Un inferno tutto per Bonucci Quel colpo di testa che sfiora la vendetta
Suso è il motore
TORINO Il Diavolo veste Milan e per 80 minuti s’è fatto persona nell’arena juventina che era stata sua e che, ieri sera, era un Inferno, tutto e solo per lui, appunto. Da buon demone, Leonardo Bonucci si è fatto riconoscere dai particolari: colpo di testa, la specialità che da queste parti avevano imparato a memoria, tra Barzagli e Chiellini, chi si rivede; e a 14 minuti dal record di imbattibilità della fu Bbc. Che lui aveva contribuito a cementare, nel marzo di due anni fa. Sembrava un personaggio di Mark Twain: «Il Paradiso per il clima, ma l’inferno per la compagnia». Si poteva desiderare una vendetta migliore?
Al gol, l’ex idolo dello Stadium ci ha aggiunto l’esultanza che qui aveva brevettato, sciacquandosi la bocca, pure dall’insopportabile ipocrisia di non gioire contro le proprie ex squadre. Figurarsi la curva, dove negli anni Bonucci s’era visto alcune partite, quando la squalifica gli levava la maglia, e restava solo il cuore ultrà. Gliela faranno poi pagare, alla fine, irridendolo: «Dai Bonucci sciacquati la bocca». Ma l’avvio è da grandi classici: «Bonucci tu sei un figlio di p...» e «Sei solo un mercenario».
Del resto, la colonna sonora s’era capita subito, da quando il numero 19 si era affacciato sul prato, per il riscaldamento. Fischi, mentre lui faceva stretching dando le spalle alla curva ora nemica. «Ma fischi e insulti mi gasano da matti. Adrenalina, vivo per quella», ha sempre detto. Si aspettava solo la coreografia per l’inizio, Abbraccio tra Chiellini, Donnarumma e Bonucci
SERIE A 31a
e lì s’è rischiato il malinteso, quando è apparso lo striscione formato gigante: «Una vita per la Juve, ciao condottiero». L’idea di un’imprevista ironia è durata un attimo, perché il coro ha fugato ogni dubbio: «Uomo di m...», sempre poco elegante evergreen. Difatti, la scritta era per Massimo Lazzarini, detto il condottiero appunto, ex leader ultrà. La dedica per Bonucci è arrivata qualche secondo più tardi, con lenzuoli ben più casalinghi e un’occhiata a Wikipedia: «L’unico Leonardo che sposta gli equilibri era Da Vinci». Parafrasando la frase con cui si presentò al Milan, che già fece infuriare i tifosi bianconeri.
L’avvio, per lui, era stato anche tragico, con quella volée da fuori di Dybala: non era suo peccato mortale, ma l’argentino aveva pur sempre sparato nel suo quartiere. Una questione di orgoglio, più che di marcature. Così Leo, al solito, aveva cominciato a masticare palloni, fino all’esplosione del gol e, va da sé, sua. Sportivamente lecita, come pure erano legittimi i fischi di chi l’amò, anche se l’argenteria che l’ex aveva contribuito a portare avrebbe potuto farlo applaudire: sei scudetti, tre Coppe Italia, tre Supercoppe, due finali di Champions. Per lui pareva aver parlato la bella canzone dei Fall Out Boy, sparata a tutto volume prima dell’inizio: «Sto solo sognando di farvi a pezzi, sono intimo del Diavolo». Il guaio è che l’avevano sentita anche Cuadrado e Khedira. DA UNO DEI NOSTRI INVIATI A TORINO 5,5 Donnarumma Appena il tempo di rispondere bene su Higuain, che la palla colpita da Dybala gli rimbalza davanti e gli passa tra le mani. Nessun miracolo.
5,5 Calabria La Juve attacca di più dalla sua parte ma lascia anche più spazio. Non sempre ne approfitta.
7 Bonucci Altro che indifferenza: fischiatissimo, contestatissimo, insultatissimo e, evidentemente, esaltatissimo. L’ironia vuole che sia proprio lui ad abbattere la BBC e interrompere l’imbattibilità della Juve. Utile anche a ribattere Higuain. 6,5 Romagnoli Ci mette velocità e fisico, Higuain ha un solo guizzo.
6 Rodriguez Sono scintille con il connazionale Lichtsteiner, cresce nella ripresa quando trova davanti a sé più spazio.
6,5 Kessie I suoi strappi sono fondamentali, così come l’abilità di sradicare palloni dai piedi degli avversari.
5,5 Biglia Assieme a Jack lascia lo spazio per far accomodare Dybala al tiro. Quando la partita diventa molto fisica, soffre. Ammonito, salterà il derby.
5,5 Bonaventura Dybala brucia anche lui. Ci mette tanta corsa, ma meno qualità di quanto la casa sappia produrre. Tira alto da una buona occasione.
6,5 Suso Anche senza il colpo che sorprende Buffon, è però il motore costante del gioco milanista. Ci prova fino alla fine.
5,5 André Silva È solo alla sesta partita da titolare, ma dopo due gol da sei punti Gattuso lo butta dentro nella notte che conta: inizia schiacciando fuori, da due passi, una palla d’oro. Lavora moltissimo per la squadra, ma a volte sembra troppo timido, a volte troppo aggressivo.
6 Calhanoglu È vivo, tiene botta nella prima parte quando la Juve sembra poter avere il sopravvento e va vicinissimo al colpo del k.o. che si infrange sulla traversa. Si ferma a discutere nell’azione del gol del 2-1. 5,5 Kalinic Perdonato, non ancora rinato.
6,5 Gattuso Il Milan ha personalità, ma anche un gioco e un’identità chiari. Tre meriti non da poco, nonostante la sconfitta.
Esultanza da ex
Il coraggio di esultare nello Stadium che l’aveva accolto con cori e striscioni negativi