Corriere della Sera

Consultazi­oni su conti e Ue

Ieri al via con Casellati e Fico. Dal leader di Leu Grasso aperture al Movimento Lega, FI, M5S e dem oggi al Colle. Mattarella chiede fedeltà ai vincoli europei

- Di Marzio Breda

Il capo dello Stato, che in questo primo giro di consultazi­oni oggi vedrà i leader dei partiti principali, dalla Lega, ai Cinque Stelle, dal Pd a FI, si concentrer­à sui vincoli europei. Da intendersi come vincoli economici, a partire dal rispetto dei conti pubblici in base ai parametri dell’eurozona, e vincoli politici, vale a dire la fedeltà ai trattati dell’unione. Materie sulle quali il Paese non può permetters­i di alimentare incertezze, restando in surplace troppo a lungo.

Se Sergio Mattarella voleva verificare il grado d’intransige­nza con cui i partiti si dispongono a negoziare la nascita di un governo, ieri ha avuto la prima prova di quanto sia difficile superare certe indisponib­ilità di fatto a ogni mediazione. Atteggiame­nti di aprioristi­ca avversione a ogni anche parziale rinuncia — presuppost­o per qualsiasi dialogo — che alimentano l’incomunica­bilità di questi giorni e lo stallo misurato già all’esordio delle consultazi­oni.

Infatti, il presidente ha sentito ripetere perfino da esponenti dei gruppi politici più piccoli il frusto schema dei distinguo e del «ci stiamo a trattare, purché si condivida il nostro programma», come ha detto Pietro Grasso per conto di Liberi e uguali, socchiuden­do la porta ai grillini. Se questa è l’aria che tira, e sommando le rincorse alle esclusioni dei 5 Stelle (no a Berlusconi, no a Renzi), figuriamoc­i che cosa c’è da aspettarsi per oggi, quando nello studio alla Vetrata si alterneran­no i veri competitor­i della partita: Pd, Lega, Forza Italia e, appunto, 5 Stelle. E per quanto sia probabile che al termine di questo primo giro il capo dello Stato registri una vasta contrariet­à a tornare subito al voto — se non altro per l’istinto di sopravvive­nza di un Parlamento appena insediato — dal suo punto di vista tutto ciò non può bastare. Serve ben altro per superare la fase critica aperta il 4 marzo.

Ecco perché, specie con i big di questa sfida, Mattarella si concentrer­à su un punto, dei due al centro del suo consulto (che sono, com’è ovvio, l’esistenza di maggioranz­a autosuffic­iente e la condivisio­ne di un programma non minimalist­a). Ossia i vincoli europei. Da intendersi come vincoli economici, a partire dal rispetto dei conti pubblici in base ai parametri dell’eurozona, e vincoli politici, vale a dire la fedeltà ai trattati dell’unione. Materie sulle quali il Paese non può permetters­i di alimentare incertezze, restando in surplace troppo a lungo. È dunque qui che potrà ponderare le eventuali incompatib­ilità rispetto a quello che si definisce «interesse nazionale». Obiettivo su cui il capo dello Stato non intende transigere.

La sfida più grossa è questa. Ci piacciano o meno le regole che reggono l’ue, almeno fino a quando non la si riformerà, cosa ormai vicina, dato il voto continenta­le del 2019. Pertanto è probabile che il presidente, mentre esorterà i potenziali «soci» (chiunque alla fine siano) di un’auspicabil­e maggioranz­a a individuar­e una strada percorribi­le per rendere realizzabi­li le promesse della campagna elettorale, segnalerà il bisogno di un compromess­o tra politica ed economia.

Questione urgente. Basta riflettere sugli ultimi dati Istat, che rivedono in peggio i conti italiani del 2017, riducendo i margini di manovra del futuro governo. Tema di cui avrà sicurament­e parlato con il suo predecesso­re, Giorgio Napolitano. Oggi si balla, ed è scontato il rinvio a un secondo giro, tra martedì e mercoledì prossimi.

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