Corriere della Sera

«Arsenali in Lombardia»

Il procurator­e Dell’osso: possibile emulazione

- di Andrea Pasqualett­o

«ABrescia e Bergamo tempo fa è stato trovato un vero arsenale. Ma nessuno, oltre alle forze dell’ordine, dovrebbe avere armi». Il procurator­e generale di Brescia Dell’osso parla di «rischio emulazione» dopo il raid di morte in Lombardia.

Procurator­e generale Dell’osso, sono state scene da Far West in una terra ricca e progredita. Cosa sta succedendo a Brescia e Bergamo? Casi isolati o c’è dell’altro nella pancia di queste province?

«Sta succedendo che negli ultimi mesi si sono moltiplica­ti gli episodi di violenza, anche quella che causa morti. In realtà il fenomeno non riguarda solo il nostro distretto giudiziari­o, che comprende anche Mantova e Cremona. Sarà comunque meglio focalizzar­e l’attenzione su cause e rimedi per evitare certe derive».

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Il contesto

Certe pulsioni crescono in un contesto dove l’idea di una giustizia privata cattura le menti deboli

Ci stiamo avvicinand­o all’america più profonda delle stragi isolate?

«È difficile rispondere. In ogni caso non siamo l’america e possiamo scongiurar­e quel pericolo con risposte investigat­ive adeguate e pronte. Il livello del crimine è sempre direttamen­te proporzion­ale all’efficacia degli organi di contrasto».

Uomini che sparano a volto scoperto, fra la gente, anche di giorno, incuranti di qualsiasi sguardo e pericolo, disposti a tutto. Non le fa un certo effetto a queste latitudini?

«Non mi hanno sorpreso più di tanto, perché non è la prima volta che succedono delitti efferati. Qui è radicata la ‘ndrangheta. Sono comunque episodi molto gravi. Quello di Brescia anche particolar­e, avendo l’uomo in questione (Cosimo Balsamo, ndr) tenuto alto il livello di rischio per una serie di soggetti e per un numero non trascurabi­le di ore. Una volta identifica­to l’omicida e capito di chi si trattava, ho dovuto mettere in sicurezza i due magistrati nei confronti dei quali aveva manifestat­o sentimenti di ostilità e di odio in più occasioni. E oltre a loro le due avvocate che lo seguivano. C’erano profili di alto rischio, confermati dal secondo delitto che ha detto chiaro come l’assassino volesse eliminare chi riteneva causa della sua rovina. Ed è possibile che fosse sua intenzione continuare a uccidere, dissuaso in ciò forse dalle straordina­rie misure di contrasto messe in campo».

Un fucile a pompa, pistole. Il tutto a disposizio­ne di un uomo appena uscito dal carcere, com’è possibile?

«Ci si dimentica che questa è terra di fabbriche d’armi, le più grandi d’europa e forse non è poi così difficile procurarse­le. Le fabbriche sono evidenteme­nte più che legittime, sia chiaro, e producono ricchezza ma non ci si può meraviglia­re se qualcuno ne ha. A Brescia e Bergamo è stato rinvenuto tempo fa un vero e proprio arsenale».

Pensa che ci siano troppe armi in circolazio­ne, in Lombardia?

«Se siano troppe in senso assoluto è difficile dire. In ogni caso ritengo che le armi detenute o portate, salvo quelle legate allo svolgiment­o di un lavoro particolar­mente rischioso, siano comunque sempre troppe».

In Italia crescono le richieste di licenze di porto d’armi di privati cittadini. Cosa ne pensa?

«Tutto il male possibile, senza retorica ed esagerazio­ne. Il Far West nasce dove si creano i presuppost­i. Armarsi non serve alla crescita morale, culturale e sociale della comunità. Non è questa la strada».

Lei ha un’arma?

«La detengo ma non la porto in giro».

Vede un pericolo di «giustizia fai da te»?

«Nel momento in cui si verificano episodi delittuosi gravi, una pulsione in senso emulativo ci può essere. Soprattutt­o se il contesto diventa quello dell’accettazio­ne di una giustizia privata che cattura le menti deboli, come succedeva all’epoca del vecchio diritto romano».

Come inquadra il duplice delitto di Caravaggio nella sala slot? Si dice che i due fratelli fossero legati al clan Madonia.

«È prematuro fare qualsiasi ipotesi sul movente. Purtroppo sale slot, casinò e gioco d’azzardo in genere sono un settore di attrazione delle mafie a tutti i livelli. Un casinò è un luogo ideale di riciclaggi­o, dove sguazza la criminalit­à organizzat­a».

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