Il Pd unito dal «no» a Di Maio E Martina si candida segretario
Gozi: «Bisogna andare oltre il partito, subito un’alleanza con En Marche»
ROMA Alle consultazioni di oggi con il capo dello Stato il Pd si presenterà in un’inedita versione: unito.
Il reggente Martina, il «diversamente renziano» Delrio, il pasdaran dell’ex segretario Marcucci e il presidente del partito Orfini, che fino all’altro giorno si guardavano con sospetto e che, non a caso, avevano deciso di vedersi stamattina alle otto e mezzo per concertare la linea prima di salire al Colle, devono ringraziare Di Maio per la ritrovata unità.
Il leader grillino si è detto disposto a dialogare con il Pd a patto che Renzi venga messo ai margini e, come era ovvio, il suo invito è stato respinto al mittente. Ormai anche i filogovernativi del Pd si sono convinti che i 5 Stelle abbiano agito così «per avere la giustificazione per fare un esecutivo con la Lega e magari anche con Berlusconi».
In molti, a cominciare dall’ex segretario, ritengono che molto probabilmente sarà questo l’esito delle trattative per il nuovo governo. «Di Maio la smetta di usarci come secondo forno per alzare il prezzo con la Lega», avverte Guerini. E Rosato: «Noi incontriamo tutti ma Di Maio non vuole costruire le premesse per un incontro, è chiaro».
Dunque, tutto a posto nel Pd? Questo è un altro paio di maniche. L’assemblea nazionale è stata alla fine convocata per il 21 aprile, anche se i renziani avrebbero preferito tenerla a giugno, dopo le consultazioni regionali e amministrative. E Martina si è ufficialmente candidato. Gli uomini dell’ex segretario non sono convinti di questa soluzione. Però sanno anche che spaccare il partito adesso potrebbe essere un problema. Mentre potrebbero dare il via libera al reggente ottenendo in cambio dei vantaggi. Le condizioni per non andare allo scontro sono quattro: la creazione di una segreteria condivisa, l’assegnazione per i renziani dei posti chiave del partito (vicesegretario, organizzazione, enti locali, tesoriere solo per citarne alcuni), un chiarimento da parte di Martina sulla linea politica, che deve essere quella dell’opposizione impostata il 5 marzo dall’ex leader, e, infine, l’avvio, in Assembla nazionale, del percorso congressuale per convocare le primarie e le assise nazionali prima delle elezioni europee. Insomma, Martina sarebbe un segretario a termine.
Ma c’è un’altra incognita che aleggia sulla riunione del 21 aprile: il segretario dimissionario è intenzionato a prendere la parola. E agli amici ha detto con aria di intesa: «Ascoltatemi che sarà interessante». Già, perché il vero fronte che si aprirà a breve nel Pd è un altro: che identità dare al partito. Sandro Gozi lo ha aperto ieri con un’intervista all’huffington Post: «Bisogna andare oltre il Pd e costruire da subito un’alleanza progressista ed europeista con En Marche, portandosi anche gran parte del Pse. Il Pd deve parlarne già ora all’assemblea».
Sono parole che ricordano ragionamenti fatti da Renzi ultimamente (l’altro ieri l’ex segretario ne avrebbe accennato con alcuni fedelissimi). Per Gozi occorre «andare oltre il Pd», «guardando anche al di fuori del partito». Potrebbe essere questo il nuovo terreno di divisione dei dem.
Il 21 l’assemblea dem I renziani per dare l’ok al reggente chiedono il vice e l’avvio dell'iter per fare le primarie
L’ex leader parlerà
Il segretario uscente parlerà all’assemblea: «Ascoltatemi, sarà interessante»