La conta dei voti, l’assemblea-bis per il consiglio Duello tra i soci
È una partita, quella sul futuro di Tim, che si giocherà sul filo della governance, in cui ogni singola azione rischia di pesare come un macigno nel riassetto societario. Tre gli appuntamenti fondamentali che disegneranno quella che potrebbe essere una piccola rivoluzione. Si comincia domani con la riunione del consiglio di amministrazione, data ultima per la presentazione delle liste di candidati per l’assemblea dei soci, e per la pubblicazione dell’ordine del giorno dell’assemblea del 24 aprile, vero e proprio d-day del gruppo. È in quell’occasione infatti che si capirà quale dei due fronti azionari che ormai definiscono il capitale di Tim prenderà il sopravvento. Da un parte c’è Vivendi con il 24% , dall’altra il fondo Usa Elliott che potrebbe essere vicino alla quota del 10% e la Cassa depositi e prestiti intenzionata ad arrivare al 5% di Tim entro il 13 aprile.
In questo contesto è utile ricordare che il titolo Telecom è arrivato venerdì a scambiare l’1,7% del capitale. Un piccolo riassetto insomma che farà pesare da una parte o dall’altra quei milioni di azioni passati di mano. Il nodo rimane lo stesso: rieleggere il board, dopo che i consiglieri dei francesi si sono dimessi facendo decadere il consiglio, dimissioni che saranno valide proprio dal 24 aprile. I sindaci ne hanno chiesto la revoca e a questo punto le ipotesi sono due. O passa la linea del fondo Elliott che vorrebbe sostituirli con consiglieri indipendenti; oppure quella di Vivendi che in caso di revoca, considererebbe decaduto tutto il board. Cdp, con i suoi voti, sarà l’ago della bilancia che farà pendere le sorti del board verso il fronte anti Bolloré. Decisiva la scadenza di domani per la presentazione delle liste. Assogestioni la presenterà? In caso contrario Elliot potrebbe essere avvantaggiato. Se il 24 quindi verrà rinnovata la maggioranza del board consegnandolo all’asse ElliottCdp, l’assise del terzo e ultimo appuntamento fissato per il 4 maggio (in agenda ci sarebbe il rinnovo del cda con il voto di lista) non sarà più necessaria. Nulla però deve essere dato per scontato. A fare la differenza saranno anche gli investitori istituzionali che rappresentano il 3,78% di Tim. E tutto si giocherà su un delicato conteggio.