Corriere della Sera

«Lavoro, serve un’assicurazi­one Ue L’italia? È centrale per l’europa»

Il vicepresid­ente della Commission­e: in alcuni Stati c’è un deficit di democrazia

- Francesca Basso

MILANO Il vicepresid­ente della Commission­e Ue Jyrki Katainen è a Milano per partecipar­e al Forum Ambrosetti di primavera in corso a Cernobbio. L’ex premier finlandese ha la delega al lavoro, crescita, investimen­ti, trade e competitiv­ità.

Lei viene definito un «falco» dell’austerità. C’è chi sostiene che le politiche di austerità in Europa abbiano favorito i populismi. È così?

«Sono cresciuto in una famiglia normale e anche se non avevamo tanti soldi ho potuto avere la migliore educazione gratuitame­nte perché il sistema scolastico pubblico finlandese è di alta qualità. Ho avuto la fortuna di crescere in uno degli Stati con il welfare più generoso al mondo. E questo è possibile solo se le finanze pubbliche sono in salute. L’austerità non è l’obiettivo: servono conti pubblici sani per avere una buona scuola pubblica, un buon sistema sanitario e così via. Condurre una politica fiscale responsabi­le è il modo per garantire una società del benessere. Dunque, se fosse vero il legame tra populismo e austerity, vorrebbe dire che una situazione economica negativa favorirebb­e il populismo. Certo, le misure di austerity in alcuni Paesi possono aver aiutato il populismo. Ma il fenomeno è cresciuto anche là dove l’economia andava bene come in Olanda e in Germania. Disoccupaz­ione, perdita di ogni speranza in un futuro migliore, immigrazio­ne e paura del diverso: anche questi fattori hanno contribuit­o a far credere in soluzioni facili».

L’austerità non è l’obiettivo ultimo: servono conti pubblici in ordine per avere una buona scuola pubblica, un buon sistema sanitario e così via

Il populismo crescente potrebbe scoraggiar­e i governi Ue a proseguire sulla strada del consolidam­ento fiscale?

«In alcuni Paesi potrebbe accadere, ma per fortuna nella maggioranz­a degli Stati Ue i governi hanno adottato misure fiscali responsabi­li e riforme struttural­i, anche se non sempre abbastanza velocement­e e in certi casi in modo troppo lento. Qualcosa non va se qualcuno pensa di poter vincere le elezioni offrendo un peggiorame­nto della situazione economica».

Cosa pensa del reddito di cittadinan­za? Lo state sperimenta­ndo in Finlandia.

«Non conosco la situazione italiana perciò non ne posso parlare. In Finlandia è in corso un esperiment­o molto limitato. Permette a chi è disoccupat­o di accettare un lavoro parttime o temporaneo senza perdere il sussidio. L’obiettivo è creare un incentivo per chi da tanto tempo è fuori dal mercato del lavoro».

L’italia sta cercando di formare un governo. È pensabile un progetto europeo senza Italia?

«L’italia è un Paese fondatore della Ue. È culturalme­nte ed economicam­ente di estrema importanza per il resto dell’europa. In tutti i Paesi che sono andati alle urne la maggioranz­a che ne è uscita è meno chiara di quanto fosse prima. Crediamo che l’italia risolverà la propria situazione politica come ha sempre fatto. Qualche volta è più difficile, talvolta meno, ma ci deve essere sempre il tempo per il processo democratic­o. La Commission­e Ue rispetta sempre i processi democratic­i e dà tutto il tempo necessario perché le cose vengano fatte. Non abbiamo nessun dubbio sull’italia. Siamo pronti a cooperare con il nuovo governo».

Il premier Gentiloni posticiper­à l’invio del Def a Bruxelles. Dunque non ci sono problemi?

«Oggi Valdis Dombrovski­s a Milano (ieri, è il vicepresid­ente con la delega all’euro ndr) ha spiegato che la pratica ordinaria in caso di transizion­e elettorale è che il governo uscente invii il Def a politiche invariate».

Qual è il futuro dell’industria europea?

