«Su quel treno troppe incomprensioni e offese»
Sono su una carrozza di testa della linea Milano–verona. A Brescia sale un gruppo di ragazzi neri dell’africa subsahariana. Fra loro c’è una ragazza. Sono chiassosi e un po’ irriverenti e si accomodano tutti nei posti a ridosso del locomotore. Arriva un controllore che chiede in modo aggressivo e arrogante il biglietto a uno di questi ragazzi che però era appartato (forse non faceva parte del gruppo). Questi mostra il biglietto, mentre gli altri si agitano: è evidente che non tutti hanno pagato. Il controllore si scaglia verso di loro, ignorando noi «bianchi». Quattro ragazzi vanno verso l’interno della carrozza, ma lui li segue e li fa scendere con metodi sbrigativi. Restano seduti un ragazzo con l’unica ragazza: lui ha il biglietto, lei no. Sono 6,40 euro; il ragazzo si offre di pagare, ma ha solo 6 euro. Il controllore rimane imbronciato e brusco, ma riceve l’importo ridotto e stacca il biglietto: è evidente che la differenza è a carico suo. A quel punto si rivolge a noi italici, in maniera urbana e gentile. Ho osservato la scena e so solo dire che pago io i 40 centesimi mancanti, ricevendo una stretta di mano dal ragazzo di colore e una mezza giustificazione dal controllore. Considerazioni. Deve essere dura e snervante 1) fare il controllore, 2) non avere di che pagare il biglietto, 3) pagare il biglietto, ma essere maltrattati perché qualcuno simile a te non lo fa. Lo so bene io, che mi arrabbio quando all’estero, saputo che sono italiano, vengo apostrofato con «mafia».