Governo, i quattro scenari
Gli scenari che insidiano la «diarchia» 5 Stelle-lega Il Pd con uno dei due blocchi ma soprattutto la strada dell’esecutivo «istituzionale»
L’unica cosa chiara è che non sarà facile un governo contro M5S e Lega. Le elezioni hanno rafforzato entrambi, anche se non abbastanza. Si possono abbozzare scenari, non soluzioni. Troppe partite a scacchi multiple: dentro e tra schieramenti. Il Quirinale aspetta l’esito delle trattative. Senza escludere sorprese.
L’unica cosa chiara è che non sarà facile formare un esecutivo contro il Movimento 5 Stelle e contro la Lega. Non tanto in omaggio alle pretese di «vincitori» che lo sono solo parzialmente, ma per rispetto delle indicazioni dell’elettorato che li ha premiati il 4 marzo. Su questo, anche il Quirinale sembra avere colto un’esigenza che oltrepassa la barriera dei veti più o meno strumentali e perentori. Tracciata la linea di principio, però, addentrarsi nel futuro delle consultazioni e soprattutto delle soluzioni significa decifrare geroglifici politici che potrebbero complicarsi col passare dei giorni.
Il governo della diarchia
Fino a ieri, l’ipotesi che sembrava reggere era quella di un asse tra il candidato del M5S a Palazzo Chigi, Luigi Di Maio, e il leader della Lega, Matteo Salvini. Si tratta di un’intesa cementata da una forte fiducia personale e reciproca. La loro sintonia prescinde in qualche modo dalle divergenze politiche, che sono vistose; e questo può rivelarsi alla lunga elemento di forza ma anche di debolezza. Soprattutto tra i seguaci di Beppe Grillo, l’ipotesi di un governo col Carroccio divide: sebbene non quanto la prospettiva di aggregare o una parte o l’intera Forza Italia.
Il fatto che ieri Salvini abbia ribadito che un governo con i Cinque Stelle è «l’unico possibile con un centrodestra unito», inserisce un cuneo difficile da rimuovere, in apparenza. Da un lato, il capo leghista è riuscito a convincere Silvio Berlusconi a riesumare un simulacro di unità della loro coalizione elettorale. Ha proposto di andare insieme a FI e FDI alle prossime consultazioni, togliendo un’arma polemica a Di Maio ma anche riaffermando la propria leadership sul centrodestra.
È la conferma che si giocano partite a scacchi multiple: nel centrodestra, a sinistra e tra i tre schieramenti. L’iniziativa allontana, per ora, l’idea di un «governo della diarchia» tra M5S e Lega. La pregiudiziale contro Berlusconi da parte dei grillini rimane. E Forza Italia non può che reagire con durezza. Rimane anche la diffidenza berlusconiana nei confronti di Salvini, che chiede unità ma anche un esecutivo con Di Maio. Sulla carta, questa dicotomia rende impossibile una maggioranza: a meno che FI non si sfrangi nelle prossime settimane. Probabilità: 30%
A sinistra, un Pd diviso
Il riflesso immediato di quanto è successo ieri tende a rilanciare quasi di rimbalzo lo scenario opposto, comunque con i Cinque Stelle come formazione-perno: un governo guidato da Di Maio con dentro una parte del Pd, la piccola pattuglia di Liberi e uguali e i gruppi autonomisti. Significherebbe una spaccatura già in incubazione tra i dem, e la formazione di una maggioranza in Parlamento con numeri risicati. Il M5S ripete che preferirebbe questa soluzione al «contratto» con Salvini.
Il problema è che i potenziali interlocutori nel Pd sono bloccati dalla lotta interna e dall’ipoteca del segretario dimissionario, Matteo Renzi, pronti a fare muro contro qualunque tentativo di dialogo con l’odiato Di Maio. I Cinque Stelle continuano a sostenere che col tempo i dem si ammorbidiranno e accetteranno le offerte grilline. Ma non si capisce se lo dicano in attesa che maturino nuove strategie nel Pd o nella Lega. La maggiore forza di centrosinistra è troppo destabilizzata internamente per abbandonare l’opposizione. Probabilità: 20%
Tutti contro il M5S
Nella voglia di coprire più opzioni si intuisce non solo il trasversalismo del M5S, che aggiorna le categorie politiche definendosi una sorta di movimento-supermarket in grado di «vendere» temi di destra e di sinistra. Emerge anche il timore che possa materializzarsi una coalizione simile a quella nata per la riforma elettorale: un governo di «tutti» contro il partito che ha avuto la maggioranza relativa dei voti. Probabilmente, alla lunga porterebbe a un’ulteriore affermazione del Movimento guidato da Di Maio.
A rendere inverosimile l’operazione sono sia la convinzione di Salvini di doversi alleare coi Cinque Stelle; sia il fatto che implicherebbe una nuova frattura tra un Pd renziano nostalgico del Patto del Nazareno con Berlusconi, e la sinistra che rifiuta intese col centrodestra e già guarda al M5S. Per questo, Di Maio teme relativamente un epilogo del genere. A spaventarlo di più, semmai, è una trattativa che si trascina a lungo, come lui e Salvini in qualche modo si augurano. Probabilità: 20%
Governo istituzionale
Ma con un finale diverso dall’inevitabilità del loro «contratto» e, al contrario, la presa d’atto di non riuscire a fare maggioranza. In quel caso, potrebbe spuntare come inevitabile quel «governo istituzionale» esorcizzato da Di Maio e Salvini come manifestazione di impotenza e prolungamento delle logiche della legislatura passata. Cosa peggiore, soprattutto per il leader grillino, dovrebbe essere lui a riconoscere l’impossibilità di trovare i numeri in Parlamento. Quando il Quirinale richiama ogni partito alle proprie responsabilità, significa che non accetta di vedersi scaricare addosso le contraddizioni dei partiti. Ma se Di Maio fallisse, la tenuta degli stessi gruppi parlamentari del M5S sarebbe seriamente in bilico.
Probabilità: 30%
Postilla: la realtà spesso risulta molto più fantasiosa degli scenari.