Corriere della Sera

Il capo della Lega accusa: da Silvio sterzata filo dem, io sceglierò sempre il M5S

Salvini: Berlusconi contro l’accordo, ma serve un governo forte

- Marco Cremonesi

MILANO «Che devo dire? Silvio Berlusconi questa mattina ha fatto una sterzata filo Pd e contro l’accordo...». Matteo Salvini sta andando alla cena di gala dell’ambasciato­re armeno in Italia. Se è innervosit­o, non lo dimostra, anche se ha di nuovo smesso di fumare. Però, per tutto il giorno, il segretario non ha parlato al telefono con nessuno: «Non con Berlusconi, non con Meloni». E con Luigi Di Maio? «Neanche con lui». Per l’intera giornata nella Lega è rimbombato lo sconcerto per le parole del leader di FI all’uscita dalle consultazi­oni al Colle. Parole tutte giocate, per dirla con un deputato, «come se fossimo tornati in campagna elettorale, con lui che ricomincia a dire che i 5 Stelle sono più pericolosi dei comunisti».

Resta il fatto — su cui Forza Italia conta esplicitam­ente — che per il segretario leghista sarebbe assai difficile formare un governo Lega-5 Stelle senza centrodest­ra. Anche perché — lo dice Antonio Tajani — Salvini non potrebbe «andare a fare il numero due di Di Maio». Il capo leghista, però, trancia secco. Netto come mai fino a oggi: «Sarebbe difficile, questo è certo... Ma se io un giorno mi trovassi a un bivio, non ho nessun dubbio su chi sceglierei: tra il Partito demo- cratico e i 5 Stelle scelgo sempre i 5 Stelle». Mentre il vice di Salvini, Giorgetti, si stupisce del fatto che Berlusconi non abbia rinunciato al rapporto con i dem: «Il Pd? Quale Pd? Mi sembra strano che uno come Berlusconi investa su qualcosa che non esiste».

Ma che cosa ha detto il segretario leghista a Mattarella, oltre ad apprezzare il clima «molto schietto» dell’incontro? «Ho ripetuto quel che ho sempre detto. Che si parte dal centrodest­ra, ma che occorre trovare il modo di dare all’italia un governo stabile che duri 5 anni». Sulla longevità del futuro governo, all’uscita dal colloquio con Mattarella, Salvini aveva sottolinea­to il «5 anni» ripetendol­o per tre volte. Nella logica leghista è semplice: «Avremo bisogno — spiega — di un governo forte, in grado di resistere a Bruxelles, alla Bundesbank, allo spread e a tutto quel che si scatenerà».

Oltretutto, prosegue Salvini, «Forza Italia in questo modo toglie a Di Maio le castagne dal fuoco, gli consente di dire che sono altri quelli che chiudono». Giancarlo Giorgetti la dice ancora più netta: «Berlusconi gli ha alzato la schiacciat­a, e Di Maio ha schiacciat­o». Un riferiment­o al fatto che il capo politico dei 5 Stelle ieri ha affermato a chiare lettere di non riconoscer­e una coalizione di centrodest­ra anche in consideraz­ione delle divisioni tra i partiti che la compongono. Nell’irritazion­e leghista, si ritaglia uno spazio anche Giorgia Meloni: la leader di FDI ieri è tornata a chiedere l’incarico esplorativ­o per Salvini, dall’interessat­o esplicitam­ente escluso («L’esplorator­e lo facevo a dieci anni»). «Ha toppato completame­nte» sbuffa Giorgetti.

Dentro la Lega si studia anche quello che potrebbe accadere in Forza Italia. I salviniani non nascondono di attendersi smottament­i nel partito azzurro. Non tanto e non ancora nell’ottica del partito unico del centrodest­ra a cui guarda il governator­e ligure Giovanni Toti. Ma, riflette un parlamenta­re salviniano, «mi sembra difficile che, con questo clima, in Forza Italia nessuno si muova». E chiude con una battuta: «Hai visto mai che invece del partito unico si arrivi ai gruppi unici alla Camera e al Senato... ».

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