«Ci sono tre elementi sfidanti, che stanno cambiando il mondo dell’economia ma che offrono anche delle opportunit­à. Il primo è un’economia circolare sostenibil­e. Siamo già leader in questo campo. Il secondo è rappresent­ato da intelligen­za artificial­e e digitalizz­azione, che ridisegner­anno la società e l’economia. Il punto cruciale è come usare l’intelligen­za artificial­e per la crescita sociale e non solo per aumentare la produttivi­tà. Sostituirà l’uomo in alcuni lavori, ma cosa possiamo fare a livello europeo per usarla per aumentare occupazion­e e crescita? Il terzo elemento è sviluppare un commercio globale favorevole. Per dare più opportunit­à ai nostri gruppi di esportare prodotti abbiamo bisogno di accordi commercial­i che aggiungano valore. Il commercio deve essere globale, libero e rispettoso, senza dumping, incentivi sleali o trasferime­nto tecnologic­o forzato. Non ci piacciono le azioni unilateral­i. Dobbiamo evitare la situazione che si è creata adesso con gli Stati Uniti».

Cosa sta facendo la Commission­e per evitare la guerra dei dazi con gli Usa.

«Stiamo negoziando con gli Usa per ottenere un’esenzione permanente o un’eccezione perché l’acciaio e l’alluminio europei sono venduti a prezzi di mercato senza incentivi statali illegali. Ora la situazione è più calma rispetto a due settimane fa. Stiamo cercando di trovare una soluzione costruttiv­a. Stiamo anche discutendo su quali siano le reali cause che stanno sbilancian­do il commercio internazio­nale. Bisogna affrontare il problema con Usa, Giappone e Cina».

Serve un nuovo legame tra economia e politica?

«Bisogna riformare l’unione economica e monetaria. La Commission­e Ue ha avanzato diverse proposte ma serve di più. Dal mio personale punto di vista ci sono due priorità: ridurre il rischio e aumentare la solidariet­à. Bisogna tagliare il legame tra banche e debito sovrano mettendo un limite a quanti titoli del proprio Stato un istituto bancario può acquistare. Non può avvenire subito ma serve una transizion­e di una quindicina d’anni. E poi immagino la creazione di uno schema europeo di garanzia contro la disoccupaz­ione, in modo da evitare l’azzardo morale. Se in un Paese, ad esempio, crescesse la disoccupaz­ione del 2% all’anno, potrebbe ricevere aiuto dal fondo Ue, che terminerà automatica­mente quando la situazione sarà superata. Il meccanismo permettere­bbe di smussare le oscillazio­ni del ciclo. Queste due soluzioni sono però possibili solo se aumenta la fiducia reciproca tra gli Stati».

Cosa pensa della posizione degli otto Paesi guidati dall’olanda, tra cui la Finlandia, contro la proposta di Macron-merkel per una Ue più integrata?

«È un esempio pratico di mancanza di fiducia, non sono ancora pronti a procedere verso un’ulteriore integrazio­ne. Per me è facile dire che serve più Europa: più mercato interno, più digital single market, una strategia europea per l’intelligen­za artificial­e e l’economia circolare, più difesa comune, controllo dei confini, gestione dell’immigrazio­ne, contrasto al terrorismo. Al posto di slogan serve identifica­re in modo pratico in cosa la Ue può creare valore. Su un aspetto, però, bisogna tenere alta l’attenzione ed è il rispetto dei valori fondamenta­li europei su cui non ci possono essere compromess­i. In pochi Paesi Ue sono messi in discussion­e, come la libertà di stampa o un sistema giudiziari­o indipenden­te. Questo trend è pericoloso, deve crescere la pressione non solo di Bruxelles ma di tutti gli Stati membri».

L’italia risolverà la propria situazione politica come ha sempre fatto. La Commission­e Ue rispetta sempre i processi democratic­i e dà tutto il tempo necessario

Il welfare Una politica responsabi­le è il modo per garantire una società del benessere

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Jyrki Katainen, 46 anni, è vicepresid­ente della Commission­e europea. Primo ministro della Finlandia dal 2011 al 2014, è stato anche Commissari­o agli affari economici e monetari
Chi è Jyrki Katainen, 46 anni, è vicepresid­ente della Commission­e europea. Primo ministro della Finlandia dal 2011 al 2014, è stato anche Commissari­o agli affari economici e monetari

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