L’italia misteriosa Itinerari esoterici fra giardini segreti e antiche abbazie
Dalla Sardegna alla Toscana, passando per Roma e Torino. I riti dei Templari, le piramidi simbolo delle Logge, le proporzioni delle chiese calcolate su scale musicali I luoghi dove storia e leggenda si confondono
R espirare l’aria di dieci secoli di storia davanti all’abbazia di San Galgano, nel senese, o perdersi fra le costruzioni della città-teatro creata da Tommaso Buzzi, architetto visionario di fede junghiana. Misteri e segreti disegnano un’italia dove l’esigenza o il gusto di alludere a significati iniziatici si «leggono» sulle facciate di palazzi, chiese o monasteri: ordini religiosi, confraternite, artisti sono stati artefici di migliaia di «codici» che in alcuni casi si basano su solide evidenze storiche e in altri casi su ricostruzioni fantasiose. Dai riti dei Templari alle proporzioni delle abbazie basate su scale musicali o utilizzando tecniche degli antichi egizi, tanti dei nostri capolavori comunicavano messaggi ad adepti e seguaci: ci hanno poi pensato i secoli a incrociare vero, falso, storia e leggenda.
Riti in Gallura
Di certo, il risultato di tante tracce e simboli crea itinerari affascinanti con mete in tutta Italia. A cominciare dalla Gallura. Il bestseller di Michela Murgia è una porta d’ingresso a un’usanza profana che ha a che fare con un’eutanasia ante-litteram. L’accabadora del romanzo è la Femina Agabbadora, cioè una donna con ruolo opposto alla nutrice che su richiesta dei familiari praticava l’eutanasia (il museo dedicato a questa figura tradizionale è a Luras a poca distanza da Olbia: museo etnografico Galluras www.galluras.it). Suo strumento arcaico, un martello di legno: si recava di notte alla casa del malato vestita di nero e, tolti tutti i simboli sacri, metteva in pratica il suo compito: la parola sarda significa «colei che finisce» e in spagnolo, «acabar», cioè terminare.
San Galgano
Dalla Sardegna alla Toscana: la Rotonda di Montesiepi e l’abbazia di San Galgano a Chiusdino sono un concentrato d’arte e simbologia nel silenzio della campagna senese. Appena si arriva al complesso monastico si resta stupiti dalla bellezza dell’abbazia priva di copertura (costruita in piombo, fu venduta nel 1550 in seguito a un dissesto economico). L’eremo è ricco di testimonianze: considerato uno dei luoghi in cui è nascosto il Graal (gli ipotetici nascondigli del calice di Cristo sono decine in tutta Europa), la forma interna della Rotonda richiama una coppa decorata a fasce bianche e rosse che a loro volta evocano i colori dei Templari. All’interno della Rotonda la spada di San Galgano (un militare che diventò religioso ed eremita) è custodita in una teca di vetro dopo un episodio di vandalismo e fino a un secolo fa era semplicemente poggiata in una fessura. La scienza ha dimostrato essere un’autentica arma del 12mo secolo (la ricerca fu condotta da Luigi Garlaschelli dell’università di Pavia) ma, come ricorda lo studioso Mario Moiraghi, «la sensazione che si riceve, nel cercare su Galgano, è quella di una grande collettiva alterazione della sua figura da parte di religiosi e non, a partire dalla sua morte nel 1181». Due secoli dopo fu costruita una piccola cappella e ad affrescarla fu chiamato Ambrogio Lorenzetti, grande maestro del ‘300 senese celebre per le complesse simbologie delle sue opere (www.sangalgano.info).
Il Bosco Isabella
Sempre in Toscana, in Val d’orcia, il Bosco Isabella è un giardino esoterico: si trova sulla strada a sud del borgo di Radicofani. L’origine del nome si deve a Odoardo Luchini (1844-1906) che lo chiamò «Isabella» in onore di sua moglie Isabella Andreucci. L’idea di Odoardo fu quella di armonizzare al meglio l’intervento umano con la natura e di disseminare nei due ettari una simbologia prevalentemente massonica: la piramide a base triangolare, simbolo principe delle logge, oltre a riferimenti al tempio di Salomone e la disposizione di alcune essenze o alberi a gruppi di tre, numero simbolico per i massoni. Oggi il Bosco è un giardino monumentale tutelato dalla Soprintendenza.
Torino
L’occultismo a Torino ha origini più politiche che magiche ma comunque rilanciate da credenze popolari. In realtà la tradizione più antica risale alla metà dell’800 quando Vittorio Emanuele II diede asilo a personaggi dediti all’esoterismo, perseguitati nel Lombardo-veneto, per fare un torto alle autorità religiose. La tradizione però esiste ed ha i suoi itinerari: a cominciare dal luogo magico che tutti hanno davanti agli occhi, il Museo Egizio, che è una raccolta di livello internazionale per sondare i misteriosi mondi degli egizi (www.museoegizio.it). Per chi visita la città in questa chiave, è divertente seguire il consiglio dello scrittore Giorgio De Maria, autore di «Le venti giornate di Torino»: «Qui hai sempre l’impressione di essere osservato da qualcuno, non è una città neutrale». Da questa fama nascono visite d’interesse discutibile (come il monumento al Frejus a cui sono stati attribuiti significati esoterici); molto meglio la visita al museo creato dal criminologo Cesare Lombroso: un salto in un sinistro ‘800 (nel quartiere di San Salvario museolombroso.unito.it) fra maschere mortuarie e strumenti «clinici» ben più sinistri del demonio raffigurato sul portone del palazzo Trucchi di Levaldigi, da vedere invece per l’architettura barocca (via XX Settembre 40). I documentari Rai d’archivio raccontano invece del sensitivo Gustavo Adolfo Rol, il più celebre fra gli occultisti torinesi: dagli anni 50 in poi il suo salotto fu frequentato dagli Agnelli, da Fellini e Gassman e dallo scienziato Tullio Regge. Un tour delle librerie esoteriche tocca l’arethusa (arethusalibreria.com via Giolitti 18) da sessant’anni specializzata in temi esoterici, astrologia e filosofie iniziatiche. L’altra insegna è la Fenice (via Porta Palatina 2 www.fenicetorino.com) che ospita incontri a tema più volte alla settimana.
Roma
Fra centinaia di simboli più
Nella Capitale
Nei sotterranei di Santa Maria Maggiore, il quadrato del Sator con messaggi in codice
o meno misteriosi della capitale, vale la pena spingersi nei sotterranei della basilica di Santa Maria Maggiore: il quadrato del Sator, un’iscrizione latina le cui parole creano un palindromo, ovvero una frase che può essere letta allo stesso modo sia da destra che da sinistra. Le parole sono: Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas. Sul significato, ricerche recenti l’hanno decifrato come: «il Creatore con il carro tiene in moto le orbite». In piazza Vittorio la Porta Alchemica è quel che resta della seicentesca Villa Colombara: il marchese omonimo era membro dell’ordine esoterico dei Rosacroce e chiamò un alchimista, Giuseppe Borri, per realizzare esperimenti iniziatici e la cornice della Porta è decorata con una ricca simbologia.
La Scarzuola
Città-teatro e giardino iniziatici progettati dall’architetto lombardo Tommaso Buzzi nella frazione di Montegabbione in provincia di Terni www.lascarzuola.com) fu costruita fra gli anni 50 e 70 utilizzando un linguaggio neomanieristico e rappresenta attraverso archetipi formali un viaggio nell’inconscio.