Corriere della Sera

«La coppia, la moda, l’italia Il nostro amore non è mai finito»

Gli stilisti confessano a Massimo Gramellini: staremo sempre insieme, come Gianni e Pinotto Domani parte la loro «quattro giorni» di eventi a New York con le creazioni di Alta Moda

- Di Massimo Gramellini

Le persone divorziano e si accaniscon­o per i soldi e per le case. Ma allora non hanno amato. Ancora oggi quello che è mio è suo, quello che è suo è mio

"Abbiamo rifiutato tutte le offerte di acquisto. Puoi avere tanti soldi ma se non sei più libero, che te ne fai?

"Il gusto non ha portafogli. Abbiamo un mercato dai pochi eletti al prêt - à-porter ai giovani: devi sempre pensare al bello

L’amore, la moda, l’italia. Domenico Dolce e Stefano Gabbana si raccontano in una lunga intervista (della quale qui anticipiam­o alcuni passaggi) in esclusiva a Massimo Gramellini, in un supplement­o speciale del «Corriere della Sera». Un allegato di otto pagine (gratis domani con il quotidiano, in edicola e sulla Digital Edition) dedicato al nuovo evento che li vede protagonis­ti, questa volta a New York: qui, da domani a lunedì 9, Dolce e Gabbana celebreran­no l’alta Moda, l’alta Sartoria e l’alta Gioielleri­a. Nel supplement­o del «Corriere», Paola Pollo ripercorre la creatività degli undici eventi negli scenari più suggestivi d’italia, da Taormina a Venezia, da Portofino a Capri da Napoli,a Palermo, oltre alla Scala di Milano, che hanno preceduto negli anni scorsi l’appuntamen­to newyorkese. Gian Luca Bauzano sottolinea la promozione delle sapienze artigianal­i dei territori coinvolti, mentre Augusto Veroni presenta le novità dell’alta Orologeria. Il corrispond­ente del «Corriere» da New York, Giuseppe Sarcina, racconta lo spirito della città più cosmopolit­a e dinamica del mondo, accanto a Matteo Persivale, che traccia un profilo dei luoghi che vedranno Dolce e Gabbana in primo piano a partire da domani. Ma è vero che la gente vi chiama entrambi «Dolce e Gabbana»?

Gabbana: «Mi piace tantissimo questa cosa. Guarda, c’è Dolce e Gabbana!»

Dolce: «Io mi arrabbio quando mi chiamano solo Dolce».

G: «O quando invertono i nomi: Stefano Dolce e Domenico Gabbana. Lui va fuori di testa. Perché un sarto che faceva il gradasso con suo padre si chiamava Stefano Dolce».

D: «A mio padre chiedevo: perché non reagisci? Solo da grande ho capito che non c’era forma di disprezzo migliore».

Da quanti anni vi frequentat­e?

D: «Io lavoravo già come assistente stilista, avevo 22 anni. Lui voleva iniziare».

G: «Avevo 19 anni. Ero un grafico pubblicita­rio, ma non conoscevo niente della moda».

D: «Metteva i jeans rotti. Inverno primavera estate autunno. Aveva le gambe a quattro stagioni».

G: «Chiesi alla “buttadentr­o” di un locale se conosceva qualcuno nella moda. Lei disse: “Ho un amico che fa dei vestiti bellissimi a me e alla Bertè. Giorgio Correggiar­i”. Chiamai e mi passarono il primo assistente. Era Domenico».

È nato prima l’amore o il rapporto profession­ale?

In coro: «Prima il rapporto profession­ale!»

[...]

Come avete fatto a rimanere amici dopo esservi lasciati?

D: «Il nostro amore non è mai finito. C’è stato un turbamento ormonale, che è diverso. È attrazione sessuale».

G: «Prima facevamo l’amore, vivevamo insieme, ora non succede più. Ma lo amo sempre».

D: «La gente divorzia e si ammazza per i soldi e per le case. Ma allora non hanno amato. Ancora oggi, quello che è mio è suo, quello che è suo è mio».

G: «Ho una casa al mare: la stanza più grande è la sua. Lui ha una casa a New York: la stanza migliore è la mia».

D: «I nostri compagni lo sanno: se ti va bene è così, se non ti va, è così lo stesso».

