Vecchie municipalizzate, chiuse soltanto 45 società Gli esuberi? Sono 563
● Il ministro della Pubblica amministrazio ne Marianna Madia (foto) ha detto che entro l’anno, tra chiusure e fusioni, dovrebbe sparire una società controllata dagli enti locali su tre, su un totale di almeno 6.800.
● Entro marzo le società dovevano comunicare gli esuberi all’anpal. Hanno scritto solo 45 società, tutte in liquidazione. Per un totale di 563 esuberi ROMA Qualcosa sta andando storto nel piano per tagliare le vecchie «municipalizzate», le società controllate dagli enti locali. Il ministro della Pubblica amministrazione Marianna Madia ha detto più volte che entro l’anno, tra chiusure e fusioni, ne dovrebbe sparire una su tre, su un totale di almeno 6.800 aziende. Ma al momento i numeri sono molto più contenuti. Entro il 31 marzo le società dovevano comunicare gli esuberi all’anpal, l’agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Hanno scritto solo 45 società, tutte in liquidazione. Per un totale di 563 esuberi. Pochi rispetto alle previsioni iniziali dei sindacati che temevano cifre molto più alte, addirittura 30 mila uscite. E una goccia rispetto al totale degli addetti nel settore, lo 0,06% su 848 mila. Una buona notizia per i lavoratori, perché per la stragrande maggioranza di loro il posto è salvo. Ma, in realtà, anche per i 563 esuberi c’è un rete di sicurezza. Fino alla fine di giugno saranno inseriti in un elenco dal quale le altre partecipate sono obbligate a pescare in caso di nuove assunzioni. Poi andranno in mobilità ma l’impegno è che saranno licenziati solo se nel frattempo avranno trovato un nuovo impiego.
I sindacati, però, chiedono di fermare tutto. Cgil, Cisl e Uil parlano di «pasticcio politico» e minacciano ricorsi. In questa storia, in effetti, c’è un vizio d’origine: i decreti attuativi per la ricollocazione degli esuberi sono arrivati con grande ritardo, e al momento della loro pubblicazione le prima scadenze erano già state superate. Come mai? Il governo Gentiloni sembrava intenzionato a lasciare al prossimo esecutivo la gestione di una pratica così delicata. Alla fine ha deciso ci accelerare per chiudere il percorso di una riforma sulla quale il governo Renzi aveva investito parecchio in termini d’immagine. Il risultato è che gli esuberi, anche se pochi, ci sono con relativo allarme dei sindacati. Mentre il taglio del numero delle società, almeno per ora, ricorda la storia del topolino partorito dalla montagna.