Il Vaticano arresta monsignor Capella
CITTÀ DEL VATICANO Ieri in mattinata un monsignore è stato arrestato dalla Gendarmeria vaticana per possesso di materiale pedopornografico: si chiama Carlo Alberto Capella, è di origini emiliane, ha 50 anni, appartiene al clero di Milano. Fino all’agosto scorso lavorava alla Nunziatura di Washington dov’era «secondo segretario». Il comunicato vaticano informa che il monsignore è «detenuto in una cella della caserma del Corpo della Gendarmeria». Tra i tanti scandali sessuali che da decenni colpiscono il clero cattolico, questo è il secondo caso che porta all’arresto di un diplomatico in abito talare e alla sua detenzione in Vaticano: il primo fu quello del nunzio polacco Józef Wesołowski che fu incarcerato, processato e condannato in Vaticano per il delitto di pedofilia e che in Vaticano morì «per cause naturali» nel 2015. Come per il nunzio, anche stavolta la denuncia del reato e la prima
investigazione sono avvenute fuori dal Vaticano: nel caso del nunzio, nella Repubblica Dominicana; per il monsignore milanese, tra gli Stati Uniti e il Canada. La magistratura vaticana ha avviato la sua indagine lo scorso settembre, dopo che gli Usa avevano segnalato il possibile reato il 21 giugno scorso e dopo che il monsignore era stato fatto rientrare in Vaticano in agosto. A fine settembre si era poi saputo che il monsignore era destinatario di un ordine di arresto anche da parte delle autorità canadesi per «detenzione e diffusione di materiale pedopornografico». L’inchiesta era stata condotta sui siti internet dai quali il monsignore aveva scaricato materiale pedopornografico mentre visitava un luogo di culto a Windsor in Ontario tra il 24 e il 27 dicembre 2016. La nota diffusa dalla Santa Sede con la quale annunciava ieri l’arresto di Carlo Alberto Capella precisava che esso era stato deciso «sulla base dell’articolo 10, commi 3 e 5, della legge VIII del 2013». È una legge di revisione del codice penale vaticano preparata sotto Benedetto e approvata da Papa Francesco.