6 rapper per una radio
Fibra: «Insegniamo ai ragazzi cos’è l’hip hop» L’ideatrice: «Fedez è pop e non ci interessa»
«B ella raga sono Fabri Fibra questa è Trx è state ascoltando la Masterchef Selection». «Bella raga state ascoltando la Player’s playlist by g.u.e». La voce è quella dei protagonisti del rap italiano — Fabri Fibra, Gué Pequeno, Marracash, Salmo, Ensi e Clementino — che hanno creato la prima app-radio italiana dedicata al genere. Si chiama Trx, è un’app gratuita e trasmette musica hip hop senza sosta (e per ora senza pubblicità): rime 24 ore al giorno, tutti i giorni della settimana.
L’idea è di Paola Zukar, nome di peso del settore (è la manager di Fibra, Marra e altri), e le star sono i direttori artistici. Ognuno di loro ha pensato delle playlist che vengono mandate in onda all’interno del flusso. Oltre alle loro ci saranno anche quelle di artisti ospiti e speciali dedicati a eventi e uscite discografiche. Per annunci e aggiornamenti sul palinsesto c’è il profilo Instagram. Che è il luogo virtuale dove la generazione millennial scopre quello che gira nel mondo, non solo quello musicale. «I giovanissimi ascoltano il rap ma non sanno cos’è: e allora facciamo un po’ di pulizia e offriamogli il meglio. Sono sempre stato un fan delle playlist sin dai tempi dell’ipod. Ne avevo una lista infinita e adesso mi diverto a condividerle», racconta Fabri. «Sono esterofilo e in molti Paesi ci sono iniziative simili. In Italia tutto è a scoppio ritardato. Per questo gioco d’anticipo e qui farò scoprire la latin trap, la prossima tendenza», commenta Gué.
Il nome della radio gioca con T-rex: il tirannosauro è il logo del progetto e ha lo stesso suono della parola inglese tracks, ovvero tracce, brani. La concorrenza non è con i giganti dello streaming come Spotify o Apple Music. Anzi, l’app ha un bottone che permette di ritrovare i brani su quelle piattaforme. «Siamo complementari e non alternativi. Lo streaming offre tutta la musica che c’è, ma a volte tutto è troppo. Serve una guida per orientarsi, quella che si chiama curation, qualcuno che ti dica cosa vale la pena sentire», spiega Zukar.
Il catalogo offerto è di 4-5 mila brani: si va dalla old school americana alle star di adesso come Drake e Migos; lo stesso col panorama italiano, dalla storia coi Sangue Misto alla trap di Sfera e Ghali. «Da ragazzino masterizzavo i cd e li passavo agli amici: ho sempre preferito l’ascolto spezzettato a quello degli album. Spiare le playlist dei colleghi sarà come vedere con quali strumenti lavora un artigiano», dice Marra. Inutile aspettare che passi Fedez. Non corre buon sangue tra il neopapà e il team: lui aveva definito la manager una «sanguizukar» e con Gué e Marra volano parole pesanti. «Fedez non ha bisogno di noi — risponde diplomaticamente Zukar —. Non è una battuta: non gli serviamo perché la tv lo ha già reso pop. E proprio perché è pop non ci interessa».
Il rap, anzi la trap, è il suono del momento e le radio Fm lo trattano con sospetto. Nei 50 brani più trasmessi in Italia c’è un solo rapper, Ghali con «Cara Italia». Su Spotify invece ce ne sono 8 fra i 10 più ascoltati in questi primi 3 mesi dell’anno con Sfera, Madman e Ghali (ha firmato ieri un contratto per affidare i suoi concerti al colosso Live Nation) sul podio. «Basta borbottii: l’idea che il rap bello sia finito è sbagliata — sottolinea Ensi —. Il panorama attuale è in fermento e lo stato di salute della scena è inversamente proporzionale a quello del Paese». Rilancia Salmo: «L’hip hop è il genere dominante: ha inglobato gli altri, ha preso l’immagine dei rocker, le melodie pop, l’attitudine punk e i alcuni suoni dall’elettronica». Conclude Clementino: «Dalla fidanzata alle sigarette: chi fa rap sacrifica tutto al genere. E ora è giusto che venga premiato».