Lega e 5 Stelle trattano e guardano a Forza Italia
M5S «guida» dalla Camera. FI entrerebbe in un esecutivo con nomi poco «esposti»
È una guerra di logoramento, nella quale il tempo che passa ha il compito di smussare gli angoli, annacquare i personalismi, avvicinare le distanze. E così, se il capo dello Stato probabilmente non darà inizialmente alcun incarico nelle consultazioni che cominciano il 4 aprile, non si colgono segni di particolare nervosismo da parte dei possibili protagonisti dell’esecutivo. Perché nello stallo, si sta provando a sperimentare quello che un parlamentare dei 5 Stelle chiama la «guida autonoma». Sì, viaggiare, ma senza conducente, a bassa velocità. E non senza pericoli, come hanno dimostrato le prime prove su strada delle auto senza guidatore. Nel frattempo, però, proseguono riservatamente i contatti tra Lega e 5 Stelle, che vedono anche l’ipotesi di un allargamento della squadra dei ministri a esponenti non di primo rilievo di Forza Italia. Si parla di quattro possibili componenti «azzurri», due donne e due uomini. Tra questi, si fanno i nomi di Lucio Malan e Andrea Mandelli ma anche di Franco Frattini e Guido Bertolaso.
Ieri, un articolo di Antonio Padellaro sul Fatto Quotidiano è stato condiviso e rilanciato da Elio Lannutti, con il testo: «Ora i 5 Stelle potrebbero governare dalle Camere». Già martedì, di fatto, potrebbe esserci un assaggio al primo ufficio di presidenza, quando il questore Riccardo Fraccaro potrebbe presentare una delibera per abolire quel che resta dei vitalizi. Da lì in poi, si giocherà una partita doppia. Con le trattative sotto banco e le consultazioni alla luce del sole con il Quirinale. Ma anche con un’attività parlamentare a bassa intensità, nella quale potrebbero esserci le prime prove di maggioranze future, con convergenze su redditi di cittadinanza o di avviamento al lavoro, sulla Fornero e sulla flat tax.
Certo, commenta Lannutti, «prima o poi un governo ci vuole: non si può pensare di restare per sempre così». Ma per ora i 5 Stelle non smaniano per avere l’incarico, né tantomeno un preincarico: «Mica siamo matti — commentano ai piani alti —. Non vogliamo schiantarci». Anche la Lega non ha fretta. Tanto che Matteo Salvini ha già saltato di fatto il mese di aprile, guardando alle prossime amministrative. Dopo il voto, assicura, il Quirinale vedrà con maggiore favore all’ipotesi di un incarico per formare una coalizione di centrodestra. Come a dire, aspettiamo pure, il tempo ci darà ragione.
Ma in politica non basta aver ragione, servono i voti. E quelli per ora mancano. Nessuna coalizione ne ha abbastanza e per questo l’ipotesi estrema di tornare alle urne (con Lega e 5 Stelle in crescita nei sondaggi) non è così peregrina. Anche se il piano principale resta un accordo tra i due partiti (anzi, «movimenti») di maggioranza, con FI. Rimuovendo, vedremo come, l’ostacolo maggiore: ovvero la premiership, rivendicata sia da Di Maio sia da Salvini.
I «ministri» azzurri Si fanno i nomi di Malan e Mandelli ma anche di Frattini e Bertolaso