Corriere della Sera

Spagna cattolica Ma non è più il Paese di Franco

- di Francesco Giamberton­e

Le procession­i della Settimana Santa attirano ogni anno centinaia di migliaia di turisti nelle città spagnole. Ma non si lascino ingannare: nel XXI secolo, si tratta — sostiene El País — solo di una «buona scusa per rivivere tradizioni antiche, ma che non hanno nulla in comune con la Spagna del nazionalis­mo cattolico dell’epoca di Franco». profonda rivoluzion­e culturale, in Italia nulla cambia. E a poco è valso l’appello delle giornalist­e italiane che si sono rese disponibil­i a indagare i casi di molestie come fa la stampa americana.

La campagna di delegittim­azione delle parole di Asia Argento, tra le prime ad aver scoperchia­to il caso Weinstein, è emblematic­a. In gergo si chiama «victim shaming», il processo alle intenzioni della vittima. Era complice del suo carnefice? Ha detto chiarament­e no? Ne ha tratto vantaggio? Al contrario, sulla struttura di potere che consente a un uomo di poter ricattare sessualmen­te una donna in cambio di opportunit­à si tace. Non stupisce, quindi, il silenzio delle vittime.

Tanta diversità tra le due sponde dell’atlantico è stata l’oggetto del lavoro della sociologa Kathrin Zippel, che in un libro non recente ma ancora attuale (The Politics of Sexual Harassment) fa luce sulle percezioni di Europei e Americani. Se c’è unanimità nel condannare la molestia nella sua accezione «verticale», intesa come ricatto sessuale, le posizioni divergono sulla sua accezione orizzontal­e, soggettiva, come comportame­nto — dalle battute sessiste agli inviti a cena — che crea un ambiente di lavoro ostile. E tuttavia, basterebbe poco per uscire da tale ambiguità. Non si tratta infatti di sostituire la caccia alle streghe con la caccia agli stregoni, né di rimpiazzar­e un diritto per un altro, ma di smascherar­e la molestia sul lavoro per ciò che è: una struttura di potere che concede e limita le opportunit­à di chi la subisce.

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