Corriere della Sera

Cioccolato per il palato ma anche per la salute

Un’analisi recente degli studi scientific­i pubblicati sul cacao conferma le sue molte ricadute positive per la salute. A patto però che venga consumato in misura ragionevol­e: quello che mangiamo, infatti, è comunque «annegato» in una certa quantità di zuc

- Elena Meli

Pasqua non sarebbe Pasqua senza un bell’uovo di cioccolato da rompere per scoprire la sorpresa. La buona notizia è che fra tutti i dessert che potremmo concederci questo è forse il meno dannoso per la salute aver Almeno, farci letto e, dedicato bene. anzi, uno è la speciale potrebbe speranza alle «doti» interament­e perfino dopo del cacao scorse pubblicato sulla nelle rivista settimane scientific­a Frontiers in Nutrition e Frontiers in Immunology, che raccoglie tutti i dati più recenti sul tema: alla domanda di partenza se il cioccolato sia un amico o un nemico per la salute sembra infatti di poter rispondere che sì, almeno a certe condizioni, il cacao possiamo gustarlo senza sentirci (troppo) in colpa. «I dati più solidi riguardano gli effetti sul sistema cardiovasc­olare — spiega Mauro Serafini, responsabi­le del laboratori­o Alimenti funzionali e prevenzion­e dello stress metabolico dell’università di Teramo e coordinato­re dello speciale del assieme Dipartimen­to a Emilio Jirillo di Scienze mediche di base, neuroscien­ze e organi di senso dell’università di Bari —. Sappiamo, per esempio, che il cacao abbassa in maniera evidente la pressione soprattutt­o in chi è iperteso; è benefico anche per la funzione dell’endotelio, il tessuto che riveste i vasi sanguigni e favorisce la dilatazion­e delle arterie; inoltre, riduce l’aggregazio­ne delle piastrine. Questi effetti assieme spiegano almeno in parte perché gli studi di popolazion­e indichino come consumare cioccolato riduca la mortalità per cause cardiovasc­olari». Una ricercatri­ce italiana, Vincenza Gianfredi del Dipartimen­to di medicina sperimenta­le dell’università di Perugia, ha rivalutato tutte le ricerche sul tema, condotte complessiv­amente su poco meno di 35 mila persone: i risultati, pubblicati lo scorso febbraio su Nutrition, mostrano che un consumo regolare di piccole dosi di cioccolato ridurrebbe di circa il 15 per cento il rischio di insufficie­nza cardiaca, del 20 per cento quello di infarto, del 30 il pericolo di ictus e addirittur­a del 40 per cento la probabilit­à di patologie alle coronarie. L’effetto sembra leggerment­e superiore nelle donne e, come spiega Gianfredi, il merito è dei polifenoli, di cui il cacao è ricchissim­o: «Abbonda per esempio di catechine, gli stessi polifenoli che troviamo nel tè verde, e di flavonoidi. Questi composti agiscono sull’endotelio dei vasi aumentando la produzione di ossido nitrico, un potente vasodilata­tore che ha funzioni antinfiamm­atorie (riduce per esempio la migrazione dei globuli bianchi, ndr) e diminuisce il rischio che si formino placche ateroscler­otiche.

«Il cacao, inoltre, contrasta l’ossidazion­e del colesterol­o “cattivo” o Ldl, uno dei fattori di rischio più consistent­i per lo sviluppo di ateroscler­osi e quindi di infarti e ictus».

Il bello è che assumere i polifenoli come integrator­i non sembra avere lo stesso benefico effetto: tocca insomma bere una cioccolata in tazza o mangiarsen­e un pezzetto. Perché il cacao è un vero cibo funzionale, come sottolinea Serafini: «Il cacao contiene una concentraz­ione molto elevata di flavonoidi e li mantiene, a prescinder­e dalla modalità di preparazio­ne. Per questo ne basta una piccola quantità: l’effetto antiperten­sivo, per esempio, lo si ottiene con cinque, dieci grammi di cioccolato al giorno per tre settimane. L’impatto calorico in questo modo è limitato, ma il beneficio sulle arterie è consistent­e».

Le nuove ricerche peraltro spiegano che i benefici dei polifenoli del cacao potrebbero essere ancora più numerosi, con vantaggi possibili a livello cognitivo e sul sistema immunitari­o (si veda a lato). Allora, via libera all’uovo di cioccolato tutto l’anno? «No, deve comunque restare un cibo per le occasioni speciali — frena Andrea Ghiselli, presidente della Società Italiana di Scienze dell’alimentazi­one —. Certo, i flavonoidi fanno bene, ma nel cioccolato che la maggior parte di noi mangia di solito sono “annegati” in zucchero e grasso: spesso per gli esperiment­i viene utilizzato cioccolato arricchito in flavonoidi o con una percentual­e di cacao elevata, che non per tutti i palati risulta gradevole. Mangiare un cioccolati­no o un quadretto della tavoletta che abbiamo in dispensa significa quasi sempre introdurre un centinaio di calorie, perciò cullarsi nell’idea che “tanto il cioccolato fa bene” potrebbe diventare rischioso per il peso». A maggior ragione se è solo un ingredient­e di un dolce vero e proprio, dalla torta al cioccolato al biscotto “dark”. «Convincers­i che il cioccolato fa bene può portarci a mangiarlo con leggerezza, esagerando con le dosi di prodotti troppo calorici: per questo, anche se è vero che può avere effetti positivi, dobbiamo sempre ricordarci che si tratta di un dolce e come tale dobbiamo limitarne il consumo», conclude Ghiselli.

Nessun via libera alle scorpaccia­te quotidiane, quindi, ma possiamo comunque goderci la bontà di un pezzetto di cioccolato, soprattutt­o se lo sappiamo scegliere.

«Finissimo» o «Extra» In questo tipo di cioccolato, detto anche «superiore», il contenuto di cacao deve arrivare almeno al 43% se fondente, 30% se al latte

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