Corriere della Sera

Dopo tanto tempo sono quasi pronte

- Di Mario Sconcerti

La mia impression­e è che l’inter cresca, che abbia trovato un modo di giocare e ne voglia adesso tutti i contenuti. Il Milan è una buona squadra, perfino con più linee razionali dell’inter, solo ancora un po’ scolastica, da quinto giorno in aula. Ha buoni giocatori quasi dovunque, mancano i momenti diversi che ha l’inter. È stato comunque un buon pareggio senza gol, non c’è stato il grande spettacolo, c’è stato però molto gioco offensivo, è mancata la noia di questi risultati. Sono arrivati errori evidenti, forse per il campo pieno di pioggia, o per l’importanza della partita. Ha sbagliato molto Icardi, ma anche Bonaventur­a pure se in zone meno nervose, anche Calhanoglu, uno che queste partite può risolverle. Di Kalinic non parlo più, ma è solo questo. Ha fatto un gol da grande centravant­i Cutrone però in piccolo evidente fuorigioco. Continua a crescere Brozovic, come se si fosse innamorato dell’importanza del nuovo ruolo. Forse il motivo di fondo è questo: il Milan è arrivato a una discreta esattezza, si è spinto vicino ai suoi limiti. Che non riguardano ancora Gattuso, ancora sorprenden­te nel dare ritmo alla fantasia della partita. L’inter invece è in formazione, può ancora crescere, anche se per altri tempi. Un peso forte lo sta portando Cancelo, ora quasi completo anche a livello difensivo. Sono questi giocatori doppi che disorienta­no il calcio di oggi, sono fantasisti in zone del campo che sembrano periferich­e ma da cui nasce molto. Il vero fantasista del Real è pur sempre Marcelo. Cancelo sbaglia ancora il semplice, ma nell’intuizione è già completo. È un momento fondamenta­le nella costruzion­e del futuro perché con Cancelo copri la vera diversità di una squadra. In sintesi è stato un derby promettent­e per oggi e per domani. Migliore di tanti ultimi derby perché con un senso più netto del gioco, della consistenz­a di sé. È evidente che Inter e Milan arrivano a fine stagione con un forte lavoro alle spalle. Sono due squadre quasi pronte, forse per la prima volta dopo tanto tempo e tante parole. Ma la cosa buona è che non dipendono più solo dalla qualità dei giocatori, valgono di per se stesse, per cultura di gioco, disciplina tattica, ambiente. Sono dentro il realismo dei loro tecnici. Personalme­nte, e senza esagerazio­ni, era da molto tempo che non vedevo tanti piccoli segnali di ottimismo.

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