Corriere della Sera

Madman: il rap non è didattico, canto per pagare l’affitto

- Stefano Landi

● Madman ha pubblicato quattro dischi: il primo nel 2010 («Escape from Heart»), l’ultimo a febbraio « Back Home»

Ci tiene a far capire che per lui il rap è solo il migliore dei giochi di parole. Perché è vero che il successo può abbagliare la vista e sfumare le prospettiv­e: «Ma io continuo a voler fare rime con gli amici. Per questo raramente provo a guardarmi indietro. Non voglio perdere il flusso di questa magia. Mi dicono tutti che così facendo sembra che non me la stia neanche godendo. Ma preferisco pensare a quello che non sono ancora riuscito a fare», dice senza spocchia e con molto fuoco dentro Madman, all’anagrafe Pierfrance­sco Botrugno. Leva rappastica classe ’88, nell’ambiente undergroun­d ci è nato e orgogliosa­mente cresciuto. Dal tacco d’italia della Puglia è venuto fuori grazie al talento e al sodalizio con Gemitaiz con cui debuttò nel 2014 in un album che era una macedonia di featuring di successo, tra Clementino, Gué Pequeno e Jake La Furia. «Quando ho iniziato il rap non era una moda, non girava niente. Bisognava accontenta­rsi. Oggi per molti è diventato una moda: io solo 7 anni fa ho capito che poteva diventare un modo per pagarmi l’affitto. Che la musica poteva essere uno strumento per essere indipenden­te, cancelland­o altre paranoie come gli studi, la casa e l’università».

L’ultimo disco, Back Home, ha esordito a febbraio al primo posto della classifica dei più venduti e si è colorato presto d’oro. Ora è il momento di portarlo in giro, con un tour che parte domani dall’orion di Roma. «Sarà uno spettacolo Voce

Il nuovo tour del rapper Madman parte domani dall’orion di Roma puramente rap, voglio che a creare l’atmosfera sia la tecnica delle mie canzoni». La scaletta sarà una fotografia della sua giovane carriera: «L’ultimo disco onestament­e è stato molto melodico rispetto alla media. Con questi concerti voglio però scavare indietro in questi dieci anni di vita vissuta con la musica».

L’orgoglio di Madman è l’approccio del suo pubblico: «Ragazzi infuocati, che di me hanno sempre apprezzato l’onestà e la sincerità. Non mi sono mai venduto per quello che non sono, in questo mondo si sopravvive restando autentici. Per questo a sentirmi viene gente sempre più simile a me. Io quando vado ai concerti impazzisco, mi trasformo. Voglio che questo succeda anche sotto il mio palco», racconta. L’hip hop oggi vive anche una ritrovata fase di contaminaz­ione che lo spinge verso un cantautora­to più puro. «È un’evoluzione naturale, ma quello che voglio più di tutto è continuare a divertirmi. È vero che oggi i ragazzi ascoltano solamente hip hop. Ma io non voglio essere considerat­o il loro portavoce generazion­e, né sentirmi addosso la responsabi­lità di parlare ai ragazzi. Non faccio rap didattico».

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