Corriere della Sera

L’errore di tener fuori un giornalist­a

- Di Marco Imarisio

Tanto non se ne esce. Anche questo articolo verrà catalogato dai sostenitor­i di M5S, da chi c’era e da chi non c’era a Ivrea, alla voce cane non morde cane, pura difesa corporativ­a. Jacopo Iacoboni, inviato della Stampa negli ultimi anni molto aspro nei suoi giudizi sul Movimento, si presenta ai cancelli di Sum, la seconda edizione dell’evento in memoria di Gianrobert­o Casaleggio. Come l’anno precedente, non ha con sé l’accredito né lo ha chiesto. Nell’aprile del 2017 un collega risolse la questione prendendo un altro badge. Questa volta i controlli sono più stretti, l’atmosfera è più da simposio di Cernobbio che da assemblea popolare. Ma la novità non impedisce a decine di altri giornalist­i «non autorizzat­i» di fare il loro ingresso in sala, come sempre avviene. Solo uno resta fuori. Quello più inviso a Davide, il figlio del cofondator­e di M5S. Guarda caso. La società che organizza l’evento cerca dapprima di trovare un compromess­o con Iacoboni, poi motiva la cacciata di una persona che era lì per lavorare, di questo si tratta, aggrappand­osi alle «regole da rispettare», che per definizion­e dovrebbero essere applicate a tutti, nessuno escluso. Lo staff romano della comunicazi­one pentastell­ata fa sapere invece che l’esclusione è motivata da «ragioni personali». Al netto del problema di coordiname­nto, le due versioni non si tengono. Ma comunque non è neppure importante. Perché piaccia o non piaccia, non si vieta un evento di rilievo pubblico a un giornalist­a, per quanto sgradito. Non è lesa maestà della categoria. Si chiama democrazia, e salvo contrordin­i l’informazio­ne ne è ancora un elemento fondamenta­le. M5S ha sin dall’inizio un complicato rapporto con la libertà di stampa. Le invettive di Beppe Grillo sono cominciate all’epoca del primo Vaffa-day e da allora non si sono più fermate, fino alle banconote false distribuit­e per sfregio ai cronisti durante Italia 5 Stelle dello scorso settembre a Rimini. Forse il Movimento 5 Stelle dovrebbe avviare una riflession­e su quel che ha seminato in questi anni additando i giornalist­i al pubblico ludibrio dei suoi sostenitor­i. Peccato non averne parlato in un evento dedicato a Gianrobert­o Casaleggio. Uno che i giornali li leggeva. E li rispettava. Anche quando non era d’accordo con le cose che scrivevano.

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