Corriere della Sera

Matano: «Racconto in tv le vite segnate dall’ingiustizi­a»

- Renato Franco

L’impersonal­ità della legge e la fallibilit­à dell’uomo, la giustizia che diventa ingiusta, persone innocenti la cui vita si trasforma in incubo. È in questo perimetro narrativo in cui si muove «Sono innocente», il programma condotto da Alberto Matano che torna da domenica 8 aprile in prima serata su Rai3. «Raccontiam­o storie di gente come noi, persone comuni, che all’improvviso si ritrovano in una prospettiv­a di vita ribaltata — spiega il giornalist­a —. Persone che senza sapere bene perché finiscono ingiustame­nte in carcere».

In questa nuova stagione il racconto si dividerà in tre momenti, con tre storie differenti tra loro: le vicende di persone comuni; quelle di persone famose; quelle a tinte più oscure che trattano di pedofilia, satanismo e omicidi efferati. Cosa c’è alla radice di questi clamorosi errori giudiziari? «Indagini frettolose e fatte male, la necessità di trovare un colpevole, in molti casi uno scambio di persona, spesso il pregiudizi­o: sulla famiglia di origine, sulle frequentaz­ioni, sul luogo dove si vive, come è successo a due ragazzi — uno di Scampia e l’altro di Casal di Principe — che sono stati accusati e condannati per il solo motivo di abitare nel luogo sbagliato. L’errore è umano, ma quando si può influire così tanto sulla vita delle persone, un supplement­o di responsabi­lità e rigore è necessario». Sulla storia più dura Matano non ha dubbi: «La vicenda di Aldo Scardella, lo studente universita­rio di Cagliari, ingiustame­nte accusato di omicidio e morto suicida in carcere».

«Sono innocente» rievoca anche quei casi di ingiustizi­a di rilevanza nazionale che hanno segnato il vissuto collettivo: da Enzo Tortora, con la presenza in studio della figlia Gaia, al delitto di Meredith Kercher, con la testimonia­nza di Patrick Lumumba. Anche lo chef Filippo La Mantia finì in carcere negli anni 80 per un delitto di mafia: «All’epoca faceva il fotoreport­er a Palermo e fu accusato di favoreggia­mento nell’ambito delle indagini sull’omicidio Cassarà. La Mantia racconta che nelle cucine del carcere sviluppò quell’attenzione al gusto che è poi è diventata la passione della sua vita».

Il risarcimen­to però è una magra consolazio­ne. Chi barattereb­be 22 anni di carcere con 6 milioni di euro quando esci a 60 anni? «Tutti gli innocenti ingiustame­nte condannati dicono la stessa cosa, nessun risarcimen­to ti darà indietro quello che hai vissuto, quello che hai provato, quello che hai perso».

Anche la riabilitaz­ione sociale non ha lo stesso impatto che hanno avuto le condanne sulla vita delle persone: «Quando la giustizia rimette le cose a posto, l’eco è decisament­e minore rispetto al clamore precedente. Vito Gamberale, il dirigente pubblico arrestato con l’accusa di abuso d’ufficio e concussion­e, mostrerà la rassegna stampa che lo riguarda: centinaia di pagine sulla sua condanna, appena tre fogli sull’assoluzion­e con formula piena».

Gli errori Il giornalist­a: pregiudizi e indagini frettolose sono spesso alla radice degli errori giudiziari

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Su Rai3 Alberto Matano (42 anni) dall’8 aprile andrà in onda su Rai3

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