«Lavoro, serve un’assicurazione Ue L’italia? È centrale per l’europa»
Il vicepresidente della Commissione: in alcuni Stati c’è un deficit di democrazia
MILANO Il vicepresidente della Commissione Ue Jyrki Katainen è a Milano per partecipare al Forum Ambrosetti di primavera in corso a Cernobbio. L’ex premier finlandese ha la delega al lavoro, crescita, investimenti, trade e competitività.
Lei viene definito un «falco» dell’austerità. C’è chi sostiene che le politiche di austerità in Europa abbiano favorito i populismi. È così?
«Sono cresciuto in una famiglia normale e anche se non avevamo tanti soldi ho potuto avere la migliore educazione gratuitamente perché il sistema scolastico pubblico finlandese è di alta qualità. Ho avuto la fortuna di crescere in uno degli Stati con il welfare più generoso al mondo. E questo è possibile solo se le finanze pubbliche sono in salute. L’austerità non è l’obiettivo: servono conti pubblici sani per avere una buona scuola pubblica, un buon sistema sanitario e così via. Condurre una politica fiscale responsabile è il modo per garantire una società del benessere. Dunque, se fosse vero il legame tra populismo e austerity, vorrebbe dire che una situazione economica negativa favorirebbe il populismo. Certo, le misure di austerity in alcuni Paesi possono aver aiutato il populismo. Ma il fenomeno è cresciuto anche là dove l’economia andava bene come in Olanda e in Germania. Disoccupazione, perdita di ogni speranza in un futuro migliore, immigrazione e paura del diverso: anche questi fattori hanno contribuito a far credere in soluzioni facili».
L’austerità non è l’obiettivo ultimo: servono conti pubblici in ordine per avere una buona scuola pubblica, un buon sistema sanitario e così via
Il populismo crescente potrebbe scoraggiare i governi Ue a proseguire sulla strada del consolidamento fiscale?
«In alcuni Paesi potrebbe accadere, ma per fortuna nella maggioranza degli Stati Ue i governi hanno adottato misure fiscali responsabili e riforme strutturali, anche se non sempre abbastanza velocemente e in certi casi in modo troppo lento. Qualcosa non va se qualcuno pensa di poter vincere le elezioni offrendo un peggioramento della situazione economica».
Cosa pensa del reddito di cittadinanza? Lo state sperimentando in Finlandia.
«Non conosco la situazione italiana perciò non ne posso parlare. In Finlandia è in corso un esperimento molto limitato. Permette a chi è disoccupato di accettare un lavoro parttime o temporaneo senza perdere il sussidio. L’obiettivo è creare un incentivo per chi da tanto tempo è fuori dal mercato del lavoro».
L’italia sta cercando di formare un governo. È pensabile un progetto europeo senza Italia?
«L’italia è un Paese fondatore della Ue. È culturalmente ed economicamente di estrema importanza per il resto dell’europa. In tutti i Paesi che sono andati alle urne la maggioranza che ne è uscita è meno chiara di quanto fosse prima. Crediamo che l’italia risolverà la propria situazione politica come ha sempre fatto. Qualche volta è più difficile, talvolta meno, ma ci deve essere sempre il tempo per il processo democratico. La Commissione Ue rispetta sempre i processi democratici e dà tutto il tempo necessario perché le cose vengano fatte. Non abbiamo nessun dubbio sull’italia. Siamo pronti a cooperare con il nuovo governo».
Il premier Gentiloni posticiperà l’invio del Def a Bruxelles. Dunque non ci sono problemi?
«Oggi Valdis Dombrovskis a Milano (ieri, è il vicepresidente con la delega all’euro ndr) ha spiegato che la pratica ordinaria in caso di transizione elettorale è che il governo uscente invii il Def a politiche invariate».
Qual è il futuro dell’industria europea?
«Ci sono tre elementi sfidanti, che stanno cambiando il mondo dell’economia ma che offrono anche delle opportunità. Il primo è un’economia circolare sostenibile. Siamo già leader in questo campo. Il secondo è rappresentato da intelligenza artificiale e digitalizzazione, che ridisegneranno la società e l’economia. Il punto cruciale è come usare l’intelligenza artificiale per la crescita sociale e non solo per aumentare la produttività. Sostituirà l’uomo in alcuni lavori, ma cosa possiamo fare a livello europeo per usarla per aumentare occupazione e crescita? Il terzo elemento è sviluppare un commercio globale favorevole. Per dare più opportunità ai nostri gruppi di esportare prodotti abbiamo bisogno di accordi commerciali che aggiungano valore. Il commercio deve essere globale, libero e rispettoso, senza dumping, incentivi sleali o trasferimento tecnologico forzato. Non ci piacciono le azioni unilaterali. Dobbiamo evitare la situazione che si è creata adesso con gli Stati Uniti».
Cosa sta facendo la Commissione per evitare la guerra dei dazi con gli Usa.
«Stiamo negoziando con gli Usa per ottenere un’esenzione permanente o un’eccezione perché l’acciaio e l’alluminio europei sono venduti a prezzi di mercato senza incentivi statali illegali. Ora la situazione è più calma rispetto a due settimane fa. Stiamo cercando di trovare una soluzione costruttiva. Stiamo anche discutendo su quali siano le reali cause che stanno sbilanciando il commercio internazionale. Bisogna affrontare il problema con Usa, Giappone e Cina».
Serve un nuovo legame tra economia e politica?
«Bisogna riformare l’unione economica e monetaria. La Commissione Ue ha avanzato diverse proposte ma serve di più. Dal mio personale punto di vista ci sono due priorità: ridurre il rischio e aumentare la solidarietà. Bisogna tagliare il legame tra banche e debito sovrano mettendo un limite a quanti titoli del proprio Stato un istituto bancario può acquistare. Non può avvenire subito ma serve una transizione di una quindicina d’anni. E poi immagino la creazione di uno schema europeo di garanzia contro la disoccupazione, in modo da evitare l’azzardo morale. Se in un Paese, ad esempio, crescesse la disoccupazione del 2% all’anno, potrebbe ricevere aiuto dal fondo Ue, che terminerà automaticamente quando la situazione sarà superata. Il meccanismo permetterebbe di smussare le oscillazioni del ciclo. Queste due soluzioni sono però possibili solo se aumenta la fiducia reciproca tra gli Stati».
Cosa pensa della posizione degli otto Paesi guidati dall’olanda, tra cui la Finlandia, contro la proposta di Macron-merkel per una Ue più integrata?
«È un esempio pratico di mancanza di fiducia, non sono ancora pronti a procedere verso un’ulteriore integrazione. Per me è facile dire che serve più Europa: più mercato interno, più digital single market, una strategia europea per l’intelligenza artificiale e l’economia circolare, più difesa comune, controllo dei confini, gestione dell’immigrazione, contrasto al terrorismo. Al posto di slogan serve identificare in modo pratico in cosa la Ue può creare valore. Su un aspetto, però, bisogna tenere alta l’attenzione ed è il rispetto dei valori fondamentali europei su cui non ci possono essere compromessi. In pochi Paesi Ue sono messi in discussione, come la libertà di stampa o un sistema giudiziario indipendente. Questo trend è pericoloso, deve crescere la pressione non solo di Bruxelles ma di tutti gli Stati membri».
L’italia risolverà la propria situazione politica come ha sempre fatto. La Commissione Ue rispetta sempre i processi democratici e dà tutto il tempo necessario
Il welfare Una politica responsabile è il modo per garantire una società del benessere