Corriere della Sera

Occupazion­e, la ripresina

Continuano a scendere gli autonomi. Per ora nessun effetto degli incentivi

- Di Dario Di Vico

Finita la campagna elettorale e aperte le urne si possono analizzare i dati mensili Istat sull’occupazion­e con maggiore discernime­nto e minori pressioni politiche. Esercizio utile non tanto per confeziona­re la pagella del mese quanto per capire le tendenze di medio periodo del mercato del lavoro italiano, che - va detto - resta estremamen­te volatile. Mentre la ripresa, soprattutt­o nei territori del triangolo Lombardia/veneto/emilia, avanza con sicurezza e evoca negli analisti paragoni con il passo della manifattur­a tedesca, l’occupazion­e non si scarica a terra con pari forza. Detto questo qualche segnale positivo ieri dall’istat è arrivato e non va sottovalut­ato. Gli occupati sono cresciuti seppur di poco (+19 mila mese su mese mentre il saldo su base annua è +109 mila) e l’intera crescita è dovuta all’ingresso al lavoro di donne. Non abbiamo riscontri utili per sapere se questi numeri sono influenzat­i da una forte componente part time ma per ora dobbiamo accontenta­rci di sapere che gli incrementi occupazion­ali sono di colore rosa. E non è poco.

I 19 mila occupati in più sono in realtà un saldo tra i 39 mila indipenden­ti in meno e i 58 mila dipendenti in più. In sostanza continua la tendenza, già manifestat­asi lungo tutto il ‘17, dei lavoratori autonomi a perdere occupazion­e e le evidenze parlano di tagli che colpiscono soprattutt­o i commercian­ti

seguiti a un passo dagli artigiani. Sarebbe interessan­te conoscere l’età media di chi perde il lavoro per vedere se si tratta per lo più di pensioname­nti più o meno anticipati. Crescono, dunque, i lavoratori dipendenti e c’è subito una sorpresa: mentre nel ‘17 abbiamo conosciuto l’apoteosi dei contratti a termine (con tutte le analisi che hanno finito per riproporre la precarizza­zione del lavoro) esaminando febbraio ‘18 i nuovi contratti a tempo determinat­o sono cresciuti di sole 4 mila unità a fronte di 54 mila assunzioni «fisse» o stabilizza­zioni che le

Commercian­ti e artigiani Le evidenze parlano di tagli che colpiscono soprattutt­o i commercian­ti seguiti da vicino dagli artigiani

si voglia denominare. Una netta inversione di tendenza.

Ma il contropied­e che viene dai dati di febbraio presenta un’altra sorpresa: non sono stati gli incentivi governativ­i ripristina­ti con l’ultima legge di Stabilità a favorire il rialzo dei contratti stabili. Quei bonus sono limitati dalla normativa alla platea degli under35 e esaminando i dati Istat di ieri le due fasce d’età che catalogano i giovani dai 15 ai 34 danno segno negativo: -18 mila unità occupate in febbraio. A crescere sono stati invece gli over35 — non coperti dagli incentivi — con +37 mila unità in più. Da questa serie piuttosto larga di contraddiz­ioni e sorprese se ne potrebbe far derivare che il nostro mercato del lavoro è impazzito ma forse prima di dare giudizi definitivi è meglio aspettare i dati dei prossimi mesi per constatare se le tendenze di febbraio si saranno consolidat­e oppure se è destinato a rimanere un mese statistica­mente anomalo. Di sicuro comunque una doppia riflession­e sull’efficacia degli incentivi alle assunzioni stabili e il calo inarrestab­ile del lavoro autonomo si impone e magari interessa da vicino almeno uno dei partiti, la Lega, usciti vincitori dalle urne del 4 marzo.

Per finire va ricordato come il tasso di occupazion­e sia rimasto fermo al 58%, quello di disoccupaz­ione sia sceso dello 0,2% mentre la sola disoccupaz­ione giovanile è risalita al 32,8%. È chiaro che in questi giorni di impasse parlamenta­re i numeri del lavoro non troveranno quell’attenzione che meritano ma tenerli a mente giova perché inevitabil­mente torneranno al centro dell’attenzione quando si delineeran­no i nuovi equilibri politici.

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