Linea dura del leader di FI: junior partner di Di Maio? Matteo si accomodi pure
Berlusconi: non entriamo in un governo dalla porta di servizio
ROMA È il momento della linea dura. Perché in ogni trattativa — come dice un berlusconiano doc — «se ti mostri arrendevole, sei morto». E il leader azzurro, accompagnato dalle capigruppo Bernini e Gelmini, a Mattarella è andato a mostrare decisione e fermezza. Come detto all’uscita dall’incontro, anche al capo dello Stato ha confermato che «non abbiamo intenzione di aprire linee di interlocuzione o di fare governi con forze che non hanno i nostri valori», che pongono «veti», che come il M5S sembrano «più interessati a occupare le poltrone che a governare: lo strappo della non concessione al Pd di una vicepresidenza della Camera è stato grave, vogliono accaparrarsi tutto».
Ma Berlusconi ha anche detto altro al capo dello Stato: che è «molto preoccupato», che la sua stessa preoccupazione è quella «dei leader del Ppe che sento con regolarità, e temono populismi e avventurismi», quelli del M5S ma anche della Lega se si muovesse senza Forza Italia. E ha aggiunto che è «incomprensibile la posizione del Pd, che ha voluto una legge elettorale proporzionale ma che si comporta come se ci fosse ancora il maggioritario» chiamandosi fuori da scenari che per lui sarebbero auspicabili, quelli che vedono appunto il coinvolgimento di forze non antisistema.
Berlusconi vede «tempi lunghi per la soluzione della crisi», ma con i suoi fedelissimi mostra sincera irritazione: «Oggi non è immaginabile un dialogo con il M5S. Perché noi non ci facciamo rappresentare certo da Salvini al tavolo delle trattative, e perché a fare da copertura a un governo Lega-m5s in posizione di rincalzo solo per rassicurare l’europa non ci stiamo. Loro non hanno bisogno dei nostri voti, sono autosufficienti nei numeri: se entriamo in un governo dalla porta di servizio siamo finiti, perché potrebbero isolarci su tutto».
Un messaggio recapitato anche a Salvini, chiamato a chiarire da che parte sta: «Vuole fare lo junior partner di Di Maio? Si accomodi... Ma in quel caso, sarà lui ad aver tradito gli elettori spaccando il centrodestra...». Per ragioni «di logica», nello stato maggiore di Forza Italia si ritiene comunque che l’alleato non arriverà a rompere: «Sarebbe troppo rischioso per lui». Ma i sospetti restano, anche se Antonio Tajani rassicura: «Di Maio vuole rompere la coalizione di centrodestra per poi andare al voto, ma non ci riuscirà. Noi non ci faremo umiliare. Si parta da un governo di centrodestra e si cerchino convergenze sui punti del programma». La linea insomma resta ferma, fino a quando si vedrà. Perché nessuno scenario può essere escluso. Neppure il più sgradito: «L’ipotesi del voto sta crescendo in queste ore», assicura un fedelissimo dell’ex premier.