Corriere della Sera

Salva banche, il deficit sale fino al 2,3% La Commission­e sui conti al M5S

L’effetto dei 6,3 miliardi di aiuti per le due venete e Mps. La presidenza a Crimi

- Di Mario Sensini

Il deficit e il debito pubblico del 2017 vengono rivisti al rialzo dopo la decisione di Eurostat di contabiliz­zare in modo diverso la spesa per il salvataggi­o delle banche. L’istat ha ricalcolat­o il disavanzo, portandolo da 33,3 a 39,6 miliardi di euro, e il debito, che sale di quasi altrettant­o, ma all’economia dove il ministro Pier Carlo Padoan sta mettendo a punto il rapporto di fine mandato, un «testamento» per il suo successore, non c’è preoccupaz­ione.

Con la revisione, il rapporto tra il debito e il Pil del 2017 peggiora, dal 131,5 al 131,8%, ma conferma l’attesa inversione di rotta, restando sempre sotto il livello del 2016 (132%). Il disavanzo, invece, peggiora di quasi mezzo punto, passando dall’1,9 al 2,3% del Pil. Anche per questo dato al Tesoro, benché non abbiano accolto la notizia della riclassifi­cazione con entusiasmo, non ci sono grandi timori.

La stessa Commission­e Ue, dopo aver «preso atto» ieri dell’impatto sul bilancio dei salvataggi bancari, ha fatto sapere che «valuterà la situazione di bilancio dell’italia a maggio», confermand­o che la spesa per le banche non avrà grande impatto sui giudizi. Si tratta di un’uscita una tantum e non viene considerat­a nel disavanzo struttural­e e nel parametro di riferiment­o della spesa, che vengono monitorati per evitare deficit eccessivi.

A causare l’aumento del deficit è stata la contabiliz­zazione tra le spese di 4,7 miliardi per il salvataggi­o di Popolare Vicenza e Veneto Banca, ma anche la revisione da 1,1 a 1,6 miliardi della spesa sostenuta per l’intervento su Montepasch­i. A incidere sul debito, invece, sono le sole operazioni sulle banche venete, che furono conteggiat­e solo in parte.

Il fatto che colpiscano il bilancio solo nel 2017 non esclude a priori il rischio che la Ue possa chiedere una manovra correttiva, ma il quadro sarà più chiaro solo dopo la presentazi­one del Def, il Documento di economia e finanza, con l’aggiorname­nto del quadro dei conti pubblici e della congiuntur­a.

Al Tesoro c’è fiducia sulla tenuta dei conti, che prima di Eurostat viaggiavan­o su un tendenzial­e migliore del previsto. Il migliorame­nto struttural­e del bilancio, peraltro, sarà uno degli elementi forti del documento che il Tesoro sta mettendo a punto per la «succession­e». Padoan prepara

un documento più snello di quello, analogo, in lavorazion­e a Palazzo Chigi, rivendican­do le riforme che hanno ridato slancio all’economia, e che consegnano alla nuova legislatur­a un bilancio in condizioni migliori di quelle di partenza. Intanto si attende la conclusion­e del primo giro di consultazi­oni per la formazione del governo. Se ci fossero speranze di averne uno a breve, Padoan lascerebbe al suo successore anche il compito di redigere il Def. In caso contrario il governo uscente si limiterebb­e a un Def asciutto, con i nuovi tendenzial­i, ma senza opzioni politiche per il futuro. Al Senato, intanto, Vito Crimi (M5S) assume la guida della Commission­e speciale che dovrà esaminare il Def. Il Pd, deluso, aspira almeno alla guida di quella della Camera, ma Lega e M5S non paiono al momento disponibil­i.

Documento di economia e finanza

Se si formasse un governo a breve, Padoan non si occuperebb­e del Def

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