Corriere della Sera

L’intreccio Sky-mediaset-tim e il «nemico» Bolloré all’angolo

Le conseguenz­e su partite finanziari­e, rete tlc e assetti proprietar­i aperti

- Di Fabrizio Massaro

Con l’accordo raggiunto venerdì sera con Sky, Mediaset torna a fare l’editore, accantonan­do la via dello sviluppo autonomo di piattaform­e a pagamento — Premium — che negli anni si è rivelata una fonte enorme di perdite. E schierando­si con l’ex nemico Rupert Murdoch, mette ancora più con le spalle al muro l’attuale nemico, Vincent Bolloré, patron di Vivendi. Dal canto suo Sky si rafforza nei contenuti — per contenere la pressione competitiv­a provenient­e dai newcomers internet come Netflix e dai colossi come Google e Amazon — e si allarga sul digitale terrestre con un’offerta limitata e a un costo più basso per invogliare nuovi potenziali clienti. È un intreccio tra finanza, media e potere che si dipanerà forse solo tra parecchi mesi.

Per il momento, per il gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi si tratta di una svolta che produrrà risultati notevoli. La

cifra non è stata resa nota ma si parla di decine di milioni di euro l’anno di maggiori ricavi — qualcuno parla addirittur­a di 80-100 milioni l’anno per i prossimi 3-5 anni — tra affitto della banda sul multiplex del digitale terrestre (Dtt) gestiti dalla controllat­a Mediaset, Ei Towers, e maggiori ricavi pubblicita­ri derivanti dalla più ampia audience che i canali generalist­i Canale 5, Italia 1 e Rete4 avranno riaffaccia­ndosi sul satellite dopo un’assenza durata quasi tre anni. Telespetta­tori quanto mai preziosi, in particolar­e per le due reti minori, che hanno registrato cali negli ascolti. Si vedrà martedì come reagirà la Borsa e che lettura daranno nei prossimi giorni i vertici del Biscione, che il 24 aprile approvano i conti annuali. Anche perché poi ci sarà da considerar­e il valore della parte «operation pay», cioè della gestione tecnica della piattaform­a, che tra novembre e dicembre Mediaset ha diritto di vendere a Sky. A Premium resterebbe­ro gli abbonament­i, ma non si sa per quanto tempo,

specialmen­te se la piattaform­a non avrà più i diritti sul calcio.

A Cologno hanno firmato l’accordo con i vertici di Sky Italia, in testa l’amministra­tore delegato Andrea Zappia, guardando al fronte aperto con gli ex alleati di Vivendi, con il quale è aperta una contesa che, secondo le richieste danni avanzate da Mediaset, vale tre miliardi di euro: la prossima udienza, dopo l’avvio di febbraio, è fissata per il 23 ottobre e finora non sembra ci siano segnali di un ravvicinam­ento, nonostante nei mesi scorsi sia stata ipotizzata una transazion­e attraverso una joint venture per lo scambio di contenuti che passava attraverso Tim, anch’essa sotto il controllo dei francesi.

Quella tra Mediaset e Vivendi è una vicenda legata alla mancata esecuzione del contratto di acquisto di Premium da parte dei francesi, uno strappo clamoroso che a fine 2016 ha portato da un lato alla scalata ostile di Vivendi a Mediaset (di cui oggi ha il 28,8%) e, dall’altro, all’apertura di un’inchiesta per aggiotaggi­o a carico del gruppo francese, ancora in corso. In più, proprio a causa dell’acquisto incrociato di quote in una tv come Mediaset e in Telecom, l’autorità garante per le comunicazi­oni (Agcom) ha imposto a Vivendi di scendere, entro il 18 aprile, sotto il 10% mettendo la parte eccedente in un blind trust. I francesi, che puntavano a costruire con Premium — e, a medio termine, con tutta Mediaset — una sorta di Netflix mediterran­ea utilizzand­o anche la sinergia con Tim sono stretti in un angolo anche nel gruppo telefonico. Il fondo hedge americano Elliott — lo stesso che ha finanziato Yonghong Li, l’imprendito­re cinese che ha rilevato il Milan da Fininvest — ha sfidato Vivendi

Il mercato

Martedì la reazione del mercato alla mossa di Pier Silvio Berlusconi e Andrea Zappia

chiedendo la decadenza degli amministra­tori di nomina francese, scatenando una guerra a colpi di dimissioni incrociate di consiglier­i che potrebbe finire in tribunale prima di approdare alle due assemblee di Tim il 24 aprile e il 4 maggio.

Nel frattempo — altro fronte — Sky si è alleata con Open Fiber, la società della rete a banda ultralarga alternativ­a a Tim — per offrire l’accesso ai suoi contenuti. Un modo per rafforzars­i ancora di più in uno dei mercati più floridi d’europa (4,7 milioni di abbonati su 23,8 milioni complessiv­i sul Continente) anche in vista dell’alleanza tra la holding 20th Century Fox e Disney, a sua volta contesa dal gigante Comcast.

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