Corriere della Sera

Flick: «Basta con i veti, contano i programmi Io al governo? Irrealisti­co Ma se chiamano ci sono»

L’ex ministro e l’ipotesi di governo del Colle

- di Virginia Piccolillo

Il nome di Giovanni Maria ROMA Flick, ex ministro della Giustizia nel governo Prodi e presidente emerito della Consulta che ha appena terminato il libro Elogio della Costituzio­ne, rimbalza nei retroscena sul rebus di Palazzo Chigi come possibile capo di un governo del Quirinale.

È stato le ha contattato? chiesto qualcosa? Qualcuno

«Il mio portiere. Mi ha chiesto: “Come vanno le cose?”». Nessun segnale dal Colle?

«Non mi ha chiamato nessuno».

Non si sarà arrabbiato anche lei perché è nel toto premier?

«Anzi. Non mi dispiace che qualcuno apprezzi il mio senso di equilibrio. Anche se non

mi pare abbia a che fare con i problemi di questi giorni». Se glielo chiedesser­o, accettereb­be?

«Mi sembra un periodo ipotetico del terzo tipo: quello dell’irrealtà». Ma se la cercassero?

«Sono qui alla finestra. Chi mi cercasse dovrebbe darmi il tempo di scendere e dirmi cosa vuole. In ogni caso l’unico che ha il diritto e il dovere, è il presidente della Repubblica che, giustament­e, la Costituzio­ne ha posto al di fuori dello

scontro politico». Uno scontro che ora sembra insanabile.

«Ma no. Forse si confonde il momento istituzion­ale con quello politico. Non si deve fare questo errore. È già stato fatto con il referendum del 2016 e non è andata bene, mi pare». E dunque?

«Sento parlare molto di persone e coalizioni e poco di programmi. Le elezioni sono finite, chi ha vinto ha vinto, chi ha perso ha perso (anche

d Sono un cittadino impegnato a difendere la Carta Penso che basti applicarla d

Il governo? Sono ottimista, ci vuole calma. Bisogna lasciar depositare

se non del tutto, Ma questo è un altro discorso)». E ora?

«Io sono un cittadino prestato per un certo periodo alla politica e poi, soprattutt­o, impegnato a difendere la Costituzio­ne. E penso che basti applicarla». Non è impossibil­e?

«Una divisione tripartita c’è già stata nella storia. In un momento forse più complicato di quello attuale: una guerra perduta e una quasi guerra civile. Ma quei tre schieramen­ti, molto diversi, in un anno e mezzo (il tempo in cui ora non parte un cantiere) hanno scritto la Costituzio­ne».

È ottimista. Perché?

«Ci vuole calma. Bisogna lasciar depositare. Ma l’automatism­o dei veti finirà».

Lei è tra i premier papabili perché ritenuto in avviciname­nto ai M5S. È così?

«Dovevo essere nel board culturale del Comune di Roma, non ancora partito. Ho accettato il progetto bellissimo di portare la Costituzio­ne nelle scuole; per discutere le regole della Casa comune bisogna ripartire dai ragazzi. Ho dato la mia disponibil­ità non ai grillini, come mi rimprovera­no dal Pd, ma al sindaco di Roma». Nel Pd molti hanno preclusion­i verso i M5S. Lei?

«Qualcuno ricorda un po’ il bambino sul campo di calcio che o gioca o porta via il pallone. Io non so giocare. E non ho preconcett­i verso nessuno».

Nemmeno della Lega?

«Nessuno. Valuto la gente per quello che dice e soprattutt­o fa».

Come vede l’ipotesi di un governo solo per fare la legge elettorale?

«Ho l’impression­e che fare una legge elettorale in fretta e furia non sia una cosa positiva, lo abbiamo visto con il Rosatellum. Non vorrei che, continuand­o a perseverar­e, dovessimo vederlo anche con un Diabolicum».

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy