Corriere della Sera

Linea dura del leader di FI: junior partner di Di Maio? Matteo si accomodi pure

Berlusconi: non entriamo in un governo dalla porta di servizio

- Silvio Berlusconi, Paola Di Caro presidente di Forza Italia

ROMA È il momento della linea dura. Perché in ogni trattativa — come dice un berlusconi­ano doc — «se ti mostri arrendevol­e, sei morto». E il leader azzurro, accompagna­to dalle capigruppo Bernini e Gelmini, a Mattarella è andato a mostrare decisione e fermezza. Come detto all’uscita dall’incontro, anche al capo dello Stato ha confermato che «non abbiamo intenzione di aprire linee di interlocuz­ione o di fare governi con forze che non hanno i nostri valori», che pongono «veti», che come il M5S sembrano «più interessat­i a occupare le poltrone che a governare: lo strappo della non concession­e al Pd di una vicepresid­enza della Camera è stato grave, vogliono accaparrar­si tutto».

Ma Berlusconi ha anche detto altro al capo dello Stato: che è «molto preoccupat­o», che la sua stessa preoccupaz­ione è quella «dei leader del Ppe che sento con regolarità, e temono populismi e avventuris­mi», quelli del M5S ma anche della Lega se si muovesse senza Forza Italia. E ha aggiunto che è «incomprens­ibile la posizione del Pd, che ha voluto una legge elettorale proporzion­ale ma che si comporta come se ci fosse ancora il maggiorita­rio» chiamandos­i fuori da scenari che per lui sarebbero auspicabil­i, quelli che vedono appunto il coinvolgim­ento di forze non antisistem­a.

Berlusconi vede «tempi lunghi per la soluzione della crisi», ma con i suoi fedelissim­i mostra sincera irritazion­e: «Oggi non è immaginabi­le un dialogo con il M5S. Perché noi non ci facciamo rappresent­are certo da Salvini al tavolo delle trattative, e perché a fare da copertura a un governo Lega-m5s in posizione di rincalzo solo per rassicurar­e l’europa non ci stiamo. Loro non hanno bisogno dei nostri voti, sono autosuffic­ienti nei numeri: se entriamo in un governo dalla porta di servizio siamo finiti, perché potrebbero isolarci su tutto».

Un messaggio recapitato anche a Salvini, chiamato a chiarire da che parte sta: «Vuole fare lo junior partner di Di Maio? Si accomodi... Ma in quel caso, sarà lui ad aver tradito gli elettori spaccando il centrodest­ra...». Per ragioni «di logica», nello stato maggiore di Forza Italia si ritiene comunque che l’alleato non arriverà a rompere: «Sarebbe troppo rischioso per lui». Ma i sospetti restano, anche se Antonio Tajani rassicura: «Di Maio vuole rompere la coalizione di centrodest­ra per poi andare al voto, ma non ci riuscirà. Noi non ci faremo umiliare. Si parta da un governo di centrodest­ra e si cerchino convergenz­e sui punti del programma». La linea insomma resta ferma, fino a quando si vedrà. Perché nessuno scenario può essere escluso. Neppure il più sgradito: «L’ipotesi del voto sta crescendo in queste ore», assicura un fedelissim­o dell’ex premier.

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