Altri 6 mesi per cedere Alitalia, governo uscente verso il decreto
Calenda: la nazionalizzazione non elimina il problema industriale, la liquidazione regalerebbe rotte e aerei
«Gli acquirenti hanno rallentato per la situazione politica, ma gli spazi ci sono». Il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, confida di non aver rimpianti per il ritardo, ormai scontato, della cessione dell’alitalia. La procedura di dismissione, con la scadenza fissata al 30 aprile, è formalmente ancora in piedi, ma con un decreto che sarà varato dal governo Gentil0ni subito dopo Pasqua verrà prorogata di almeno sei mesi.
La prossima settimana sono previsti nuovi incontri tra i tre commissari dell’alitalia, Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari e i potenziali acquirenti, che hanno una prima scadenza il 10 aprile per la presentazione delle offerte preliminari.
Considerata l’incertezza del quadro politico emersa dopo le elezioni di inizio marzo, è tuttavia assai improbabile che qualcuno di loro lo faccia. Lufthansa, una delle possibili pretendenti, ha già messo le mani avanti. Air France, Easy Jet, Delta, il fondo Cerberus, altri candidati a rilevare l’alitalia, oggi in amministrazione straordinaria, sono alla finestra.
Le prime sortite pubbliche della Lega Nord e del M5S, vincitori alle elezioni, impongono prudenza. «La nazionalizzazione non elimina il problema industriale. La liquidazione vuole dire regalare rotte e aerei» ribadisce intanto il ministro Calenda sui social Due aerei di Alitalia presso l’aeroporto internazionale «Leonardo da Vinci» di Fiumicino network senza fare riferimento esplicito alle posizioni dei due partiti.
Di una possibile cordata con uno o più soci forti italiani, magari con il sostegno finanziario della Cassa depositi e prestiti, che non ha escluso un suo potenziale interesse, non emergono per ora tracce concrete. Lo stesso Calenda ha detto di non sapere nulla su una eventuale «soluzione italiana».
Per la proroga di qualche mese della cessione il governo uscente ha comunque già preso contatti con la Commissione Ue, che aveva autorizzato un prestito ponte dello Stato all’alitalia per accompagnare la cessione, imponendo scadenze precise per la sua restituzione e la dismissione della compagnia.
Il rischio è che le somme messe a disposizione dal governo siano considerate aiuti di Stato illegittimi, e dunque vietati. D’altra parte i 900 milioni del prestito, che deve essere rimborsato tra fine settembre e fine anno, sono praticamente ancora tutti lì, nelle casse dell’alitalia. Che, a detta dei commissari continua nel frattempo a registrare buoni risultati operativi e gestionali.