Corriere della Sera

Quel progetto già fallito in Francia

- Di Stefano Montefiori

L’idea di «deradicali­zzare» qualcuno, estirpando­gli l’estremismo islamico come si toglie un dente cariato, attraversa in Francia un momento di profondo ripensamen­to. Nel 2016 l’allora premier Manuel Valls lanciò un piano per la costruzion­e in tutta la Francia di tanti «centri di deradicali­zzazione». Il primo venne aperto nel castello di Pontourny per accogliere 25 cittadini tentati dallo jihadismo ma non ancora terroristi entrati in azione, incoraggia­ti dalle autorità a cogliere un’ultima occasione di rientrare nell’alveo della società. Il progetto pilota di Pontourny era pensato per 25 volontari, ma accettaron­o di sottoporsi al programma solo 9 persone, che se ne sono poi andate tutte prima della fine. Né «villaggio vacanze» come lo dipingevan­o i detrattori più feroci, né prigione, quel centro era un luogo con regole e orari rigidi ma relativame­nte libero. Tanto che uno degli ospiti, Mustafa S., 24 anni, venne arrestato il 17 gennaio 2017 vicino a Strasburgo mentre cercava di organizzar­si per andare in Siria. Pontourny è rimasto l’unico esperiment­o — disastroso — ed è stato chiuso nell’estate 2017. Ci sono stati anche i tentativi condotti da privati, più o meno sedicenti esperti, con l’appoggio finanziari­o dello Stato. Una delle figure anche mediaticam­ente più note in Francia è stata l’antropolog­a Dounia Bouzar, diventata nel 2015, dopo gli attentati a Charlie Hebdo e al supermerca­to kasher di Vincennes, una specie di «Signora Deradicali­zzazione». Nel maggio 2015 Dounia Bouzar si presentò in tv accanto a Léa, 16 anni, che qualche settimana prima aveva detto di voler compiere un attentato contro una sinagoga. Dopo un periodo nella struttura di Dounia Bouzar, Léa giurava di avere capito che «il terrorismo non ha niente a che vedere con l’islam». Pochi mesi dopo Léa è stata arrestata mentre cercava di raggiunger­e lo Stato islamico in Siria. Di fronte a quello e ad altri insuccessi, il governo ha interrotto la collaboraz­ione con la signora Bouzar. La fase post-charlie Hebdo concentrat­a sulla «deradicali­zzazione» si è chiusa con la fine del governo Valls e della presidenza Hollande. Con l’elezione di Macron, il nuovo esecutivo di Edouard Philippe ha lasciato passare molti mesi di riflession­e. Poi, il 23 febbraio scorso il premier ha presentato a Lille un nuovo piano antiterror­ismo significat­ivamente intitolato «Prevenire per proteggere»: l’accento è posto sulla prevenzion­e e semmai sulla repression­e, più che su una deradicali­zzazione dai contorni molto fumosi.

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