Intelligenza artificiale e tre lenti: così lo smartphone sfida le fotocamere
In un’intervista al Corriere, il numero 1 di Huawei Richard Yu lo aveva anticipato senza falsa modestia: «Vedrete la miglior fotocamera per un dispositivo mobile. Abbiamo una tecnologia rivoluzionaria». Negli annunci il marketing batte l’innovazione, ma stavolta l’azienda cinese sembra aver fatto centro con la fotocamera del P20 Pro, appena lanciato. Una soluzione che, nei nostri primi test, batte la concorrenza e in alcune situazioni si avvicina persino a una «vera» macchina con lenti intercambiabili. Come è possibile? Non solo per la tripla fotocamera sul retro (prima volta su un telefono) ma soprattutto grazie al dialogo tra hardware e software. È l’intelligenza artificiale, che sfrutta un processore dedicato detto Npu, a far superare i limiti fisici dei piccoli sensori e delle minuscole lenti di un telefono. Sul retro del P20 Pro ci sono 3 sensori. Il principale è a colori da ben 40 Megapixel, il secondo in bianco e nero da 20 Mega, il terzo da 8 è un teleobiettivo 3X. Si può scattare a 40 Mega oppure ottenere una foto da 10 Megapixel con il software che accorpa i pixel a 4 a 4 usando la tecnica Light Fusion. La differenza più grossa però si vede quando c’è poca luce e non si ha un cavalletto. Il P20 Pro scatta centinaia di foto nell’arco di alcuni secondi ed è l’intelligenza artificiale a sovrapporre questi scatti: il risultato lascia spesso a bocca aperta, così come lo zoom ibrido (ottico e digitale) 5X. Il P20 Pro si porta dietro anche un hardware potente (6 GB di Ram, 128 GB di archivio) e un design che non lascia indifferenti, soprattutto nella versione Twilight con colori cangianti. Fin dal prezzo di listino (899 euro) mostra la volontà di Huawei di far concorrenza a Apple e Samsung anche sulla fascia premium.