Il giallo del seminarista morto La Procura vuole sentire gli amici
Roma, trovato nella sua camera. L’inchiesta e i dubbi sul presunto orario del decesso
Il giallo sulla morte di Anthony Freeman, il seminarista americano trovato cadavere a Roma nella residenza dei Legionari di Cristo, il pomeriggio di Pasquetta, ruota attorno all’orario del decesso. Gli amici dicono di averlo visto rientrare nella sua stanza tra le nove e le dieci di sera. Eppure lo stato di decomposizione del corpo racconta una storia diversa. Apparentemente, quindi, l’orario della morte è incompatibile con i racconti dei suoi amici. Motivi che hanno imposto al pm Nadia Plastina di svolgere accertamenti per venire a capo del mistero.
Ieri è cominciato l’esame autoptico del medico legale Francesca Cittadini. E la consulente della Procura ha voluto accanto a sé una tossicologa per risolvere il rebus. Perché il cuore di un ragazzo di 29 anni ha smesso di battere? Possibile che solo il calore della stanza — per la verità trovata con le tapparelle chiuse — abbia sconvolto i suoi parametri vitali accelerando lo stato di putrefazione del corpo? Gli inquirenti sono aperti a varie ipotesi.
Si vuol capire, ad esempio, se avesse assunto qualche sostanza. Ma la morte naturale di questo ragazzo nato al confine tra Texas e Louisiana non è ancora esclusa. Anche perché sul giovane non sono state trovate lesioni. L’autopsia che potrebbe rivelare eventuali malformazioni cardiache si presenta complessa a causa delle condizioni del cadavere. Ecco perché la Procura si appresta a svolgere interrogatori a tappeto tra gli amici di Anthony, per ricostruire le ultime 24ore di vita del seminarista.
Padre Aaron Smith, portavoce dei Legionari di Cristo, istituto religioso maschile di diritto pontificio fondato nel 1941, ha raccontato che Anthony e i suoi amici sono andati a mangiare verso le otto di sera, per poi ritirarsi nelle loro camere verso le dieci dopo aver pregato. Tutti — ricorda padre Smith — si sono salutati, dandosi appuntamento al mattino successivo per andare a Napoli, un’escursione studiata nei dettagli nei mesi precedenti. Ed è nel racconto del portavoce che affiora un’apparente stranezza. Il giorno dopo nessuno ha fatto caso all’assenza di Freeman. Possibile che nemmeno a uno degli amici sia saltato in mente di bussare alla porta di Anthony per svegliarlo? Padre Smith ha provato ad allontanare ogni sospetto, facendo notare che sono stati proprio loro a chiamare i carabinieri per fare chiarezza. Intanto saranno analizzati anche telefono e pc, dai quali potrebbero venire indicazioni fondamentali per capire se c’è stato un ultimo messaggio della vittima, un ragazzone dal sorriso smagliante, un «catholic life coach», come si definiva lui stesso. L’attività sui social potrebbe fornire una risposta decisiva.
Dubbi e racconti
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