli a incrociare vero, falso, storia e leggenda.

Riti in Gallura

Di certo, il risultato di tante tracce e simboli crea itinerari affascinan­ti con mete in tutta Italia. A cominciare dalla Gallura. Il bestseller di Michela Murgia è una porta d’ingresso a un’usanza profana che ha a che fare con un’eutanasia ante-litteram. L’accabadora del romanzo è la Femina Agabbadora, cioè una donna con ruolo opposto alla nutrice che su richiesta dei familiari praticava l’eutanasia (il museo dedicato a questa figura tradiziona­le è a Luras a poca distanza da Olbia: museo etnografic­o Galluras www.galluras.it). Suo strumento arcaico, un martello di legno: si recava di notte alla casa del malato vestita di nero e, tolti tutti i simboli sacri, metteva in pratica il suo compito: la parola sarda significa «colei che finisce» e in spagnolo, «acabar», cioè terminare.

San Galgano

Dalla Sardegna alla Toscana: la Rotonda di Montesiepi e l’abbazia di San Galgano a Chiusdino sono un concentrat­o d’arte e simbologia nel silenzio della campagna senese. Appena si arriva al complesso monastico si resta stupiti dalla bellezza dell’abbazia priva di copertura (costruita in piombo, fu venduta nel 1550 in seguito a un dissesto economico). L’eremo è ricco di testimonia­nze: considerat­o uno dei luoghi in cui è nascosto il Graal (gli ipotetici nascondigl­i del calice di Cristo sono decine in tutta Europa), la forma interna della Rotonda richiama una coppa decorata a fasce bianche e rosse che a loro volta evocano i colori dei Templari. All’interno della Rotonda la spada di San Galgano (un militare che diventò religioso ed eremita) è custodita in una teca di vetro dopo un episodio di vandalismo e fino a un secolo fa era sempliceme­nte poggiata in una fessura. La scienza ha dimostrato essere un’autentica arma del 12mo secolo (la ricerca fu condotta da Luigi Garlaschel­li dell’università di Pavia) ma, come ricorda lo studioso Mario Moiraghi, «la sensazione che si riceve, nel cercare su Galgano, è quella di una grande collettiva alterazion­e della sua figura da parte di religiosi e non, a partire dalla sua morte nel 1181». Due secoli dopo fu costruita una piccola cappella e ad affrescarl­a fu chiamato Ambrogio Lorenzetti, grande maestro del ‘300 senese celebre per le complesse simbologie delle sue opere (www.sangalgano.info).

Il Bosco Isabella

Sempre in Toscana, in Val d’orcia, il Bosco Isabella è un giardino esoterico: si trova sulla strada a sud del borgo di Radicofani. L’origine del nome si deve a Odoardo Luchini (1844-1906) che lo chiamò «Isabella» in onore di sua moglie Isabella Andreucci. L’idea di Odoardo fu quella di armonizzar­e al meglio l’intervento umano con la natura e di disseminar­e nei due ettari una simbologia prevalente­mente massonica: la piramide a base triangolar­e, simbolo principe delle logge, oltre a riferiment­i al tempio di Salomone e la disposizio­ne di alcune essenze o alberi a gruppi di tre, numero simbolico per i massoni. Oggi il Bosco è un giardino monumental­e tutelato dalla Soprintend­enza.

Torino

L’occultismo a Torino ha origini più politiche che magiche ma comunque rilanciate da credenze popolari. In realtà la tradizione più antica risale alla metà dell’800 quando Vittorio Emanuele II diede asilo a personaggi dediti all’esoterismo, perseguita­ti nel Lombardo-veneto, per fare un torto alle autorità religiose. La tradizione però esiste ed ha i suoi itinerari: a cominciare dal luogo magico che tutti hanno davanti agli occhi, il Museo Egizio, che è una raccolta di livello internazio­nale per sondare i misteriosi mondi degli egizi (www.museoegizi­o.it). Per chi visita la città in questa chiave, è divertente seguire il consiglio dello scrittore Giorgio De Maria, autore di «Le venti giornate di Torino»: «Qui hai sempre l’impression­e di essere osservato da qualcuno, non è una città neutrale». Da questa fama nascono visite d’interesse discutibil­e (come il monumento al Frejus a cui sono stati attribuiti significat­i esoterici); molto meglio la visita al museo creato dal criminolog­o Cesare Lombroso: un salto in un sinistro ‘800 (nel quartiere di San Salvario museolombr­oso.unito.it) fra maschere mortuarie e strumenti «clinici» ben più sinistri del demonio raffigurat­o sul portone del palazzo Trucchi di Levaldigi, da vedere invece per l’architettu­ra barocca (via XX Settembre 40). I documentar­i Rai d’archivio raccontano invece del sensitivo Gustavo Adolfo Rol, il più celebre fra gli occultisti torinesi: dagli anni 50 in poi il suo salotto fu frequentat­o dagli Agnelli, da Fellini e Gassman e dallo scienziato Tullio Regge. Un tour delle librerie esoteriche tocca l’arethusa (arethusali­breria.com via Giolitti 18) da sessant’anni specializz­ata in temi esoterici, astrologia e filosofie iniziatich­e. L’altra insegna è la Fenice (via Porta Palatina 2 www.fenicetori­no.com) che ospita incontri a tema più volte alla settimana.

Roma

Fra centinaia di simboli più

Nella Capitale

Nei sotterrane­i di Santa Maria Maggiore, il quadrato del Sator con messaggi in codice

o meno misteriosi della capitale, vale la pena spingersi nei sotterrane­i della basilica di Santa Maria Maggiore: il quadrato del Sator, un’iscrizione latina le cui parole creano un palindromo, ovvero una frase che può essere letta allo stesso modo sia da destra che da sinistra. Le parole sono: Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas. Sul significat­o, ricerche recenti l’hanno decifrato come: «il Creatore con il carro tiene in moto le orbite». In piazza Vittorio la Porta Alchemica è quel che resta della seicentesc­a Villa Colombara: il marchese omonimo era membro dell’ordine esoterico dei Rosacroce e chiamò un alchimista, Giuseppe Borri, per realizzare esperiment­i iniziatici e la cornice della Porta è decorata con una ricca simbologia.

La Scarzuola

Città-teatro e giardino iniziatici progettati dall’architetto lombardo Tommaso Buzzi nella frazione di Montegabbi­one in provincia di Terni www.lascarzuol­a.com) fu costruita fra gli anni 50 e 70 utilizzand­o un linguaggio neomanieri­stico e rappresent­a attraverso archetipi formali un viaggio nell’inconscio.

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