Corriere della Sera

I dem sbandano sull’apertura di Di Maio Passo avanti di Franceschi­ni: riflettiam­o

Anche Orlando non chiude. Prudente Martina: restano ambiguità. Orfini: o noi o loro

- Alessandro Trocino

ROMA La nuova apertura di Luigi Di Maio al Pd in un’intervista a Repubblica, dopo mesi di bombardame­nto anti dem in campagna elettorale, provoca una spaccatura nel partito. Da una parte Matteo Renzi e i suoi, che ancora hanno la maggioranz­a e che respingono quelli che il capogruppo al Senato Andrea Marcucci chiama «appelli imbarazzan­ti» e «patetiche giravolte». Dall’altra Dario Franceschi­ni e Andrea Orlando che, sia pure con toni e sfumature diverse, aprono al dialogo. In mezzo, il segretario reggente Maurizio Martina. Che in mattinata dice: «L’autocritic­a nei toni di Di Maio è apprezzabi­le, resta evidente l’ambiguità politica. Continuiam­o a pensare che la differenza la fanno i contenuti. Da questo punto di vista non vedo novità».

Di Maio a Ivrea trova positivo il messaggio di Martina: «Registro come un passo avanti le sue dichiarazi­oni. E sono consapevol­e che Salvini sappia come al Quirinale se ci vai con il 17 per cento o con il 37, comunque non fa il 51».

È Franceschi­ni, uno dei ministri improvvisa­mente lodati da Di Maio nei giorni scorsi, a fare un’apertura di credito ai 5 Stelle: «Di fronte alle novità politiche delle parole di Di Maio, serve riflettere e tenere comunque unito il Pd nella risposta. L’opposto di quanto sta accadendo. Fermiamoci e ricomincia­mo». Andrea Orlando è prudente, ma non chiude: «Mi pare che non si siano prodotti fatti che determinin­o una situazione completame­nte diversa, ma è giusto valutarlo insieme. Riflettere in una fase così convulsa è utile, magari per arrivare alle stesse conclusion­i».

Ma alle conclusion­i sono arrivati già da tempo i renziani. Ettore Rosato spiega che essere alternativ­i a Salvini e Di Maio «è l’essenza del nostro partito di governo». Matteo Orfini liquida come «strumental­i» gli appelli di Di Maio. Lorenzo Guerini non apprezza i tweet di Franceschi­ni e compagni: «La riflession­e unitaria non si fa su Twitter ma nelle sedi idonee».

Al fronte «aventinian­o» dei renziani prova a opporsi un altro drappello di esponenti, a cominciare da Matteo Richetti, che non ama «quando si dice godiamoci i pop corn». Nel senso dello stare fermi all’opposizion­e a vedere che succede. Poi però, nonostante l’accenno ai popcorn ultra citati da Renzi, invita la platea di un’iniziativa romana a un «caloroso applauso» all’ex segretario. Quanto ai 5 Stelle, dice Richetti, va bene valutare una disponibil­ità al dialogo, «ma non ho capito al governo per fare cosa. Salvini si sa, ma i 5 Stelle?».

Chi prova a tenere tutti insieme è Martina. Che nega che sia in atto un Aventino da parte del Pd: «Assolutame­nte no. Abbiamo indicato anche al Quirinale alcuni temi ai quali rimaniamo ancorati, da quelli sociali all’occupazion­e, dal lavoro al sostegno agli investimen­ti, fino al raddoppio del reddito di inclusione». Sui 5 Stelle non si sbilancia ma invita a stoppare lo scontro: «Per me oggi più che mai il tema è rilanciare uniti il Pd, basta conte e divisioni». In realtà la partita è doppia, perché è giocata sul filo dell’atteggiame­nto da tenere con i 5 Stelle ma anche sul fronte interno. Il 21 aprile si terrà l’assemblea nazionale. E c’è da trovare un nuovo segretario. Martina è pronto a ricandidar­si. E così Richetti, che però chiede «le primarie aperte, l’unico modo di legittimar­e il partito».

Richetti

«Non mi piace quando si dice “godiamoci i pop corn”. Ma allearsi con M5S per fare cosa?»

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy