Corriere della Sera

Così Mattarella certifica che nessuno ha vinto: servono intese, prendiamo altro tempo

Nelle consultazi­oni la chiamata in campo del Pd che si nega

- di Marzio Breda

Stavolta veste i panni del cronista e offre un titolo secco ai giornali: niente intese, serve ancora tempo. Ma fa soprattutt­o l’educatore civico, Sergio Mattarella. Per spiegare alla gente più o meno digiuna delle «regole della democrazia» e che magari si chiede come mai il proprio partito — 5 Stelle e Lega, per capirci — non sia già a Palazzo Chigi, che in realtà non ha vinto nessuno. Certo, hanno avuto «un ampio aumento di consenso», quelle due formazioni. Ma «a nessuno le elezioni hanno assegnato la maggioranz­a alla Camera e al Senato». Quindi né l’una né l’altra possono pretendere neppure un pre-incarico, come lo ebbe Bersani, che alla Camera una maggioranz­a l’aveva, nel 2013, anche se poi chiuse il suo tentativo con un fallimento.

Si muove per fare opera di trasparenz­a (e un po’ di pressione sui partiti), il capo dello Stato, quando entra nella Loggia alla Vetrata e racconta ai cronisti com’è andato il primo giro di colloqui sul Colle. Male, cioè. Nel senso che le faglie apertesi con il terremoto alle urne del 4 marzo restano sempre lì, non ricomposte. «Nessun partito e nessuno schieramen­to dispone, da solo, dei voti necessari per formare un governo e sostenerlo», dice. E, sempre pedagogico, aggiunge: «Le consultazi­oni hanno lo scopo di far emergere la composizio­ne di un governo che abbia il sostegno della maggioranz­a del Parlamento». Serve pertanto che «due dei tre blocchi» dei quali si compone adesso il nostro panorama politico «si uniscano».

Una condizione indispensa­bile, che resta al momento irrealizza­ta. Per cui, visto che «molti» dei suoi interlocut­ori gli hanno «prospettat­o l’esigenza di maggiore tempo», il presidente offre «qualche giorno di riflession­e». Sarà utile a me, sillaba, «per analizzare le consideraz­ioni» presentate­gli dai partiti, e utile ai partiti «per valutare responsabi­lmente la situazione, le convergenz­e programmat­iche e le possibili soluzioni per far partire un esecutivo». Quanto lunga sarà la pausa? Quantomeno fino a mercoledì prossimo (compreso), nella speranza che nuovi confronti portino frutto. Altrimenti, se mettesse fretta, rischiereb­be di sentirsi ripetere quanto ha già ascoltato fino ad ora.

Qualcuno, ieri, giurava che le posizioni emerse al cospetto di Mattarella sarebbero «non troppo lontane». Non è ancora vero. Lo dimostra, al di là delle facili suggestion­i, ciò che è stato verbalizza­to al Quirinale. Il bilancio è questo: il M5S, che ha l’ambizione di condurre il gioco, ha sì in corso un dialogo fitto con la Lega di Salvini, ma preferireb­be un accordo con il Pd. E pure Forza Italia, dopo l’insormonta­bile interdizio­ne subita da Berlusconi per bocca di Di Maio, ricambia l’ostilità e tende a una riedizione del patto del Nazareno con i democratic­i, in ciò distanzian­dosi da Salvini, che la rifugge. Solo che il Pd, come ripete il reggente Martina, resta blindato in un’indisponib­ilità aventinian­a. Una blindatura che non tradisce il diktat dell’ex segretario Matteo Renzi.

Ecco lo stallo denunciato dal presidente. Sciogliere questo nodo non sarà una faccenda rapida né semplice. Vanno dissipate parecchie tensioni e smussate alcune asprezze di troppo. Come quelle del leader leghista, che rimane un po’ malmostoso quando sente parlare di «vincoli europei» (economici e politici evocati da Mattarella). Mentre Di Maio, al pari di Berlusconi, si mostra paradossal­mente più moderato e tranquilli­zzante sul tema. Ora ci sarà tempo e modo di approfondi­re le reciproche disponibil­ità. Sapendo comunque una cosa: Mattarella è contrariss­imo a nuove elezioni. E farà di tutto per evitarle.

Per ora il Colle cercherà di scongiurar­e lo scenario di urne anticipate

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(Lapresse) Al Quirinale Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, 76 anni, con il segretario generale Ugo Zampetti, 68, (alla sua sinistra) e il consiglier­e per la Comunicazi­one Giovanni Grasso (55)

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