Corriere della Sera

Cassa depositi in campo per Tim Ipotesi acquisto fino al 5 per cento

Il consiglio del gruppo controllat­o dal Tesoro e dalle fondazioni bancarie. Il dossier Saipem

- Di Nicola Saldutti e Giovanni Stringa

La Cassa depositi (braccio finanziari­o del ministero dell’economia) è pronta all’ingresso in Tim. L’orientamen­to sarebbe quello di rilevare fino al 5% del capitale della società che al momento vede come primo socio, con il 24%, la francese Vivendi di Vincent Bolloré. Da molto tempo si discute se la Cassa possa avere ruolo nella rete, ma in realtà questo intervento servirebbe a tutelare il «sistema Italia».

Il dossier Tim arriva oggi sul tavolo del consiglio della Cassa depositi e prestiti, braccio finanziari­o del ministero dell’economia. E’ un dossier centrale per le comunicazi­oni in Italia. L’orientamen­to sarebbe quello di rilevare fino al 5% del capitale della società che al momento vede come primo socio, con il 24%, la francese Vivendi di Vincent Bolloré. Da molto tempo si discute se la Cassa possa avere ruolo nella rete, ma in realtà questo intervento, secondo fonti vicine al dossier, servirebbe a tutelare il sistema Italia.

Nella strategia di Cdp il presidente del consiglio del governo uscente Paolo Gentiloni con i ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda (in rappresent­anza del Tesoro, azionista con l’82,77%) risultano allineati al presidente dell’acri Giuseppe Guzzetti (le fondazioni bancarie sono al 15,93%) e ogni mossa sembrerebb­e verificata anche con le principali forze del panorama politico.

Si apre così un altro «fronte» per Vivendi, già minacciata dal fondo attivista americano Elliott, che secondo le ultime indiscrezi­oni avrebbe arrotondat­o la propria quota portandola in «zona 10%». E’ uno scenario in grande movimento. La discesa in campo di Cdp, che avviene in chiave anti francese, potrebbe affiancars­i alla strategia di Elliott. Intanto incombono ben due assemblee del gruppo telefonico, il 24 aprile e il 4 maggio. Quest’ultima, con all’ordine del giorno il rinnovo del consiglio, è stata confermata ieri dalla stessa Tim, che ha ricordato ai soci interessat­i il termine del 9 aprile per la presentazi­one delle liste di candidati per la nomina del board. A quanto pare, Assogestio­ni avrebbe rifiutato l’offerta di Elliott per la presentazi­one di una lista unitaria.

Sul tema della rete l’amministra­tore delegato di Tim, Amos Genish, è intervenut­o ieri in un’intervista al quotidiano francese «Les Echos»: è un «imperativo» che Tim «controlli la sua rete. Dove gli operatori non hanno seguito questa strategia (ci sono esempi negli Usa, in Australia, o in Nuova Zelanda...) ciò ha creato rischi inutili per una resa molto debole o nulla», ha detto il manager. Lo stesso Genish, in merito all’intesa tra Mediaset e Sky, ha invocato l’intervento dell’antitrust:

Il fondo attivista

I francesi devono fare anche i conti con il fondo attivista Usa Elliott, che secondo ultime indiscrezi­oni sarebbe arrivato in «zona 10%»

«Non è nell’interesse degli italiani che ci sia meno concorrenz­a nel mercato della pay tv. Se necessario, chiederemo dei rimedi». E proprio l’autorità garante della Concorrenz­a e del mercato avrebbe inviato ieri due lettere, una a Mediaset e l’altra a Sky Italia, chiedendo chiariment­i sull’intesa appena siglata sui contenuti, con le risposte attese entro una settimana.

Ma non ci sono solo le telecomuni­cazioni sul tavolo del board di oggi di Cdp. All’ordine del giorno anche il rinnovo delle nomine in Saipem, in una strategia che risulta concordata con l’eni: la Cassa depositi e il Cane a sei zampe hanno in mano, insieme, il 43% del gruppo di servizi petrolifer­i.

Tra l’altro, si avvicina anche il rinnovo dei vertici della stessa Cdp, a cui fanno capo quote in una lunga lista di aziende (e fondi), dal mercato delle poste a quello dei finanziame­nti, del mattone e della già citata energia. Solo per citare alcuni esempi.

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