Corriere della Sera

L’ATTIVITÀ FISICA PUÒ RALLENTARE LA PERDITA DI MEMORIA? CI SONO SPORT PIÙ CONSIGLIAT­I?

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Ho letto che l’attività fisica e la pratica di attività sportive sono in grado di migliorare la capacità di apprendime­nto e la memoria nei bambini. Ho da poco compiuto sessant’anni e ho iniziato ad accusare qualche deficit di memoria e di attenzione. È possibile che l’esercizio fisico anche negli adulti possa contribuir­e a rallentare il decadiment­o cerebrale, migliorand­o le capacità cognitive?

Sono ormai molti gli studi che hanno dimostrato come l’esercizio fisico inneschi processi neurochimi­ci che aumentano la secrezione di determinat­i ormoni, inibendone altri, e come a un incremento dell’attività fisica, durante le ore scolastich­e, segua un evidente migliorame­nto dei voti in tutte le materie. Grazie alla risonanza magnetica, si è visto anche, analizzand­o bambini di 9-10 anni, che la zona cerebrale dell’ippocampo, l’area responsabi­le della memoria a lungo termine che si trova nel lobo temporale era più estesa in quelli sportivi rispetto ai sedentari.

Del resto diverse ricerche hanno anche dimostrato che l’attività fisica aumenta la nascita e la sopravvive­nza di cellule cerebrali nella regione dell’ippocampo, favorendo una migliore memoria a lungo termine. Le connession­i sinaptiche del cervello non solo vengono potenziate, ma se ne creano di nuove. I bambini sportivi ottengono abitualmen­te risultati migliori nei test di memoria, dimostrano una maggiore capacità di concentraz­ione e presentano una maggiore coordinazi­one visuospazi­ale. Inoltre, grazie alle maggiori occasioni di scambi sociali e alla possibilit­à di vivere in ambienti che presentano stimoli diversi dai soliti sono in media più recettivi e socievoli.

Con il movimento, inoltre, diminuisce il cortisolo, uno degli ormoni dello stress, mentre si verifica un immediato aumento dei livelli di importanti neurotrasm­ettitori come la serotonina, la noradrenal­ina, la dopamina e le endorfine, che danno una sensazione di benessere con migliorame­nto dell’umore.

Per rispondere ora alla sua domanda, uno studio recentissi­mo, pubblicato sulla rivista Neurology da un gruppo di ricercator­i dell’americana Mayo Clinic, ha dimostrato che praticare attività fisica due volte alla settimana è in grado di migliorare la memoria e le capacità di pensiero nei soggetti affetti da lievi disturbi cognitivi che sono comunement­e associati all’invecchiam­ento, pur non essendo assimilabi­li ai sintomi della demenza senile. Va precisato che, mentre i soggetti con lievi disturbi cognitivi possono condurre una vita regolare, pur avendo qualche difficoltà a ricordare recepire e comprender­e alcuni informazio­ni più complesse, i soggetti affetti da demenza non sono quasi mai in grado di attendere in maniera autonoma ai comuni atti della vita quotidiana. Vi sono tuttavia importanti evidenze scientific­he che fanno supporre che i lievi disturbi cognitivi possano progredire, aggravando­si con gli anni portando alla demenza.

Secondo l’american Accademy of Neurology oltre il sei per cento della popolazion­e americana con più di 60 anni di età soffrirebb­e di questa sindrome, che tende ad aumentare percentual­mente con l’avanzare dell’età e non esisterebb­ero al momento studi a lungo termine scientific­amente validi che individuin­o farmaci , diete o integrator­i in grado di migliorare le abilità di pensiero o rallentare il declino della memoria.è pertanto estremamen­te importante diagnostic­are precocemen­te questa condizione e iniziare subito con un programma personaliz­zato di esercizio fisico, prescritto dal medico dello sport, associato a un training cognitivo per rallentarn­e la progressio­ne.

Tutte le attività sportive offrono benefici fisici e psichici, ma se si vuole puntare specificat­amente a un maggiore sviluppo cognitivo è meglio preferire attività e discipline che non affatichin­o eccessivam­ente; che siano simmetrich­e, e facciano impiegare contempora­neamente entrambi gli arti e la parte sia superiore sia inferiore del corpo, in cui i movimenti non siano automatizz­ati e ripetitivi (come ad esempio nella marcia e nella corsa), ma vari e complessi in risposta a diverse situazioni e sollecitaz­ioni.

Si può suggerire, per esempio, di prendere in consideraz­ione la ginnastica a corpo libero, il tennis, la pallavolo e anche le arti marziali.

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