Quel progetto già fallito in Francia
L’idea di «deradicalizzare» qualcuno, estirpandogli l’estremismo islamico come si toglie un dente cariato, attraversa in Francia un momento di profondo ripensamento. Nel 2016 l’allora premier Manuel Valls lanciò un piano per la costruzione in tutta la Francia di tanti «centri di deradicalizzazione». Il primo venne aperto nel castello di Pontourny per accogliere 25 cittadini tentati dallo jihadismo ma non ancora terroristi entrati in azione, incoraggiati dalle autorità a cogliere un’ultima occasione di rientrare nell’alveo della società. Il progetto pilota di Pontourny era pensato per 25 volontari, ma accettarono di sottoporsi al programma solo 9 persone, che se ne sono poi andate tutte prima della fine. Né «villaggio vacanze» come lo dipingevano i detrattori più feroci, né prigione, quel centro era un luogo con regole e orari rigidi ma relativamente libero. Tanto che uno degli ospiti, Mustafa S., 24 anni, venne arrestato il 17 gennaio 2017 vicino a Strasburgo mentre cercava di organizzarsi per andare in Siria. Pontourny è rimasto l’unico esperimento — disastroso — ed è stato chiuso nell’estate 2017. Ci sono stati anche i tentativi condotti da privati, più o meno sedicenti esperti, con l’appoggio finanziario dello Stato. Una delle figure anche mediaticamente più note in Francia è stata l’antropologa Dounia Bouzar, diventata nel 2015, dopo gli attentati a Charlie Hebdo e al supermercato kasher di Vincennes, una specie di «Signora Deradicalizzazione». Nel maggio 2015 Dounia Bouzar si presentò in tv accanto a Léa, 16 anni, che qualche settimana prima aveva detto di voler compiere un attentato contro una sinagoga. Dopo un periodo nella struttura di Dounia Bouzar, Léa giurava di avere capito che «il terrorismo non ha niente a che vedere con l’islam». Pochi mesi dopo Léa è stata arrestata mentre cercava di raggiungere lo Stato islamico in Siria. Di fronte a quello e ad altri insuccessi, il governo ha interrotto la collaborazione con la signora Bouzar. La fase post-charlie Hebdo concentrata sulla «deradicalizzazione» si è chiusa con la fine del governo Valls e della presidenza Hollande. Con l’elezione di Macron, il nuovo esecutivo di Edouard Philippe ha lasciato passare molti mesi di riflessione. Poi, il 23 febbraio scorso il premier ha presentato a Lille un nuovo piano antiterrorismo significativamente intitolato «Prevenire per proteggere»: l’accento è posto sulla prevenzione e semmai sulla repressione, più che su una deradicalizzazione dai contorni molto fumosi.