Per Salvini i veti portano alle urne «Ma un incarico a me per ora è inutile»
«Si parte dal centrodestra, tutti cedano qualcosa». Giorgetti: non ci chiedano di tradire Silvio
MILANO «Noi il percorso in testa ce lo abbiamo bello chiaro...». Matteo Salvini è in auto, sta andando a vedere il derby della Madonnina, che per un milanista come lui si rivelerà meno doloroso del previsto. Poi, chiarisce: «Se tutti continuano ad arroccarsi sulle loro posizioni, non credo ci siano altre possibilità se non il ritorno alle elezioni». Due date possibili: «A giugno o a ottobre». Proprio quello che il suo vice Giancarlo Giorgetti, più o meno nello stesso momento, sta dicendo a Bruno Vespa nella registrazione di «Porta a porta».
Più tardi, il leader leghista ribadirà il messaggio: «Io domani a Mattarella dirò che la coalizione che ha vinto è il centrodestra e il programma da cui si parte è quello del centrodestra». Ma, diversamente da quanto chiesto da Giorgia Meloni, Salvini non punta ad alcun incarico esplorativo: «Oggi è inutile, non ci sono i numeri. Quindi, io posso solo prendere atto del fatto che non ci sono i numeri». Insomma: «L’esploratore lo facevo quando facevo il boy scout a 10 anni, adesso c’è poco da esplorare».
Resta il fatto che il momento è il più teso da quando sono iniziate le relazioni dirette tra Salvini e Di Maio. A dispetto dei frequenti messaggi e degli incontri spesso smentiti — ma quello prima delle consultazioni al Colle non c’è stato, arriverà la prossima settimana — il leader leghista non ha apprezzato la nuova chiusura a Berlusconi del capo a 5 Stelle. Anche se Salvini non è convinto che il Cavaliere abbia del tutto accantonato la tentazione di arrivare come centrodestra a un accordo con una parte dei democratici. E infatti l’avviso ha destinazioni multiple: «Tutti alla fine devono cedere, non soltanto i 5 stelle, anche Pd e Forza Italia». Non per nulla Giorgetti osserva che «il successo di due leader come Salvini e Di Maio ci ha fatto entrare in una fase nuova di gestazione e travaglio che può dare anche esiti imprevedibili».
In ogni caso, Giorgetti ha difeso l’alleanza: «Di Maio ha detto che per il governo bisogna fare un accordo serio, su un programma per cinque anni. Poi però ha detto al Pd “se volete fare un accordo con me dovete tradire Renzi” e a noi “se volete venire con noi tradite Berlusconi”». Insomma: «Finché il M5S non riconosce che abbiamo vinto con Forza
I numeri
Il leader: un mandato esplorativo è impossibile, non ci sono i numeri
La mossa anti Turchia Il segretario leghista continua la sua politica estera: stasera sarà all’ambasciata armena
Italia e dobbiamo discutere tutti insieme, non si risolve».
Oggi a mezzogiorno la delegazione leghista — Salvini, Giorgetti e il capogruppo al Senato Gian Marco Centinaio — salirà al Colle. Il segretario si attende un certo pressing del capo dello Stato sui tempi: «Un altro giro di consultazioni dopo quello di oggi — spiega un salviniano —, poi Mattarella chiederà di arrivare al dunque». I leghisti, in ogni caso «non accetteranno incarichi esplorativi, intendono cercare la strada di un governo ma non hanno paura di andare alle elezioni».
Intanto, Salvini continua con la sua personale politica estera: questa sera sarà a Villa Doria Pamphili, ospite della cena di gala dell’ambasciatore dell’armenia, che arriva a pochi giorni dalla cancellazione del possibile accordo che avrebbe aperto la strada alla normalizzazione dei rapporti con la Turchia. Paese che, come noto, la Lega non vuole nell’unione europea.