Nicola, questo calcio non è (più) opinione «Numeri e scienza la nuova frontiera»
«Separiamo i fatti per imparare a conoscerli, lo diceva già Aristotele. Ma è chiaro che per capire davvero una complessità come quella del calcio serve poi che il fatto singolo rientri in una visione d’insieme». Se stupisce sentire un allenatore citare uno dei padri della filosofia, allora vuol dire non conoscere Davide Nicola. Il mister, dimissionario dal Crotone lo scorso dicembre e corteggiato da mezza serie A, ha una visione mai banale sul calcio. «Tutto o quasi è riconducibile ai numeri, l’analisi dei big data permette di scoprire legami tra i fenomeni che accadono durante una partita e dunque di prevedere quelli futuri». Non è divinazione, quella che promuove l’ex difensore di Genoa, Siena e Torino. Al contrario, è l’esattezza della matematica applicata al calcio, senza voler «sterilizzare» passione, competenze e gesti sportivi cioè il fattore umano. Nicola sta lavorando con due ricercatori dell’università di Pisa, Paolo Cintia e Luca Pappalardo, che per interpretare i numeri del calcio hanno sviluppato due algoritmi basati sull’utilizzo di intelligenza artificiale, software che sono in grado di imparare durante il lavoro di analisi. Il progetto vincitore del primo hackathon indetto dalla Figc sulla «match analysis» mescola elementi «soggettivi», per esempio i voti dati dai giornalisti, a quelli rilevati dai numeri puri. Dati dunque che, se sono copiosi in sport maturi da questo punto di vista come il basket Usa, si stanno cercando di far emergere in uno sport «allergico alle statistiche» come il calcio. «Con i due accademici cerchiamo di arrivare a una lingua