La crisi di Salerno, snobbata dai turisti nei giorni del boom
Il modello De Luca, quello politico, si sta portando dietro, nella crisi, anche il modello Salerno? Dopo un ventennio di successi amministrativi, di progetti all’avanguardia, di demolizioni e ricostruzioni, la questione è aperta. E a rilanciarla, ora, ecco gli ultimi dati sui turisti di primavera. Tutto esaurito a Sorrento, Capri e anche a Ischia, dove è in vacanza Salvini. Boom di presenze a Napoli (+3% di stranieri) nonostante baby gang e funicolari chiuse. Buon inizio di stagione anche in Costiera, fino ad Amalfi e Positano, affollate come sempre. Ma da Salerno in poi la musica cambia. Nessuno parla di flop, eppure i musi sono lunghi e le dichiarazioni preoccupate. A Salerno, quella del 2017 fu una Pasqua da record. Quest’anno, invece, nonostante i Frecciarossa ora arrivino direttamente via Afragola, cioè saltando la stazione di Napoli, le cose non cominciano bene: alberghi, case vacanze e b&b sono pieni al massino al 55%, e dei sold out della primavera scorsa neanche a parlarne. Lo stesso dicasi nel Cilento, da Capaccio a Sapri, dove ha aperto solo una albergo su cinque. Per il governatore De Luca è un brutto colpo. Ora che è politicamente in difficoltà; che alle politiche il primogenito Piero è stato clamorosamente bocciato in casa e miracolosamente ripescato a Caserta; che perfino Teresa de Sio, su Rai Tre, lo ha criticato per le sue ardite scelte urbanistiche; ora che la polemica con i giornalisti della lista nera — last entry Concita De Gregorio — è al massimo dell’esasperazione («miserabili, miserabili, miserabili mille volte!»); proprio ora, anche il turismo, orgoglio nella Salerno delle archistar, comincia a ingripparsi. Parlando di sé, De Luca dice di essersi «mutilato l’esistenza» per amore della sua città; mentre parlando del padre, i figli lo indicano come «il migliore amministratore pubblico che l’italia abbia mai avuto». Ma per gli avversari politici e i non arruolati nei ranghi, De Luca ormai è «il satrapo di Salerno», l’ex regista assoluto ora preso solo da imbarazzanti trame dinastiche e ingarbugliate strategie di potere. E gli effetti sul territorio comincerebbero a vedersi. L’ipotesi di un nesso diretto tra declino politico del leader e crisi della città è tutta da dimostrare. Viceversa, che a Salerno un ciclo urbano stia per chiudersi è assai probabile. In «Viaggio in Italia», recente raccolta di saggi pubblicata da Il Mulino, Francesco Pirone la mette così: «Alla sprovincializzazione dell’immagine della città non corrisponde un’adeguata dinamica culturale». Bisognerebbe «rinnovare la strategia di crescita della città», che al sociologo appare «incagliata», perché i risultati acquisiti sono «fragili, instabili, non strutturali». Per questo, anche lui finirà tra i miserabili? Chissà.
Città incagliata
La città declina mentre è in difficoltà il modello politico di De Luca, che la rappresenta più di ogni altro. Il sociologo Pirone: «È incagliata»
@mdemarco55