«IO, LASCIATA A 82 ANNI MA È L’UOMO CHE UCCIDE»
Caro Aldo, le donne in un rapporto amoroso, lasciano. Ma anche gli uomini lasciano. A 82 anni, una figlia e un divorzio antico alle spalle, io sono stata lasciata. Al ritorno dal lavoro la domestica mi disse: «Il dottore è partito». Mi sono chiesta: perché le donne non uccidono quando vengono abbandonate? La risposta, così su due piedi non la trovo. Forse perché comunque la donna è portatrice di vita, perché tra le più antiche divinità mediterranee c’è appunto la Dea-madre... Mi aiuti a trovare una risposta, per favore.
Paola Scarpa
Cara Paola,
Grazie per aver condiviso con la comunità del Corriere la sua vicenda così dolorosa. È vero, nella grandissima maggioranza dei casi sono gli uomini a uccidere. A scuola abbiamo letto di Clitemnestra che decapita il marito Agamennone (in combutta con Egisto, definito pudicamente dai nostri vecchi libri «drudo» per non dire amante); ma nella realtà è l’uomo ad alzare le mani, a non accettare un «no» o un «basta», un rifiuto o un abbandono. Non consola ricordare che queste cose sono sempre successe, e fino al 1981 non venivano neanche punite: esisteva il «delitto d’onore», chi trovava la moglie con un altro e la ammazzava a volte non finiva neanche in galera. Da allora le donne italiane hanno vissuto un’ascesa senza precedenti. Fanno mestieri un tempo considerati da uomini: la maggioranza dei giovani medici e dei giovani magistrati sono donne; in Paesi più avanzati hanno conquistato il primato pure nella politica, in Germania ad esempio dall’estrema destra alla sinistra tutti i grandi partiti sono guidati da donne. Sempre più spesso è lei il capufficio, il direttore, la persona forte in famiglia, che continua a prendersi cura e nello stesso tempo prende le decisioni. Questo può acuire la frustrazione di uomini che si ritengono proprietari del corpo e dell’anima della loro compagna. Ma la violenza contro le donne non è un «problema loro»; è un problema innanzitutto degli uomini, che devono isolare i violenti, farli vergognare, farli sentire le nullità che sono.