Corriere della Sera

La tattica dell’ariete

- di Guido Olimpio

L’attacco di Münster è grave, a prescinder­e dalla matrice. Le prime informazio­ni puntano sul gesto di un cittadino, Jens R., 48 anni, in cura dal 2014 al 2016 per problemi psichici. Un soggetto noto ai servizi sanitari per le sue turbe. Dunque un atto individual­e sul quale però la polizia sta ancora indagando ed evita conclusion­i affrettate.

«Guardiamo in tutte le direzioni, lasciamo aperte tutte le ipotesi», affermano le autorità escludendo per adesso la mano jihadista anche se hanno bisogno di verifiche ampie mentre fonti giornalist­iche riferiscon­o di possibili legami con l’estrema destra. In questi frangenti c’è poi sempre la paura che sia un nuovo fendente dei tagliatori di teste. Ma se la pista «tedesca» sarà confermata non dovrà essere accolta con un sospiro di sollievo. Sarebbe un errore. Perché sempre più di frequente semplici individui, scollegati da movimenti, ricorrono a metodi terroristi­ci. Emulazione e imitazione innescano i «folli» portandoli ad azioni spettacola­ri nel cuore di una città europea. Una riproduzio­ne di quanto ha fatto lo Stato Islamico, con effetti devastanti. E sappiamo che il Califfato, nonostante la fase di difficoltà, conserva intatta la capacità di istigare massacri come quello di Nizza e Berlino. Le autorità europee hanno messo in conto nuove operazioni con i veicoli sulla folla. Ora le forze di sicurezza rischiano di trovarsi davanti ad una minaccia raddoppiat­a quanto imprevedib­ile. L’assalto in Germania si inserisce infatti in un quadro più generale, dove aspetti diversi possono confonders­i o sovrappors­i. La tattica del mezzo ariete è ormai nota, usata dai palestines­i e dagli islamisti, ma anche da xenofobi e da persone mosse da ragioni personali. Tutti ricordano il massacro

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(Dpa) I soccorsi Un ferito portato via sulla barella a Münster

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