Corriere della Sera

«La galassia priva di materia oscura» Una scoperta cambia lo Spazio

Gli scienziati: fenomeno inaspettat­o

- Di Giovanni Caprara

Sembrava una galassia qualsiasi, una tra i cinquecent­o miliardi circa di isole stellari che popolano il cielo visibile. E invece la sua immagine debolissim­a è entrata nei telescopi terrestri e spaziali mettendo a soqquadro quanto si conosceva della materia oscura nell’universo, di cui forma il 24 per cento. Si riteneva che fosse un elemento fondamenta­le per spiegare la nascita e la costituzio­ne delle stesse galassie impregnate di questa materia «invisibile». «Trovarne una completame­nte senza era inaspettat­o — dice Pieter van Dokkum dell’università americana di Yale primo autore della scoperta pubblicata sulla rivista Nature —. Il risultato sfida le idee correnti su come funzionano le galassie e dimostra per la prima volta che la materia oscura è qualcosa di reale con un’esistenza separata dagli altri componenti galattici».

La storia inizia con l’invenzione del piccolo ma sensibilis­simo telescopio Dragonfly Telephoto Array costruito da Dokkum assieme a Robert Abraham dell’università di Toronto. Con il nuovo strumento si accorgono che la galassia NGC 1052-DF2 ha strutture debolissim­e meritevoli di indagini. Mobilitand­o il telescopio Hubble della Nasa e altri telescopi terrestri sono stati identifica­ti all’interno del complesso galattico dieci ammassi di stelle, con una sorpresa: la loro velocità era bassissima, appena 37 mila chilometri orari, mentre con la presenza della materia oscura doveva essere almeno tre volte maggiore.

«Le stelle visibili corrispond­evano a tutta la massa della galassia e non c’era più spazio per la materia oscura», ha aggiunto van Dokkum. Dunque — si è concluso — in una galassia la materia oscura non dovrebbe essere una condizione necessaria per la sua nascita e la sua evoluzione. Inoltre, pur avendo la taglia della nostra Via Lattea, contiene una quantità di stelle duecento Il team Abraham (a sinistra, nella foto), Pieter van Dokkum (a destra) e il loro team di laureati a Toronto e Yale, con metà dei 48 obiettivi del telescopio Dragonfly volte inferiore. Quindi si è stabilito che la sua massa era quattrocen­to volte inferiore rispetto al valore che avrebbe dovuto avere con la presenza della materia oscura. «Forse la materia oscura è stata aspirata dalla vicina grande galassia NGC 1052 — dice Nicolao Fornengo fisico teorico dell’università di Torino e dell’istituto nazionale di fisica nucleare, specialist­a di materia oscura —. Nella nascita delle galassie avvengono fenomeni violenti e complessi capaci forse di portare anche a questi risultati».

«La scoperta è importante ma i dieci ammassi di stelle considerat­i sono ancora pochi per avere una conferma definitiva alle conseguenz­e generate sulla presenza o meno della materia oscura — dice Massimo Stiavelli dello Space Telescope Science Institute di Baltimore —. Solo con il più potente Webb Telescope che partirà nel 2020 potremo raccoglier­e la conferma della nuova visione».

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