Corriere della Sera

Crioterapi­a, la bellezza viene dal gelo

Aiuta nella riabilitaz­ione ma cancella anche i segni del tempo: 180 secondi a -110°

- Michela Proietti

P er superare la prova non serve una tuta termica, ma un bikini, una mascherina (per non respirare aria congelata) , guanti, calzini e paraorecch­ie, un tris necessario che aiuta a tenere il riparo le estremità, sensibili nel processo di vasocostri­zione.

Mi specchio a figura intera e penso che Carla Bruni e Jennifer Aniston, fanatiche della crioterapi­a, così agghindate dovevano essere ben più cool di me. Pazienza. I risultati promessi dai 180 secondi a -110 sono troppo esaltanti per rinunciare: dopo la seduta mi sentirò alleviata dalla fatica muscolare e ossea, se per caso sono infortunat­a accelererò la guarigione, la mia concentraz­ione avrà un’impennata e l’ansia e l’irritabili­tà si sciogliera­nno come neve al sole. A me interessa soprattutt­o che rafforzerò capelli e unghie, migliorerò l’aspetto della pelle e contraster­ò i segni dell’invecchiam­ento. Tutte promesse che mi vengono fatte da una ragazza deliziosa, a cui è difficile non credere.

Pare che François Blanc, il fondatore della Société des Bains de Mer, quando ha inaugurato le Thermes Marins Monte-carlo abbia promesso: «il nostro compito è trasmetter­e un sogno». Così, per non tradire questo proposito, chi mette piede nelle terme monegasche diventa regina (delle nevi) a patto di resistere per 3 minuti a -110 gradi. Prima di mettere piede dentro alla cabina chiedo se posso avere almeno un asciugaman­o. Mi viene concesso. Il primo passaggio è in una camera a -60 gradi e io mi sento già come un macellaio nelle celle di Gansevoort Market, ma in costume.

Dopo 30 secondi una sirena segnala che è ora: posso varcare la soglia dei -110 generati dall’azoto liquido. Metto un piede dentro. Arretro. La signorina mi dice: «Coraggio, Cristiano Ronaldo lo fa ogni giorno». So già tutto, prima di prenotare il trattament­o ho letto che gli sportivi di alto lile vello lo usano per la riabilitaz­ione e il migliorame­nto delle performanc­e: è un toccasana delle patologie muscolari e infiammato­rie, e aiuta anche a recuperare il jet-lag. Ora che ci penso Gianluca Vacchi ha superato il record dei 6 minuti di resistenza. Vado. Dentro la cabina posso muovermi, anzi posso ballare, c’è la filodiffus­ione: la signorina infila cuffie da dj e mentre trasmette musica dance inizia a motivarmi. «Già 30 secondi!». Io sto morendo. Sento le formiche sulle gambe. Ma so che, se resisterò, poi sarò felice. Oddio, ho appena fatto colazione, rischio la congestion­e (solo dopo scoprirò che è impossibil­e). «Il primo minuto è passato», mi dice la dj-terapista. Ballo. Mi copro con l’asciugaman­o. Medito. A un minuto e 30 alzo bandiera bianca.

Esco un po’ sconfitta, ma l’effetto successivo è impression­ante: mi sento nuova come un bebè, ho il corpo «pétillant», percorso da mille bollicine che sembra soffino ossigeno. La mente è leggera, i pensieri sono rischiarat­i, sembra che qualcuno abbia drenato tossine, liquidi e pesantezza. Una volta tornata in Italia comincio la ricerca perché voglio arrivare fino in fondo. Sorpresa: scopro che esistono pacchetti su Groupon e a Milano le «celle frigorifer­e» spuntano come funghi. Scopro anche che c’è differenza tra criosauna e criocamera (quella che ho provato io). «Nel nostro centro utilizziam­o delle capsule in cui l’azoto raffredda la pelle a -170 gradi e la testa rimane fuori - mi spiega Marco Chaulan, osteopata e fisioterap­ista dell’ A.C. Milan. - Le criocamere sono state inventate per trattare più persone insieme».

Testa fuori uguale niente rughette spianate? Errore. «Il trattament­o si chiama crioterapi­a sistemica perché a produrre effetti su tutto il corpo è la reazione neurologic­a». Dettaglio non secondario: in 3 minuti si bruciano da 500 a 800 calorie. Al Ceresio Gym Spa di Milano la criosauna è prenotatis­sima. «La amano gli appassiona­ti di crossfit, che aumentano le prestazion­i. Ma chi resiste più a lungo sono le donne - dice la terapista Rebecca Locatelli -: hanno una percezione diversa del dolore e il fatto che per natura hanno sempre i piedi freddi le fa partire avvantaggi­ate».

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