Tequila, cinema e contestazioni Il principe saudita a Hollywood
L’erede al trono Bin Salman apre 100 sale in patria. Niente di fatto per l’atomica
● Tra questi Morgan Freeman e l’ex giocatore di football Dwayne Johnson (foto) che su Instagram ha commentato la serata promettendo di voler andare a trovare il principe in Arabia Saudita accompagnato da una bottiglia di tequila WASHINGTON Affari, cinema e… tequila. Grande party hollywoodiano mercoledì sera 4 aprile, a casa del tycoon Rupert Murdoch. L’ospite più atteso e corteggiato: Mohammed Bin Salman, 32 anni, «Mbs» per gli amici e i media americani, principe ereditario dell’arabia Saudita, nonché, nell’attesa di subentrare al Re ottuagenario, potente e danaroso ministro della Difesa.
Bin Salman, raccontano le cronache, ha incantato tutti in una festa allietata da sapori arabi e innaffiata da vini e liquori di gran marca. Se l’evento fosse stato a Riad i partecipanti sarebbero andati incontro a una robusta dose di frustate e non al semplice «hangover», il mal di testa alcolico del giorno dopo. Ma tant’è. Il principe mescola sempre business e divertimento. Con l’occasione ha concluso un accordo storico per il suo Paese con l’«amc», la più grande catena di sale cinematografiche degli Stati Uniti e del mondo, controllata dal 2012 dalla holding cinese Wanda group.
Il principe vuole aprire 100 cinema in 25 città saudite entro il 2030. Si comincia subito: il 18 aprile prossimo, spezzando un divieto che durava da 35 anni. L’amc si è garantita la gestione di una multisala nel centro di Riad, in un primo momento destinata a diventare un auditorium per i concerti. «Sarà il più bel cinema del mondo», ha annunciato Bin Salman. Tre schermi e bagni in marmo e, soprattutto, aperto anche alle donne. Già deciso il film d’esordio, campione di incassi negli Stati Uniti: Black Panthers di Ryan Coogler, distribuito dalla Walt Disney, le imprese del primo super eroe afroamericano della storia, impersonato da Chadwick Boseman.
Il riformismo, o modernismo, di Bin Salman punta sull’apertura, la contaminazione con le abitudini, le culture occidentali. Nei suoi piare ni c’è anche l’importazione del Cirque du Soleil e di Disney on ice.
A Hollywood ha dato prova della sua personale dimestichezza con il mondo dello spettacolo, fraternizzando, tra gli altri, con l’attore Morgan Freeman, il regista James Cameron e, a quanto pare, soprattutto con Dwayne Johnson, «The Rock», ex giocato- di football, poi campione di wrestling e infine protagonista della serie «Fast & Fuious». «The Rock», ha documentato la serata con una serie di foto su Instagram e un commento: «È stata una notte storica. Bin Salman ci ha spiegato la sua profonda e moderna visione del mondo». Poi una frase di un’ingenuità disarmante: «Spero di visitare presto l’arabia Saudita e farò in modo di portare la migliore tequila da condividere con sua Altezza Reale».
Il gruppo femminista «Code Pink» ha provato a guastare l’atmosfera, accogliendo l’ospite con cartelli sulle stragi di civili in Yemen, causate dai bombardamenti sauditi.
Il viaggio a Los Angeles conclude la missione di due settimane negli Stati Uniti. L’erede al trono aveva cominciato incontrando Donald Trump e, più volte, Jared Kushner, il suo interlocutore più assiduo nell’amministrazione di Washington. La richiesta principale era di poter acquistare tecnologia in campo nucleare, per fronteggiare l’attivismo del «nemico» iraniano. Ma non ha ricevuto risposte concrete. Evidentemente, un conto sono i cinema, altro i materiali per costruire la bomba atomica.