G: «Da anziani saremo ancora insieme, come Gianni e Pinotto».

D: «Ci conosciamo e sappiamo come trattarci».

G: «Lui davanti a me può fare qualsiasi cosa. Se lui è felice, io sono felice».

D: «Se un amore nasce da giovani – per me è stata la prima esperienza, per lui la prima storia d’amore – è puro, totale».

G: «Se lui mi parla di qualcosa, io so che cosa vede».

Che rapporto avete con i soldi?

G: «Non ho il tempo di spenderli. Sono sempre in ufficio a lavorare! Non me ne frega niente di diventare più ricco, il mio scopo è avere successo».

D: «Abbiamo rifiutato tutte le offerte di acquisto. Puoi avere tanti soldi, ma se non sei più libero che te ne fai? Non vai al cimitero in una bara piena di soldi. Ci vai bello liscio».

Chi erediterà la vostra fortuna?

G: «Una volta che saremo morti, saremo morti. Non voglio che un designer giapponese inizi a disegnare Dolce & Gabbana».

G: «Quando ci siamo lasciati, ci siamo detti che era meglio dividere tutto, perché se io avessi preso una botta in testa, lui l’indomani si sarebbe ritrovato con, che so, mia cugina che non c’entra niente, a rovinargli l’azienda. Abbiamo creato un trust che nessuno dei due può toccare. Abbiamo pagato le tasse, è venuto fuori lo stesso il casino».

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Fate un lavoro che si rivolge ai ricchi.

G: «Il gusto non ha portafogli. Abbiamo un mercato piccolissi­mo, che è l’alta moda, poi c’è quello più ampio del prêt-à-porter, e poi quello dei giovani che hanno un portafogli­o meno ampio. Ma devi sempre pensare al bello».

D: «Oggi gli italiani stanno meglio di ieri. Apri il frigo o l’armadio di chiunque e vedrai. Anche il più povero è pieno di roba. La gente è invidiosa. Se guardi i reality tutti pensano di essere vip. Dico: ma tu, cos’hai fatto? Hai scoperto la penicillin­a? Se hai fatto la troia, quello lo sanno fare tutti. Vanno nei negozi e dicono “Io sono vip”. Ma de che?».

Come reagite agli insulti sui social?

G:

«A volte mi arrabbio. Quando i giornali americani denigrano l’italia, scrivo: “Ma che cazzo dite?” Hanno un complesso, perché noi italiani sappiamo fare bene tutto».

D: «Vorrei sapere chi è che ci mangia dietro questi social… Chi è il capo? Io metterei i “like” a pagamento. Vi faccio vedere io come crolla tutta la baracca… E quelli che si ritoccano le foto nei profili? In questi giorni ho fatto dei colloqui con dei giovani stilisti. Guardi le loro foto, poi li guardi in faccia e… sono irriconosc­ibili. Dico: ma sei scemo?».

Voi non vi ritocchere­ste?

G: «Su Instagram a volte sono anche peggio che al naturale. Però mi sono rifatto gli occhi, 5 anni fa. Mi stava cascando la palpebra».

D: «Io ho la fortuna dei brutti: quando nasci bruttino non puoi che migliorare».

G: «Vabbè, ma non devi mica diventare la donna gatto!»

Come cambia la moda con il prolungame­nto della vita media? Le modelle più famose hanno cinquant’anni.

D: «Una volta si disegnava per fasce d’età. Oggi si disegna per gusto e stile di vita. Le figlie mettono le cose delle madri, e viceversa».

La vostra prima sfilata a New York. Al Metropolit­an. È un punto di arrivo?

G: «A New York ci sono andato per la prima volta nel 1986. Ricordi cosa dissi? “Beh, tutto qua?” Io ci vado solo perché amo lui».

D: «Per me l’america è la Statua della Libertà…la possibilit­à di avere successo, di rifarsi una vita».

[...]

 ??  ?? Sodalizio vincente Stefano Gabbana e Domenico Dolce al termine della sfilata di Alta Moda realizzata a Palermo nel 2017. Ora, protagonis­ti a New York dal 6 al 9 aprile
Sodalizio vincente Stefano Gabbana e Domenico Dolce al termine della sfilata di Alta Moda realizzata a Palermo nel 2017. Ora, protagonis­ti a New York dal 6 al 9 aprile

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