La piccola Nicole morta per un’otite Era stata dimessa da due ospedali
Brescia, aveva 4 anni. La Procura indaga per omicidio I genitori hanno autorizzato il trapianto di organi
Nicole si toccava sempre la nuca. E spesso piangeva, proprio lei che tutti ricordano come uno scricciolo sorridente. Sabato scorso era con il papà al mercato di Gottolengo dove tutto sapeva di festa, di cioccolato e di Pasqua. «Guarda che c’è il sindaco e devi fare la brava», l’ha ripresa con dolcezza il padre, Mattia, 33 anni, una vita da operaio dedicata a Nicole e ad Alessandra, compagna ventisettenne, convivente e mamma della bambina. «Ma lei non smetteva di piangere», racconta oggi il sindaco di questo paesino della Bassa Bresciana, Giacomo Massa, che conosce Mattia da una vita. «Era sconfortato, la bimba stava male da un po’ e non riusciva a capire perché non guarisse».
Lo hanno capito la sera stessa i dottori degli Spedali Civili di Brescia, dove i genitori hanno voluto portare Nicole preoccupati di quel pianto così strano: «Grave ascesso cerebellare, fossa cranica posteriore». Tradotto: raro caso di otite, un’infezione batterica scovata in fase molto avanzata. La prova era nella Tac. Ecco perché Nicole si toccava la nuca. Bisognava, dunque, operare al più presto. La mattina del giorno di Pasqua, dopo il ricovero in terapia intensiva pediatrica, è stata così sottoposta a un intervento chirurgico per risolvere il problema dell’ascesso. «Purtroppo però il quadro è rimasto di estrema gravità e dopo 4 giorni ha portato al decesso della piccola paziente», ha comunicato ieri con mestizia l’ospedale. Nicole aveva 4 anni ed è morta così, davanti agli occhi dei suoi giovani, impotenti e disperati genitori.
Il caso è diventato eclatante perché la corsa all’ospedale di Brescia è stata solo l’ultima di questa famiglia, che ha vissuto un mese terribile, fra visite pediatriche, volate al pronto soccorso, sempre in attesa della parola di qualche medico. Il giorno stesso del mercato di Gottolengo, dopo aver salutato il sindaco, si erano precipitati all’istituto Poliambulanza di Brescia. «Ma siccome non era emerso nulla di importante non l’hanno trattenuta — spiega l’avvocato Walter Ventura, che li assiste —. E sono stati invitati ad andare al Civile nel caso in cui la situazione peggiorasse». Il padre non ci ha pensato due volte ed è andato subito all’altro pronto soccorso. Qualche giorno prima la bimba era invece stata visitata e dimessa dall’ospedale di Manerbio «senza neppure un antibiotico». Mentre in precedenza ce l’aveva in cura il pediatra di base che aveva prescritto il classico Anauran, un medicinale
Le cure
I primi sintomi un mese fa. Alla piccola non era stato prescritto neanche un antibiotico
per le otiti acute. Su segnalazione dell’azienda ospedaliera, la Procura ha deciso di avviare un’indagine con l’accusa di omicidio colposo che dovrà rispondere fondamentalmente a due domande: poteva essere salvata Nicole? Se sì, chi sono i responsabili della sua morte prematura?
Oltre all’indagine penale, rispetto alla quale sono già state previste perizie e autopsia, ci sarà un’ispezione disposta dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin che ha inviato una task force di esperti nel Bresciano.
Il tutto mentre papà Mattia chiedeva ieri di parlare con il pm Claudia Moregola. «Per sapere quando potrà riavere sua figlia. In questo momento non gli interessa proprio capire di chi sono le colpe, non accusa nessuno, vuole solo lei, il resto si vedrà», ha spiegato l’avvocato. Mattia l’ha ripetuto più volte: «Non cerco un colpevole». Cerca sua figlia. Con la compagna Alessandra ha trovato la forza di dire sì alla donazione degli organi. Il fegato e i reni di Nicole sono già in viaggio verso tre bambini che ne hanno bisogno. Della loro bambina rimarrà il sorriso dei giorni belli. «Aveva un buon carattere, sempre partecipe, serena e allegra», la ricorda la direttrice della scuola dell’infanzia di Gottolengo. «Era molto socievole», aggiunge don Arturo che vedeva spesso la famigliola. Ieri sera i genitori di Nicole non vedevano l’ora di uscire dall’ufficio della Procura. «Ora dobbiamo proprio andare — si è alzato il papà —. La bambina è lì da sola».